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Tra danza, teatro e performance, le Grazie firmate da Silvia Gribaudi

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Chi sarebbero oggi le Tre Grazie? Cosa significa Grazia? Come e in quanti modi si può esprimere e interpretare la Grazia? 

Graces è una performance ispirata alla scultura e al concetto di bellezza e natura che Antonio Canova realizzò tra il 1812 e il 1817. L’ispirazione è mitologica. Le 3 figlie di Zeus (Aglaia, Eufrosine e Talia) erano creature divine che diffondevano splendore, gioia e prosperità. 

Incontriamo Silvia Gribaudi, artista, coreografa e regista torinese, alla Nid platform di Reggio Emilia alla vigilia di una replica della sua nuova creazione in bilico tra coreografia, performance e teatro. 

Silvia la tua poetica è ormai sulla bocca di tutti, come pensi di aver dato un nuovo accento alla danza italiana? 

Bella domanda che nessuno mi ha mai fatto e quindi in effetti mi spiazza… Non ci ho mai riflettuto. Quanto alla danza italiana so che mi conoscono gli addetti ai lavori e so che in molti spettatori hanno visto i miei lavori ma immagino anche come il nostro ambiente non incida molto sulla società e che la danza, specie in Italia, rimane un po’ di nicchia. Sono comunque sicura che il passaparola sia importante come sia importante la concentrazione su quello che faccio perché quello che porto nelle mie performance ha una sua precisa identità. Ho iniziato proprio lavorando sul tempo dell’ironia, magari in modo diverso, ma sul solco di coreografi come Roberto Castello e Giorgio Rossi di Sosta Palmizi.

Quindi se le persone sono incuriosite e ne parlano mi fa piacere, anzi non posso che esserne soddisfatta.

Come sei riuscita ad emergere ugualmente proponendo una cifra stilistica così differente dallo status attuale, chi ti ha aiutato in tal senso?

Grazie a tante persone che ho conosciuto durante il mio percorso e che mi hanno aiutato e mi hanno sostenuta nella mia ricerca. In primis Opera Estate Festival e il Festival di Castiglioncello con cui prosegue una certa continuità professionale sin dal 2009, il Network Anticorpi con la sua vetrina e la Giovane danza d’Autore che sono una rete molto attiva in tutta Italia. 

Diverse sono state le collaborazioni attivate per ogni produzione: R.osa è uscito ad esempio con il sostegno de La corte ospitale e del Festival di Sant Arcangelo e sempre il Festival di Sant Arcangelo ha sostenuto anche Graces. 

Ora la cosa più difficile che riscontro in Italia è quando inizi a sognare produzioni più grandi, con più danzatori in scena, e fai più fatica a trovare le risorse. Bisogna sicuramente migliorare questo aspetto. 

 

In Graces parli della bellezza, in che modo la rappresentate in scena?

Il lavoro è ispirato alla statua delle tre grazie del Canova che vengono rappresentate da diversi quadri che mettono in scena la rappresentazione di ciò che per noi è bello. Ho messo in scena alcuni stereotipi della danza anche attraverso il neoclassico che è divertente da danzare ed è una continua sorpresa. 

Credo che tutto quello che sia ritenuto bello non lo deve essere perché oggettivamente accolto come tale e per questo nello spettacolo c’è una mia riflessione, un modo per dire la mia su cose su cui non sono d’accordo.

 

Perché gli uomini in scena?

C’era un’urgenza e una necessità vera di lavorare con altre forme fisiche diverse dal femminile. I danzatori li ho scelti conoscendoli, sentendoli liberi di esprimersi, con il piacere dello stare in scena in maniera semplice e con umanità, ho cercato i movimenti che valorizzano il corpo dei perfomer che ho davanti e li ho scelti seguendo questa ottica.

 

E le tre grazie sono loro? E tu cosa rappresenti?

Si sono loro, ma a volte sono anche io. Nello spettacolo tutto può cambiare e mutare. Io in scena sono la coreografa, una sorta di Canova che può anche invertire l’ordine. Chi rimane è l’opera? Mi chiedo anche chi sono io veramente? Cambio ruolo? 

Nello spettacolo però siamo sempre quasi tutti in scena perché dialoghiamo in una continua ricerca di quello che siamo e rappresentiamo.

 

E con il pubblico che rapporto hai? 

Ogni replica lo ascolto in modo diverso il pubblico e cerco con lui un rapporto comico molto forte e riuscito, a volte lo sento più vicino, altre volte lo sento più distante. Nei miei lavori, e sempre di più con questo, il rapporto con il pubblico è cercato e non è accessorio. Mi chiedo sempre in che modo possiamo animare il pubblico facendolo ridere ma con una riflessione: il valore del ridere esilarante e nello stesso tempo di riflessione è un punto di incontro tra ridere ed essere arrabbiati, ribelli.

 

Continua ancora il tuo lavoro sulle parti molli e grasse? E credi ancora che qualsiasi forma fisica possa danzare?

Le parti grassi sono quelle parti che quando cammini hanno una loro danza, quelle parti che prendono un movimento da un’unica spinta e che tutti noi sperimentiamo, la maggior parte di noi spesso lo sperimenta proprio ad esempio con l’avanzare dell’età. 

Il mio lavoro parte sempre da qui, questi sono punti di forza che rimangono come dati di fatto ma il mio lavoro si sta trasformando. Dato che ho dato tanto spazio a questi pilastri, ora parlo di altro anche se il mio corpo continua a parla di me e delle mie precedenti riflessioni. Ora mi concentro di più sul tipo di drammaturgia, di come cerchiamo le strategie e di cosa significa di mettersi in scena di fronte ad un pubblico nuovo in ogni replica e ogni volta che mettiamo in scena lo spettacolo acquisiamo sensibilità nei confronti del pubblico e cerco di attivare nuove strategie che catturino lo spettatore all’interno di una costruzione coreografica e drammaturgica comica.

 


 

Graces

coreografie Silvia Gribaudi; 

drammaturgia Silvia Gribaudi e Matteo Maffesanti; con Silvia Gribaudi, Siro Guglielmi, Matteo Marchesi e Andrea Rampazzo; 

produzione Zebra coproduzione  Santarcangelo dei teatri. 

 

Progetto vincitore dell’azione CollaborAction#4 2018/2019 e sostenuto da ResiDanceXL 2018 azione Network Anticorpi XL coordinato da L’ Arboreto _Teatro Dimora Mondaino, IntercettAzioni Centro residenze Lombardia e ARTEFICI - Artisti Associati Gorizia.

 

Lo spettacolo sarà in tour per tutta la stagione teatrale 2019/2020, le prossime date:

18/01/20 Teatro delle Briciole, Parma 

30/01/20 Teatro Titano, San Marino 

21/02/20 Festival Danza in Rete, Vicenza

28/03/20 + de genres festival, KLAP Maison Pour la Danse, Marsiglia

02/03/20 Teatro Camploy, Verona

03/04/20 Teatro Filarmonico, Piove di Sacco (Pd)

04/04/20 Teatro Zeppilli, Pieve di cento, (Bo) 

09/04/20 Belgrade Dance Festival, Serbia 

24/04/20 Festival Prospettiva Danza, Padova

30/04/20 DAB Festival, Bari

02/05/20 Teatro comunale di Novoli (Le) 

09/05/20 Orlando Festival, Bergamo 

20/05/20, Interplay Festival, Torino

 

Tutte le informazioni del tour su: 

www.silviagribaudi.com/tour-2019-may 

 


 

 

© Expression Dance Magazine - Dicembre 2019

 

 

 

Lester Horton e la sua Tecnica dalle linee nette e chiare

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Lester Horton fu un importante pioniere della danza moderna, un genio del teatro. Oltre ad essere un grande coreografo, fu un costumista, un pittore. Un uomo incredibile. Una volta entrato nel suo mondo, sei entrato in un ambiente completamente creativo: gente di tutti i colori, musica di tutte le nazioni.

Lester Horton nacque in una famiglia della classe operaia a Indianapolis il 23 gennaio 1906. Da bambino e adolescente fu affascinato dalle danze indiane, dalla pittura e dal costume. Nel 1922, all’età di sedici anni, vide la sua prima esibizione di Danza professionale. I danzatori della Denishawn, diretti da Ruth St. Denis e Ted Shawn, erano andati a Indianapolis, presentando versioni modernizzate di danze indiane (Americane ed Asiatiche), giapponesi, siamesi e giavanesi. I costumi colorati e i movimenti esotici affascinarono Horton, seducendolo nella decisione di diventare un ballerino. Iniziò così a studiare danza classica e danza moderna.

Si trasferì temporaneamente a Chicago e studiò danza classica con Adolf Bolm alla Pavley-Oukrainsky School, ma era insoddisfatto della rigidità di questa disciplina. 

Nel 1926 tornò in Indiana coreografando danze rituali indiane per l’Indianapolis Little Theatre.

Nel 1929 fu invitato in California per unirsi alla Michio Ito’s Company che produsse lo spettacolo “Plays for Dancers”. Fu qui che Horton imparò l’uso organico degli oggetti di scena, che in seguito sarebbero diventati parte integrante della sua stessa coreografia. Rimase poi in California per il resto della sua vita. 

Divenne famoso sulla Costa Occidentale come il coreografo di oltre quaranta coreografie, otto film e numerosi spettacoli di Night Club. Nel 1946 fondò la sua scuola e la sua compagnia “Dance Theater” in un piccolo studio sulla Melrose Avenue a Hollywood, California. La troupe di Horton fu una delle prime nel paese a ospitare una compagnia interrazziale di ballerini.  Lester fu piuttosto rivoluzionario fu il primo ad avere una compagnia con due primi ballerini neri. Ma essere sulla West Coast aiutava. C’erano molte persone nere, asiatiche e messicane a Los Angeles, perciò l’idea della fusione tra razze era radicata. Martha Graham dirigeva una compagnia interrazziale sulla East Coast, anche se non quanto quella di Lester. Lester era all’avanguardia, e faceva ciò che era necessario: si rendeva conto che doveva usare i danzatori migliori a prescindere dal loro colore. 

Gli audaci esperimenti di Horton con le tecniche di Danza Moderna interessarono nuovi spettatori e molti studenti. I suoi allievi erano una lega di culture e nazioni, messicani, giapponesi, spagnoli, neri e bianchi. Horton esigeva molto dai suoi ballerini. Richiedeva lo studio della Danza Classica, insegnava loro a leggere la musica, cucire, lavorare con le luci, creare scenografie e oggetti di scena. La compagnia lavorava insieme come una “famiglia” per mantenere il teatro. Trascorrevano ore senza paga dirigendo lo studio, insegnando classi, gestendo la pubblicità e partecipando praticamente a tutti gli aspetti della produzione, del design e dell’esecuzione.

Horton era il responsabile delle coreografie ma tutti i suoi danzatori condividevano le responsabilità per quanto riguardava il fare ricerca sul contenuto dei nuovi balletti che lui concepiva. Quando si progettava un balletto su una particolare cultura, si studiavano l’arte, la musica, la storia e le danze tradizionali di quel popolo. Era risaputo e accettato che i membri della compagnia avrebbero dovuto adempiere a compiti di ricerca e condividere quello che avevano scoperto nella riunione successiva. Questo lavoro non aveva lo scopo di influenzare direttamente la coreografia di Horton, ma piuttosto di dare ai danzatori un sistema di riferimento entro il quale costruire la caratterizzazione.

Horton creò una delle principali tecniche di danza moderna codificata rinomata per la forza, l’allungamento e il rafforzamento del corpo umano preparandolo al suo uso come strumento di danza espressiva. Con questa Tecnica ogni muscolo del corpo è allungato e ogni sezione del corpo è isolata. “Ci sono esercizi per le dita, i polsi, le spalle, per gli occhi, per il collo, per il busto e per le braccia, questi derivavano dal suo amore per il teatro orientale” afferma una sua ex danzatrice Bella Lewitzky. 

La Tecnica Horton non è limitata al concetto di uno o due movimenti e del contrasto tra di essi. La Tecnica è dinamica e drammatica, sviluppa sia la forza che la flessibilità, e lavora con un’energia costantemente in movimento. L’obiettivo principale di molte classi per principianti è creare allungamento nella colonna vertebrale e nei tendini dei polpacci. In tutti i livelli c’è anche enfasi sullo sviluppo della musicalità e delle qualità artistiche.

Horton era famoso per la produzione di ballerini con muscoli della coscia lunghi e magri e il basso schiena flessibile ma forte. L’uso espressivo della colonna arrotondata e arcuata è simile alla teoria del contraction and release della Tecnica Graham e così come quest’ultima e come nella Tecnica Humprey il torso è considerato l’origine di tutti i movimenti. Altri punti di partenza per il movimento erano le spalle, lo sterno, il diaframma e la cintura pelvica.

Lester sviluppò una Tecnica che ha testato la capacità del corpo di muoversi ai suoi estremi, di usare tutti i piani spaziali e livelli di movimento. I movimenti lenti erano esageratamente lenti, quelli veloci erano esageratamente rapidi e richiedevano uno sforzo e un controllo incredibile. Posizioni e braccia aperte erano predominanti, ogni parte del corpo era allungata al limite fisico. La meraviglia della Tecnica Horton è che ti porta ad esplorare ogni parte del tuo corpo, è un’esplorazione dei limiti estremi di esso e della sua anatomia. Una Tecnica dalle linee nette e chiare che la rende perfettamente accessibile anche a chi comincia a danzare, o ai non danzatori. Molti tra coloro che si formarono con Horton emersero dalla sua compagnia.  Tra questi,  Alvin Ailey, considerato il suo successore, nel 1958 fondò l’Alvin Ailey American Dance Theatre.

 

 

Bibliografia:

• M. B. Perces, A. M. Forsythe, C. Bell (1992), The Dance Technique of Lester Horton, Pennington, Princeton Book Co Pub

• Joshua Legg, (2011), Introduction To Modern Dance Techniques, Pennington, Princeton Book Co Pub

 

 


Note sull'autore:

Gianni Mancini: Docente di Tecnica della Danza Moderna e della Danza Classica presso il Liceo Coreutico e Teatrale “Germana Erba" di Torino. Docente Formatore IDA.

 

 

 

© Expression Dance Magazine - Dicembre 2019

 

 

Veronica Peparini: una donna e una passione chiamata danza

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Veronica Peparini inizia a danzare all'età di 11 anni insieme a suo fratello Giuliano il cui grande talento ha da sempre rappresentato per lei una fonte di ispirazione per  seguire e raggiungere le sue qualità tecniche. Veronica ha realmente intrapreso la sua “strada maestra” intorno ai 18 anni quando superò brillantemente le audizioni per entrare a far parte del corpo di ballo di Domenica in,  un periodo storico della televisione italiana in cui esistevano corpi di ballo formati da ballerini che possedevano solide basi di danza classica. Tuttavia la sua più importante occasione lavorativa si presenta quando Luca Tommassini la porta con sé nella tournée europea e mondiale di Kylie Minogue, a seguito della quale stabilì  per diversi anni la sua dimora a Londra. Dopo questa lunga esperienza all’estero come ballerina,  nasce in lei il desiderio di tornare in Italia dove scopre di avere un naturale talento  insegnante. Da questo momento  inizia a creare le sue prime coreografie con i suoi stessi allievi, trasformando la coreografia in una delle sue principali passioni professionali. 

 


Veronica Peparini sarà a Campus Dance Summer School a Ravenna dal 10 al 14 luglio 2020

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Veronica Peparini arriva a Ravenna dopo mesi di intenso lavoro dedicati al nuovo  programma ideato da Maria de Filippi Amici Celebrities. Cominciamo la chiacchierata dopo che Veronica ha preso un buon cappuccino che, come ha confessato in un’altra occasione, è una di quelle cose che non deve mai mancare nel suo camerino.

Veronica in che modo è cambiata la danza in Italia rispetto ai tempi in cui c’erano i corpi di ballo in televisione e il varietà andava per la maggiore?

Quel genere era molto bello e ricco ma è ormai morto. I ragazzi di oggi quando guardano un programma televisivo devono recepire più e diversi stimoli e questa necessità si riflette anche nelle coreografie: è importante  proporre qualcosa che lo coinvolga con un linguaggio sicuramente più attuale. Ecco perché, soprattutto nelle puntate serali di Amici, si propongono coreografie e pezzi di danza con messaggi che coinvolgano i giovani d'oggi a tutto tondo.

E oggi invece in che modo la danza può dare qualcosa ai giovani attraverso la televisione?

Amici è un programma longevo che va già in onda da 17 anni e io sono insegnante e coreografa della scuola dal 2013. In questi anni credo che siamo riusciti a lanciare un messaggio positivo anche concentrandoci su diversi generi e discipline per arrivare a trasmettere una vera e propria  passione.

Le possibilità che vengono date agli allievi della scuola hanno lo scopo di evocare nei giovani spettatori il sogno di essere anche loro protagonisti delle future edizioni del programma; in tal senso gli allievi di Amici diventano un punto di riferimento costante, una possibilità, una speranza. Per questo e per molti altri fattori, Amici è un programma che riesce ancora a dare molto, rinnovandosi ogni anno, dando nuova linfa alla presenza della danza in televisione, creando qualcosa che prima non esisteva. 

Nel tempo il programma ha incrementato la qualità dei suoi contenuti anche grazie alle coreografie create per il serale da mio fratello Giuliano; una qualità che si riflette in generale nella ricerca di in un più alto livello della danza in tutti gli altri contesti televisivi e non.

E tu come insegnante e coreografa cosa pensi di aver apportato ad Amici?

Devo dire che anche io nel mio piccolo lavoro già da tempo per portare qualcosa di nuovo grazie alla mia esperienza, lavorando con i ragazzi sempre con nuovi stimoli e nuove  coreografie. Nella creazione delle mie coreografie do' tutta me stessa con il mio bagaglio di esperienze e ad oggi aggiungo anche un mix di hip hop, e questo devo dire che mi piace molto. Le prove poi sono un momento di condivisione in cui posso mostrare il mio livello artistico per trasmetterlo in pratica ai ragazzi più desiderosi di imparare. 

A chi si vuole approcciare al mondo della danza in televisione cosa consigli? Credi sia importante partecipare ad un talent per un ragazzo del secondo millennio?

Consiglio di studiare con calma, perché oggi va tutto troppo veloce, e di studiare tutto con tutti gli insegnanti possibili, ampliando così le proprie vedute artistiche, alla ricerca della propria “strada maestra”. Il mio consiglio è di ricercarsi e di studiare sempre quelle che sono le basi; anche quando ricerchi altre cose è sempre necessaria una base solida in tutte le discipline ed è importante avere una consapevolezza del tuo stile, del tuo essere, perché da lì puoi ampliare e spaziare in altri campi.

Il corpo serve per la ricerca e l’espressione: più sviluppi qualcosa di nuovo più ti concentri su quello che sai. Ecco perché è importante studiare e carpire quanti più segreti possibili da ogni insegnante che incontri nel tuo percorso. 

Passare per il talent è sicuramente una scelta strettamente personale, tuttavia se un ragazzo decide di partecipare e frequentare la “nostra” scuola lo deve fare solo con un’ottica di miglioramento e avere la possibilità di andare in altre direzioni che ti permettono di scoprire il tuo corpo in maniera diversa. 

Negli anni Amici ha dimostrato di essere un programma di qualità sempre crescente che segue costantemente gli allievi che ne fanno parte sia nel periodo vissuto all'interno della scuola sia nel periodo che sussegue la fine del programma. Amici è una scuola a tutti gli effetti ed è un percorso serio condotto da professionisti di alto livello e di grande attualità, in cui è stata inserita anche molto ricerca, e il cui impegno è di dare un futuro ai ragazzi anche una volta conclusa l’esperienza televisiva, lontana dai riflettori.

Comunque oggi, talent o non talent, penso che si passi troppo spesso dall’essere allievo ad essere insegnante e questo non è certamente formativo perché il passaggio è decisamente troppo veloce. Nella realtà di un ballerino bisogna infatti darsi un tempo per ballare professionalmente e successivamente prepararsi ad insegnare con un proprio nuovo “modo”… se manca questo passaggio come docente non si riuscirà a lasciare nulla di consistente ai propri allievi. Esistono sicuramente le eccezioni a questa regola: si tratta delle persone che hanno un talento davvero speciale nel saper insegnare,  ma  questi sono assolutamente casi rarissimi.

Cosa pensi invece dei “soliti” detrattori nei confronti dei talent?

Che non bisogna pensare che il lavoro che si visiona durante la puntata televisiva, specie nella versione serale, si concretizzi alla singola puntata. Durante la settimana c’è un lavoro di preparazione, di “cesello” molto intenso, perché i ragazzi devono studiare anche dieci differenti coreografie a serata e spesso anche in stili diversi che non sono tanto nelle loro corde … non è così facile!

E infine… una curiosità. Come trascorri la tua “giornata tipo” quando sei coinvolta nel programma? 

Quando lavoro per Amici la mia vita è dedicata al programma televisivo dalla mattina alla sera. Crei coreografie e non riesci a fare altro, quindi l’insegnamento lo pratico solo all’interno della scuola televisiva e qualche volta con dei workshop esterni come quello ha organizzato Ida oggi, ma per questi il tempo è sempre meno.

Inoltre nei miei impegni di quest’anno si è aggiunta anche la nuovissima edizione di Amici Celebrities che è stata una bella esperienza anche se c’è stato un approccio diverso da quello che applico con i consueti allievi. Le “celebrità” sono state brave a mettersi in gioco.

Ho osservato Veronica Peparini insegnare realmente “ la passione”, quella stessa passione  che già mi aveva espresso attraverso le sue parole e che si evince dai suoi occhi vividi mentre spiega  ai ragazzi e dispensa loro consigli preziosissimi. Tra le tante pillole di crescita professionale gli ha spiegato che, oggi più che mai, bisogna differenziarsi e che ci sono milioni di cose da condividere oggi, ma solo alcune di queste sono possibili: è la musica che fa muovere il corpo e solo alcuni elementi sono possibili con la musica prescelta e con i movimenti coreografici che, durante il workshop IDA, ha proposto ai ragazzi. Il divenire è in mezzo e il tutto deve diventare fluido perché nella coreografia non ci sono pezzi separati, altrimenti non può essere forte e incisiva per chi la guarda: “ non bisogna farsi “mangiare” dalla coreografia, bisogna entrarci dentro. la coreografia deve diventare sempre più forte; una vera e propria storia in modo  fluido crea e racconta la diversità!”.

Saluto Veronica e penso alla sua umiltà quando ammira una lezione di hip hop dei suoi piccoli ballerini e ancora quando rimane in ultima fila insieme a loro per scaldarsi e provare una nuova coreografia. Da quella sera non l’ho più vista solo come un “personaggio televisivo”, una famosa coreografa e una insegnante appassionata, diretta e giusta, ma soprattutto come una donna, una di noi, con un lavoro che ama e porta avanti con una passione viscerale, un amore accanto (che ormai non è più una sorpresa) e una vita familiare con due figli da gestire tra mille impegni.

 

 

 

© Expression Dance Magazine - Dicembre 2019

 


Veronica Peparini sarà a Campus Dance Summer School a Ravenna dal 10 al 14 luglio 2020

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SEAD Salzburg Experimental Academy of Dance torna all'IDA per l'unica data italiana per una nuova audizione!

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SEAD Audition Sujet Chris Rogl 2019 v1IDA è orgogliosa di ospitare ancora una volta nelle storiche aule del Centro Studi La Torre di Ravenna (via Paolo Costa 2) le audizioni della Salzburg Experimental Academy of Dance - SEAD per l'anno 2020.

Unica tappa italiana del Centro di formazione austriaco per danzatori e coreografi contemporanei fondato, nel 1993 da Susan Quinn, le selezioni sono in programma nel pomeriggio di sabato 25 gennaio 2020 (le registrazioni si apriranno alle 14.00 e le audizioni si svolgeranno fino alle 18.00). Per chi volesse partecipare il form di iscrizione è disponibile online sul sito della Accademia, al seguente link.

https://www.sead.at/index.php/academy/auditions/how-to-apply

E' possibile iscriversi anche sul posto a partire dalle 13.30.

 

Per ulteriori informazioni: www.sead.at oppure audition@sead.at

 

IDA invita a non perdere questa opportunità, unica in Italia, di entrare a far parte della prestigiosa Accademia austriaca e manda un grosso ‘in bocca al lupo’ a tutti gli aspiranti allievi Sead!

 

 

Foto © Chris Rogl, 2019 

 

 

 

 

Dieci punti per fare chiarezza sui compensi sportivi dilettantistici 2019/2020

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È da poco più di un mese partita una nuova stagione sportiva e tra le varie difficoltà quotidiane che i dirigenti devono fronteggiare esiste il costante quesito riservato all’inquadramento dei collaboratori sportivi dai compensi dei Soci dipendenti pubblici e dagli istruttori dei corsi, fino ai segretari che si occupano della contabilità e ai tesseramenti.

Le valutazioni e le risposte dipendono ovviamente dal caso concreto e dalla consapevolezza dei riferimenti normativi.

I dubbi e le incertezze interpretative del quadro normativo rimangono dunque irrisolti da quasi vent’anni quando - con la modifica introdotta dall’art. 37 comma I lett.c) della L. 21/11/2000 n.342 – i rimborsi, le indennità e i compensi sono stati collocati tutti, a prescindere dal loro ammontare, nel regime dei redditi diversi e pertanto esclusi da ogni onere previdenziale e contributivo, con la inevitabile conseguenza di attrarre anche quelle situazioni che per durata, complessità, caratteristiche del prestatore e ammontare del compenso, potrebbero configurare a tutti gli effetti una vera e propria prestazione lavorativa.

La direzione è sicuramente verso nuove prospettive. Il legislatore infatti è consapevole della necessità di intervenire a regolare la materia disciplinando il lavoro sportivo dilettantistico, obiettivo che non a caso occupa un posto di rilievo nella recente legge delega sullo sport, L.8 agosto 2019, n. 86 recante appunto Deleghe al Governo e altre disposizioni in materia di ordinamento sportivo, di professioni sportive nonché di semplificazione.

Il provvedimento è una legge delega che in quanto tale contiene soltanto principi e criteri direttivi – peraltro abbastanza vaghi – che potranno trovare concreta formulazione soltanto attraverso la legislazione delegata. Si dovranno dunque attendere i decreti legislativi da adottare entro agosto 2020 (dodici mesi dall’entrata in vigore della legge delega) – ammesso che il Governo rispetti il termine – per capire come nel concreto verranno definiti e disciplinati i rapporti di lavoro in ambito sportivo, sia per gli aspetti civilistici sia sotto il profilo del trattamento fiscale e previdenziale.

Per comprendere come comportarsi nel frattempo fatta la premessa e ribadito che ogni situazione va valutata in concreto, si possono qui riepilogare in un vero e proprio decalogo le condizioni per beneficiare dell’agevolazione e alcuni aspetti di rilevanza fiscale, evidenziando le situazioni più critiche, che impongono di agire con prudenza e consapevolezza, affidandosi a consulenti specialisti della materia per individuare il corretto inquadramento delle risorse umane del sodalizio alla luce delle specifiche del caso.

1. La A.S.D./S.S.D. che eroga il compenso deve essere regolarmente iscritta al Registro CONI.

2. Le prestazioni devono riferirsi esclusivamente a discipline comprese nell’elenco CONI tra quelle ammissibili al Registro.

3. Le prestazioni sportive c.d. pure comprendono gli atleti, gli allenatori, i preparatori, gli istruttori, gli arbitri e ogni altra figura anche ausiliaria, necessaria allo svolgimento degli eventi sportivi, didattici e formativi – il rapporto si formalizza di solito con lettera di incarico che deve contenere durata, oggetto della prestazione, termini e modalità di pagamento.

4. Le prestazioni amministrative-gestionali comprendono le attività di segreteria, raccolta iscrizioni, tenuta cassa e contabilità, svolte in assenza di conoscenze tecnico giuridiche collegate all’attività di lavoro autonomo esercitata abitualmente; il rapporto si deve formalizzare con contratto di collaborazione coordinata e continuativa e deve assolvere agli adempienti amministrativi previsti per tale tipologia (denuncia preventiva Unilav e Iscrizione LUL – come chiarito dall’interpello ministeriale n.22/2010)

5. Il compenso non concorre alla formazione del reddito fino alla soglia annua di euro 10.000 per percipiente e per anno solare di imposta ( ad esempio anno 2019 – non si riferisce invece alla durata dell’anno sportivo, ad esempio 2019/2020); il percipiente all’atto di ogni pagamento deve autocertificare alla a.s.d./s.s.d. di avere o meno superato la soglia di imponibilità. Sulle somme eccedenti – da euro 10.000 a euro 30.658,28 – va operata la ritenuta irpef del 23% a titolo di imposta oltre alle addizionali (regionale e comunale); dopo il superamento della seconda soglia (oltre 30.658,28), la ritenuta è a titolo d’acconto.

6. La a.s.d./s.s.d. erogante deve assolvere agli oneri del sostituto di imposta: provvedere annualmente entro il 7 marzo – o nell’eventuale diverso termine di legge – allacertificazione unica dei compensi corrisposti nell’anno precedente, anche se inferiori alla soglia di euro 10.000; provvedere, per i compensi eccedenti, alla trasmissione del modello 770 in riferimento alle somme corrisposte nel periodo di imposta precedente.

7. I dipendenti pubblici possono prestare attività in favore di a.s.d./s.s.d. all’infuori del proprio orario di lavoro e previa comunicazione all’amministrazione (art. 90 comma 23 L.289/02): non è necessaria quindi la preventiva autorizzazione; possono percepire indennità e rimborsi forfetari di spesa, ritenuti compatibili con la richiesta gratuità degli incarichi.

8. I compensi sportivi dilettantistici, in quanto redditi diversi, sono cumulabili con le indennità NASpi e il beneficiario non è tenuto a effettuarne comunicazione all’INPS (Circolare INPS, 23/11/2017); invece sono rilevanti – e quindi incidono – sul calcolo del reddito del nucleo familiare sia per l’ISEE sia per gli assegni familiari, anche se di importo inferiori alla soglia di euro 10.000.

9. NON devono riferirsi a prestazioni di lavoro subordinato: la natura del rapporto si valuta nel suo concreto svolgimento – a prescindere dal nome utilizzato dalle parti nel contratto o dall’inserimento di generiche clausole che escludono la subordinazione; è fondamentale dunque per comprovare la genuinità del rapporto che nei comportamenti posti in essere non si ravvisino i tipici indici di subordinazione (imposizione e controllo dell’orario, divieto di allontanarsi, obbligo di giustificare le assenze ecc.) che denotano l’esercizio del potere direttivo da parte del committente e che possono comportare la riqualificazione del rapporto in lavoro subordinato, con conseguente uscita dal regime agevolato dei redditi diversi, assoggettamento e oneri contributivi, previdenziali e fiscali e comminazione di pesanti sanzioni amministrative per lavoro irregolare.

10. NON devono riferirsi a prestazioni di lavoro autonomo professionale: anche se un importante filone della giurisprudenza – come detto sopra – ammette la possibilità di erogare i compensi a sportivi dilettanti che siano c.d. professionisti di fatto, rimane l’incertezza applicativa in mancanza di un intervento del legislatore; pertanto è assolutamente doveroso valutare le situazioni più critiche alla luce degli indici di professionalità solitamente contestati in sede di ispezioni e verifiche, in particolare per istruttori e addetti agli impianti (per i quali gli obblighi contributivi scattano indipendentemente dalla natura subordinata o autonoma del rapporto; diverso invece il caso degli atleti, per i quali i contributi previdenziali sono dovuti solo in presenza di un rapporto di lavoro dipendente). Tra gli indici di professionalità, il possesso di conoscenze tecniche, deve considerarsi in parte superato dopo i chiarimenti della circolare INL 1/2016, dove si specifica che la qualifica acquisita attraverso specifici corsi di formazione tenuti dalle Federazioni non rappresenta in alcun modo un requisito da solo sufficiente per ricondurre tali compensi tra i redditi da lavoro autonomo. La ripetitività, continuità e abitualità della prestazione sono insite nella natura della prestazione sportiva resa nell’ambito dello sport organizzato e non appaiono di per sé così determinanti per qualificare una prestazione professionale; tuttavia andranno valutate con estrema cautela e “ripensate” quelle situazioni caratterizzate dalla durata pluriennale, dal compenso non marginale e dall’assenza di altre posizioni reddituali che consentano al beneficiario di trarre il proprio sostentamento.

La presenza di tali elementi impone prudenzialmente di inquadrare il rapporto (autonomo) in una collaborazione coordinata e continuativa (art.2 comma II lett.d) D.Lg.vo 81/2015) o – in caso di pluricommittenza – di optare per l’esercizio di attività libera professionale da parte del collaboratore. Superfluo aggiungere che quando l’istruttore/collaboratore operi con PARTITA IVA non è più possibile riconoscergli compensi in esenzione.

Per concludere possiamo affermare che siamo ancora di fronte ad una stagione sportiva di incertezze, ma ci auspichiamo che sia anche l'ultima perché con la prossima dovrebbero arrivare i nuovi decreti delegati sulla riforma del lavoro sportivo.

Attendiamo con pazienza!  

 


 

Note sull'autore:

Biancamaria Stivanello: Avvocato del Foro di Padova

 

 

 

 

 

Il ruolo dell'insegnante di danza sulla dieta dei ballerini

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Non è certo una novità che nel micro mondo della danza circolino informazioni scorrette riguardo all’alimentazione e finché gli insegnanti continueranno a fare cattiva informazione sull’alimentazione continueremo ad avere allievi con disturbi alimentari, che si sentono inadeguati, senza le necessarie risorse energetiche per performance di qualità e con una grande probabilità di abbandono della danza o infortuni.
Da sempre la figura del danzatore, in particolar modo delle danzatrici, è stata legata ad una figura eterea, sotto peso e tendenzialmente androgina. Il grande problema deriva dal fatto che per avere quel tipo di fisicità le danzatrici sono costrette a privarsi di nutrienti fondamentali per il fabbisogno giornaliero, non tenendo conto che un danzatore è a tutti gli effetti un atleta e ha quindi un dispendio calorico ed energetico importante per far fronte al lavoro svolto.
Questo modo di pensare si è anche diffuso nelle scuole di danza ma questo è sicuramente un metodo un po’ pericoloso perché un docente non essendo medico, dietologo o nutrizionista non può impartire regimi alimentari, diete e tanto meno stabilire se un allievo sia o meno in sovrappeso.

La stragrande maggioranza degli allievi di danza sono bambini o adolescenti con un corpo in evoluzione che necessita di nutrienti per poter sviluppare tutti gli apparati in crescita, nel momento in cui vengono a mancare dei nutrienti fondamentali si possono scompensare equilibri importanti fino anche a portare a malattie del comportamento alimentare.
Va chiarito quindi che il “normo peso” non equivale a “grasso” e che il vero ruolo degli insegnanti dovrebbe essere quello di trattare questo aspetto al fine di educare all’accettazione del proprio corpo e non all’inseguimento di una fisicità differente e questo concetto dovrebbe essere promosso sia nelle scuole di danza come nelle scuole in generale.
Concludo rivolgendomi ai genitori: scegliete con cura le scuole e i maestri perché rimettere a posto la psiche di un ragazzino è cosa assai difficile e comporta anni di lavoro; mettiamo al centro il benessere degli allievi e riusciremo a combattere queste modalità di insegnamento poco consone allo sviluppo di un danzatore, che pratichi per hobby o per professione.

Emanuela Tagliavia ha ricevuto il premio per la didattica Pagine Danza

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Lo scorso 28 settembre nell’Auditorium del Conservatorio “D. Cimarosa”, con la direzione artistica di Fabrizio Esposito, è andato in scena “Pagine Danza. Spettacolo”, una produzione di De Angelis Art in collaborazione con il Conservatorio Statale di Musica “D. Cimarosa” di Avellino in onore di Emile Ardolino, regista e produttore statunitense di origini italiane.

Durante l’evento sono stati consegnati anche i premi “Pagine Danza” ed è stata premiata per la didattica Emanuela Tagliavia, insegnante, coreografa, docente e coordinatrice del Percorso IDA di Composizione coreografica.

Insieme a lei sono stati premiati anche Giuseppe Picone (direttore del Corpo di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli) per la carriera; Bill Goodson (danzatore e coreografo) per danza e televisione; Claudia D’Antonio (danzatrice del Corpo di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli) e Salvatore Manzo (danzatore del Corpo di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli) come giovani étoile e Claudio Gubitosi (direttore Giffoni Film Festival) per la diffusione del cinema.

Lo yoga a scuola: uno strumento di consapevolezza e benessere

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Si è da poco concluso a Bologna un progetto pilota che ha inserito lo yoga come materia della scuola primaria proponendo incontri finalizzati al benessere sia fisico che mentale dei bambini tramite lo svolgimento di questa attività millenaria nota per i suoi importanti benefici. Il progetto ha coinvolto, grazie ad un’idea della pedagogista e insegnante di yoga Anna Bergonizini dell’associazione Arkis e in collaborazione con il Centro Natura, quattro scuole primarie del Comune di Bologna / Quartiere Porto-Saragozza.

Ci si augura che l’iniziativa, per ora aperta a livello locale, possa coinvolgere anche altri territori e altre scuole, coinvolgendo quindi oltre che più bambini a livello regionale nazionale anche l’utilizzo di più istruttori di yoga.

Per gli istruttori di yoga Ida organizza due percorsi: uno per istruttori di yoga per adulti e uno specifico per yoga rivolto ai bambini. Entrambi i corsi sono suggeriti ad istruttori di altre discipline (danza classica, modern e contemporanea) che possono completare la loro formazione conoscendo meglio i fondamentali di questa attività.

Il corso di Insegnante di Yoga è un corso Biennale di 300 ore, a numero chiuso e prevede ogni anno 10 week-end di studio a cadenza mensile. La durata prevede indicativamente un 30% di moduli teorici e un 70% di moduli pratici e obiettivo principale del corso è formare insegnanti qualificati in grado di condurre con competenza lezioni di Hatha Yoga.

Il corso di Yoga per bambini è un innovativo strumento di lavoro utile all’insegnamento dello yoga ed è rivolto agli insegnanti di yoga e a tutti gli insegnanti che vogliano integrare la loro conoscenza e che desiderano lavorare con gruppi di bambini o genitori con i bambini.

Il percorso completo consta di tre appuntamenti:

Il sole e i suoi pianeti

Uno strumento volto a stabilire un legame e un dialogo fra genitori e bambini.


Educare all'autostima

Differenziare l'autostima dal concetto di Sé.

Osserviamo, disegniamo, modelliamo le posture di genitori e bimbi e scopriamo nuovi orizzonti

In cui si trattano temi inerenti la Dentosofia, strumento ortodontico che offre l’opportunità di considerare i denti come una sorta di zona di apprendimento e di trasformazione di noi stessi. Questa visione terapeutica considera la bocca una porta d’ingresso per agire sul corpo intero fino alla psiche.

Per informazioni sui due percorsi: 0544/34752 - danza@idadance.com

 

 

 

 

Il Progetto didattico per le scuole associate IDA e l'opinione dei docenti

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IDA è da quasi vent’anni al fianco degli insegnanti nella formazione e nella gestione delle scuole e associazioni. 

Il progetto didattico nasce dall’esigenza degli insegnanti che dopo la formazione richiedono un tutoraggio nelle proprie sedi, da parte dei docenti che li hanno formati. 

 

In cosa consiste il progetto? 

Quando si aderisce al progetto si ricevono i “Workbooks” di classico, modern e hip hop che contengono i programmi didattici suddivisi per età e livello, in modo da dare agli insegnanti una linea guida da seguire durante l’anno. 

Alla fine della stagione il docente IDA si reca nelle scuole aderenti e svolge gli esami consegnando gli attestati dei vari livelli ed eventualmente borse di studio agli allievi più meritevoli. 

Gli esami in sede, oltre a conferire un valore aggiunto alla scuola, danno la possibilità all’insegnante di confrontarsi con il docente “sul campo” e avere quindi consigli fruibili per migliorare il percorso didattico dei propri allievi. 

Conosciamo i docenti che seguono il percorso didattico.

 

 

Roberta Broglia 

Ho contribuito a creare questo percorso anni fa sulla base del continuo confronto con insegnanti e allievi. Credo sia il giusto metodo per proseguire un lavoro di formazione e aggiornamento degli insegnanti. Inoltre credo sia giusto che l’assegnazione di attestati a seguito di esami debba essere un compito di un’organizzazione che si occupa di formazione da sempre e non un compito di un singolo insegnante che lo svolge privatamente senza titoli in merito. In questi anni ho visto scuole crescere e mi sono sentita parte di quel processo, un po’ come una famiglia e questo mi commuove ogni volta, amo questo percorso e tutti i giovani insegnanti e danzatori che mi consente di seguire e monitorare.

 

 

Massimiliano Scardacchi 

La formazione non è improvvisazione, deve essere elaborazione di un processo di apprendimento in vario modo e misura “guidato”: formazione infatti significa intervenire, in maniera finalizzata ed organizzata sul modo di lavorare e di essere, attraverso scelte anche di metodologie di apprendimento. Per queste ragioni si parla di “processo formativo”, proprio ad indicare un percorso di apprendimento in vario modo guidato e consapevole.

Il percorso formativo IDA ha tra le sue peculiarità quella di fornire ai propri insegnanti delle scuole iscritte all’IDA di poter affiancare agli esami un momento di confronto e di l’analisi dei bisogni formativi, che risulta scarsamente attivata negli interventi didattici; il processo formativo, sia all’interno di ogni sua fase che nel suo complesso, tende sempre a produrre un cambiamento.

Nella mia esperienza come docente IDA e come esaminatore; l’esaminatore non deve giudicare ma deve riuscire a sviluppare la partecipazione attiva di coloro a cui si rivolge, stimolando processi di apprendimento attivabili con adeguate strategie formative: ciò implica una scelta, da parte del formatore, delle metodologie didattiche più appropriate al contesto ed ai soggetti a cui ci si rivolge con l’intervento formativo. In particolare il “metodo attivo” che noi dell’IDA consideriamo importante si caratterizza nel presentare ciascun problema nella sua complessità e prevedendo il coinvolgimento diretto degli allievi, formatore ed esaminatore, mediante esercizi pratici, la sperimentazione, la discussione.

 

 

Rosita di Firma

Seguo il percorso formativo dal suo esordio e ho visto sempre più docenti accoglierlo come occasione di crescita per gli insegnanti più giovani e come confronto per i docenti con più anni di esperienza alle spalle.

I workbooks non forniscono esercizi ma una traccia specifica dei vari passi/movimenti per fascia di età.  Il programma di danza classica fa riferimento alla metodologia Vaganova per dare continuità didattica al lavoro, ma di fatto i docenti delle scuole aderenti possono fare riferimento al proprio bagaglio formativo, purchè la didattica sia adeguata al livello degli allievi.

Nella pratica ciò che viene richiesto ai docenti che aderiscono al progetto è:

- individuare il livello e il programma da svolgere per ogni gruppo

- creare una lezione che includa le sezioni e i passi indicati

- sviluppare e ripeterla per il tempo necessario a memorizzarla e renderla tecnicamente (e aggiungerei artisticamente) più corretta possibile.

Va da sé che, essendo il progetto rivolto a tutte le scuole, anche amatoriali e senza selezioni, è richiesto il massimo rispetto delle potenzialità di ogni singolo allievo. Eventuali parti di programma (mi riferisco in particolare ai programmi di danza classica che risultano essere più ampi e specifici) possono essere tralasciate o presentate in forma preparatoria nel caso gli allievi presentino oggettive difficoltà (si pensi ad esempio alla sezione di “punte”). La ripetizione nell’arco di diversi mesi di una lezione strutturata e completa da presentare ad un’esaminatore fornisce occasione di perfezionamento di tanti passi/movimenti che, soprattutto in contesto amatoriale, rischierebbero di essere trascurati e permette di approfondire il lavoro sulla musicalità e l’ espressività, anch’esse oggetto di valutazione in sede di esame. 

 

Il Progetto Didattico è dedicato alle scuole affiliate IDA. Maggiori informazioni a questo link >

 

 

© Expression Dance Magazine - Settembre 2019

 

 

 

 

Medicina della danza: Come riprendere le lezioni autunnali?

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Prima di iniziare le attività di settembre i consigli sono pochi ma secondo noi essenziali:

Attenzione all’alimentazione, all’idratazione, evitare alcool e fumo di sigaretta e favorire frutta, proteine, carboidrati e grassi. Uno sportivo, per essere “performante”, ha bisogno di una alimentazione ottima, un atleta ancora di più, un artista che fa del proprio corpo uno strumento di lavoro ancor di più! Quindi se non sapete cosa fare, meglio far riferimento a medici o specialisti dell’alimentazione, spiegando le vostre necessità, i vostri carichi di lavoro mensili/annuali e da qui farvi consigliare un’alimentazione corretta.

medicina danza lezioni autunnoAllenarsi: sia con lezioni di danza ma anche (oggigiorno direi anche soprattutto) frequentando palestre dove poter fare lezioni di pilates, sala pesi leggera, girotonic (immagine 1), yoga (immagine 2), nuoto, ginnastica funzionale (immagine 3), ecc…

Recentemente abbiamo introdotto nella preparazione atletica e tecnica dei ballerini molti esercizi derivati da allenamenti funzionali e simili a circuiti crossfit, allo scopo di migliorare la forza, la coordinazione, la resistenza alla fatica sia dell’apparato muscolo-scheletrico che cardio-respiratorio. Questi circuiti sono stati costruiti ad hoc per le richieste di performance dei ballerini e per i loro ruoli artistici. Noi preferiamo suggerire lavori in piccoli gruppi (10-15 ballerini al massimo), in sale attrezzate.

Intensità: direi forse meglio alternanza di giorni di assoluto riposo, a giorni con sforzi da basso ad alto, alternando il ritmi e dedicandosi ad attività che non devono essere necessariamente solo danza.

Stabilisci degli obiettivi: redigi un programma e affidati eventualmente a personale medico e tecnico preparato. Stabilisci degli obiettivi settimanali piccoli e raggiungibili.

In ultimo ma non meno importante, ascolta il tuo corpo! Talora riposare è anche curarsi! Non bisogna assolutamente essere compulsivi nella preparazione tecnica e atletica, ma spesso occorre non fare nulla per poter far meglio in un secondo momento. La guarigione di molte lesioni da overuse/overlavoro spesso si ottiene rispettando la biologia del nostro corpo che, forse, ci vorrebbe solo un po più “sedentari”.

Quando poi ricominceranno le lezioni di danza, l’inizio dovrebbe essere progressivo, pensando che oltre a riprendere la frequenza della classe, occorrerebbe anche pensare a recuperare della forma fisica-atletica. 

È sbagliato infatti iniziare con lezioni lunghe, o troppo tecniche. Parafrasando una frase che si usa in ambiente calcistico, potremmo dire che a settembre devo rimettermi in forma fisica e tecnico-artistica così come un calciatore dovrebbe “riprendere le gambe per giocare 90 minuti”.

Ogni ballerino ha un proprio tempo di recupero, e il nostro consiglio è quello di iniziare con allenamenti specifici per la danza e parallelamente iniziare la sbarra, con progressione. In altre parole occorre darsi un target e piccoli step da raggiungere nell’arco di 2-3 settimane prima di pensare di ballare a ritmo e con carichi maggiori. Diciamo che occorre “ricondizionare” il corpo. Se si eseguono lezioni troppo ravvicinate, con carichi intensi, senza una adeguata preparazione, si corre il rischio di andare incontro a lesioni e infortuni già all’inizio dell’anno. Tra le più comuni: tendinopatie del tibiale posteriore, del flessore dell’alluce, del tendine d’achille, lombalgia, frattura da stress metatarsali.

Da uno studio scientifico che stiamo portando avanti da molti anni risulta che i periodi settembre-ottobre e gennaio-febbraio sono mediamente i mesi dove si ha un maggior impegno fisico, pertanto sono maggiori anche le richieste di visite mediche specialistiche e di terapie fisioterapiche. Di queste, circa il 70% sono terapie manuali (massaggio, kinesiotape, applicazioni di ultrasuoni) e per il 30% sono invece lezioni individuali di programmi propriocettivi (immagine 4).

Abbiamo inoltre osservato che soprattutto nei primi 3 anni di corso accademico (12-15 anni) i ballerini sono carenti di alcune conoscenze quali: 1) adeguato riscaldamento “pre-lezione” e defaticamento, 2) adeguato “stretching”, 3) conoscenza della propria anatomia/consapevolezza dei propri limiti anatomici, 3) elementi base di propriocettiva e corretta esecuzione del gesto tecnico. Una miglior preparazione di questi aspetti potrebbe ridurre, a nostro parere, l’incidenza degli infortuni sia in questa fascia di età che, di riflesso, da adulti.

Da qualche anno, quindi, abbiamo affiancato, alle tradizionali lezioni di danza, lezioni a piccoli gruppi e lezioni singole di ginnastica propriocettiva, preparazione atletica, correzione gesto tecnico/errori tecnici e insegnamento dei concetti base di anatomia e patologie.

Di particolare interesse è lo studio della propriocezione e la preparazione atletica, unici strumenti, secondo noi, per migliorare la salute del ballerino riducendo l’incidenza degli infortuni. 

 

 

Il contributo del nostro preparatore tecnico/atletico

 

La ripresa delle attività di danza in settembre deve necessariamente evitare 3 errori

 

Allenarsi con l’intensità massima

I parametri della preparazione atletica come frequenza, carico e volume di lavoro non devono essere massimali nel mese di Settembre. Dopo un lungo periodo di pausa al ritorno dalle vacanze, è consigliato avere un periodo di almeno due settimane in cui settare una crescita del volume progressivo e un incremento del carico graduale. L’errore da evitare è quello di partire con l’intensità massima già nelle prime settimane di lavoro.

 

Trascurare il defaticamento

Il defaticamento o cool-down si svolge alla conclusione dell’attività motoria e rappresenta una componente fondamentale nell’allenamento del danzatore. Lo scopo principale del defaticamento è quello di favorire la rigenerazione psicofisica del danzatore al termine di una classe o di una performance artistica. Un corretto defaticamento dura mediamente dai 5 ai 15 minuti e può essere accompagnato dalla musica. Per il defaticamento ci sono diversi fattori da valutare in base alle peculiarità di ogni singolo danzatore. Questi fattori sono ad esempio l’età, lo stato di forma e la disciplina praticata. A questi si aggiungono i fattori esterni come il momento della giornata, la stagione dell’anno e il clima in cui il danzatore svolge la pratica.

Un recente studio scientifico ha messo in relazione il riscaldamento con il defaticamento svolto da un campione di 324 danzatori.

Dai risultati di questo studio si osserva come una percentuale molto bassa di danzatori svolge sia il defaticamento sia il riscaldamento.

Sebbene il campione di questo studio sia relativamente esiguo, ci mette ugualmente in guardia da un errore da evitare alla ripresa delle attività di danza; dare poco valore al defaticamento o saltarlo del tutto rischia di ritardare il recupero psicofisico dei danzatori compromettendo lo studio della danza nei primi mesi e le successive performance.

 

Esagerare con lo stretching dei muscoli doloranti

Doms è l’acronimo inglese che indica i dolori muscolari presenti tra le 14 e le 72 ore dopo aver svolto un’intensa attività muscolare. Questi dolori limitano i movimenti e a volte possono provocare  anche una riduzione dell’escursione articolare. Generalmente il danzatore soffre questi dolori dopo lezioni intense successive ad un periodo di stop. Un classico caso di doms si verifica, infatti, nel mese di settembre quando si ricominciano le lezioni a seguito del periodo di riposo estivo. La causa dei doms è comunemente attribuita a un deposito di acido lattico nei muscoli, ma in realtà l’acido lattico viene smaltito dal nostro organismo e rientra nei livelli fisiologici entro due ore dalla fine dell’allenamento.

In realtà il dolore muscolare, che sentiamo il giorno dopo danza, è dovuto a micro-lacerazioni del tessuto muscolare che si creano a seguito della contrazione muscolare di tipo eccentrico. I dolori muscolari scompaiono generalmente nel giro di 2 o 3 giorni, ma possono protrarsi anche fino a 6 o 7 giorni. Lo stretching in questi casi è da valutare con molta attenzione perché in fase acuta un ulteriore allungamento del muscolo dolente potrebbe complicarne il recupero. Per questo motivo si consiglia di evitare tecniche di stretching aggressive.

 

 

 

© Expression Dance Magazine - Settembre 2019

 

 

 

 

 

 

 

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