Accedi

Inserisci le tue credenziali

Nome Utente *
Password *
Ricordami

Nasce Asso Professioni

Scritto da

 

L'IDA INTERNATIONAL DANCE ASSOCIATION È SEMPRE IN PRIMA LINEA NELLA TUTELA DEI PROFESSIONISTI NELL'AMBITO DELLA DANZA

L'IDA aderisce alla prima ASSOCIAZIONE NAZIONALE DELLE PROFESSIONI, ovvero un’associazione apolitica e senza fini di lucro che riunisce, rappresenta e tutela Professionisti e Persone che operano in Italia. Racchiude una serie di professioni non tutelate, quindi una serie di professionisti che non hanno un ordine di riferimento.

La tutela e rappresentanza è di tipo Datoriale.

L’Associazione, nello specifico, ha per oggetto e scopo la tutela, lo sviluppo, la promozione e la rappresentanza degli interessi professionali, morali, sindacali, economici e di quelli, comunque, nascenti dall’esercizio di una delle professioni e qualificazioni professionali basate sulla conformità delle medesime alla normativa tecnica UNI e a quanto previsto dall’articolo 6 della Legge 14.01.2013, n.4.

Rappresenta i professionisti e le persone iscritte nei confronti di Enti ed Organismi nazionali, europei o internazionali, pubblici e privati, quali istituti o enti di Normazione, Associazioni, Sindacati, Enti di Certificazione, Organismi di Accreditamento, Enti Notificati.

A testimoniare l’inizio della sua operatività vi riportiamo una delle sue prime azioni consistenti nella stesura della lettera inviata dal suo segretario generale Roberto Falcone al Presidente dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) Dott. Pasquale Tridico.

 

Leggi la lettera

 

 

 

 

Non c'è ancora alcuna indennità per i collaboratori sportivi

Scritto da

Nonostante in rete si trovino informazioni per accedere subito all’indennità di 600 euro per i collaboratori sportivi, mettiamo subito in chiaro che non ci sono allo stato termini per inoltrare la domanda, non esiste alcun modulo per la presentazione della domanda e non sappiamo ancora come dovrà essere presentata. E’ presumibile che il decreto, atteso per il 1° aprile, stabilirà ad esempio il modello di autocertificazione da utilizzare per la richiesta.

Come mette in guardia anche l'ASI, pertanto, occorre fare attenzione alle trappole, che con la promessa dell'indennità, cercano solo di accaparrare clientela e dati personali.

Invitiamo i nostri affiliati e tutti i collaboratori interessati alla misura di sostegno, a seguire i canali e le informazioni istituzionali.

 

Tutti i dettagli e gli aggiornamenti nell’articolo qui sotto.

Aggiornamento al 21 marzo:

Sport e Salute s.p.a.  – competente per le indennità dei collaboratori che percepiscono compensi sportivi  ex art.67 comma I lett.m) tuir – ha attivato un indirizzo mail dedicato alle domande:  curaitalia@sportesalute.eu

Le modalità di presentazione e la modulistica saranno note soltanto quando verrà adottato il decreto ministeriale ma è quindi probabile che si debba utilizzare la posta elettronica.

Allarme click day rientrato: segnaliamo che INPS, competente per le domande dei liberi professionisti titolari di partita iva, ha precisato che non ci sarà alcun click day, quindi a maggior ragione anche le modalità che verranno previste per Sport e Salute s.p.a. eviteranno la corsa al click on line più veloce.

 

 

L’indennità di 600 euro è prevista dall’art.96 del D.L. 17 marzo 2020   – Decreto Cura Italia –  e consiste nell’estensione della misura di sostegno riconosciuta ai liberi professionisti titolari di partita iva e ai lavoratori titolari di contratti di collaborazione coordinata e continuativa, iscritti alla gestione separata INPS, anche ai rapporti di collaborazione di cui all’art.67 comma I lett.m) TUIR , inquadrati tra i redditi diversi e pertanto non soggetti a forme di previdenza obbligatoria ed esclusi da oneri previdenziali.

L’importo non concorre alla formazione del reddito e si ritiene, stante il richiamo alla misura prevista per i lavoratori autonomi dall’art.27 del Decreto, che anche per i collaboratori sportivi sia riferita al mese di marzo, nel limite massimo di 50 milioni di euro per l’anno 2020 pari all’incremento delle risorse assegnate a tal fine a Sport e Salute s.p.a.

L’indennità verrà riconosciuta da Sport e Salute s.p.a. su domanda dell’interessato alle seguenti condizioni:

  • che il rapporto di collaborazione instaurato con federazioni sportive nazionali, enti di promozione sportiva, società e associazioni sportive dilettantistiche ai sensi dell’art. 67 comma I lett.m) sia già in essere alla data del 23 febbraio 2020;
  • che il collaboratore non percepisca altri redditi da lavoro.

Entrambe le condizioni – preesistenza del rapporto di collaborazione e mancata percezione di altri redditi da lavoro – devono essere autocertificate dal richiedente :  salve ulteriori diverse indicazioni, alla domanda non andranno quindi allegati i documenti attestanti l’instaurazione del rapporto ma un’autodichiarazione con la quale il richiedente attesta a pena di falso la veridicità dei fatti e delle qualità dichiarate. I documenti devono quindi essere idonei a documentare quanto dichiarato e conservati in modo da essere esibiti in caso di controlli.

Ogni ulteriore dettaglio relativo alle modalità di presentazione della domanda e ai criteri di gestione del fondo di 50 milioni assegnato a Sport e Salute s.p.a. viene demandato ad un Decreto MEF da adottare entro il 1 aprile 2020.

Bisogna dunque attendere le ulteriori specifiche per sapere come procedere alla richiesta e conoscere  i criteri di gestione delle risorse. Allo stato attuale, in considerazione di quanto stabilito dall’art. 96 del Decreto, è previsto che:

  • le domande saranno istruite secondo l’ordine cronologico di presentazione
  • le domande saranno istruite sulla base del Registro Coni

Il riferimento al Registro Coni si ritiene dovuto al necessario riscontro da parte di Sport e Salute s.p.a. della regolare iscrizione da parte dell’associazione/società sportiva.

Le indicazioni hanno comprensibilmente creato confusione e incertezza tra gli operatori e le migliaia di collaboratori sportivi soprattutto in relazione al criterio cronologico di presentazione che desta allarme in vista del c.d. click day, considerato il limite annuo delle risorse complessive fissato in 50 milioni.

Prima del decreto, atteso entro il 1 aprile, non è comunque possibile attivarsi: ribadiamo che non ci sono allo stato termini per inoltrare la domanda; il termine di quindici giorni non è riferito alla presentazione delle richieste ma all’adozione del decreto attuativo che deve indicare le modalità e le procedure da seguire. 

Come prepararsi?

Al momento i collaboratori interessati e che rientrino nelle condizioni previste – rapporto anteriore al 23 febbraio 2020 e mancanza di altri redditi da lavoro – potranno preparare con l’ente, associazione, società di appartenenza i documenti idonei a dimostrare il possesso dei requisiti.

A titolo esemplificativo si ritiene che possano essere utili:

  • copia del contratto con data anteriore al 23 febbraio 2020,
  • delibera del direttivo per l’incarico,
  • tesseramento,
  • ricevute di pagamenti pregressi,
  • bonifici relativi ai pagamenti,
  • CU anno precedente (se presente),
  • altro materiale che attesti lo svolgimento dell’incarico prima del 23 febbraio 2020 (fotografie, programmi, calendario attività riferiti al singolo collaboratore.

Non sappiamo se sarà necessaria la PEC ma è comunque consigliabile attivare un indirizzo PEC personale del singolo collaboratore.

Serve lo SPID? Lo SPID serve per i liberi professionisti titolari di partita iva (ad esempio personal trainer con partita iva) per accedere al INPS.

Al momento non risulta necessario per la domanda da presentare a Sport e Salute s.p.a. da parte dei collaboratori sportivi (compensi art.67) anche considerato che è stata attivata la mail dedicata e che lo Spid è l’identità digitale per i rapporti con la pubblica amministrazione. Tuttavia per chi volesse prudenzialmente dotarsi di SPID segnaliamo che in questo periodo ci sono molte possibilità offerte gratuitamente dai gestori per il rilascio del certificato on line.

 

 

 

 

Il giovane DanzAutore contemporaneo Nicolas Grimaldi Capitello vince il bando Residanza/La casa della nuova coreografia

Scritto da

Nicolas Grimaldi Capitello, classe 1993, napoletano di nascita ravennate di adozione, è stato uno dei tredici coreografi partecipanti al percorso di alta formazione dei nuovi linguaggi coreografici DanzAutore Contemporaneo, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e dal Fondo Sociale Europeo, progettato e realizzato da Centro Studi La Torre, Canteri Danza, IDA International Dance Association, Iscom E.R. e Associazione Nervitesi.

Il corso di formazione si è concluso il 24 gennaio nell’ambito della rassegna di danza contemporanea ToDay ToDance (promossa da Cantieri Danza, Ravenna Teatro Ravenna Manifestazioni, E-Production e Teatro del Drago con il sostegno di Comune di Ravenna e Regione Emilia-Romagna) durante la quale Capitello ha presentato al pubblico la sua ultima creazione coreografica The Last one e grazie alla quale ha vinto di recente il bando Residanza/La casa della nuova coreografia promosso dall’Ente di Promozione Nazionale Movimento Danza (diretto da Gabriella Stazio) per favorire il ricambio generazionale e l’attività di scouting di giovani danzatori e coreografi.

L’esigenza creativa dello spettacolo nasce dall’osservazione del comportamento del nostro pianeta in relazione al cambiamento climatico; in The Last one infatti il pianeta è privo di vita, fatta eccezione per il protagonista che lotta per la sopravvivenza, sfugge alla morte e all’estinzione. In scena vediamo l’ultimo essere vivente in un futuro distopico e oscuro, impegnato nell’ultimo e disperato atto di fertilizzazione, che è reso grazie alla descrizione spaziale del performer che ricorda il disegno regolare della semina.

Nicolas Grimaldi Capitello ha immaginato il suo percorso sviluppandolo nel racconto di un umanoide avvolto nella sua corazza, sopravvissuto per errore a millenni di abusi verso madre natura, incapace di produrre energia da solo, che aspetta di rubare quello che resta alla sua Terra per poter respirare e perpetrare il suo rituale ricorrendo all’istinto primordiale di un antico rito nella speranza che nell’assoluta modernità possa servire a ridare vita e prosperità alle macerie del mondo.

Confermandosi uno tra i giovani danzatori contemporanei più creativi nel panorama italiano, con la sua creazione coreografica Nicolas ha dimostrato come la danza in Italia sia viva anche grazie a seri percorsi formativi portati avanti grazie al sostegno e collaborazione di enti pubblici e privati e che rappresentano importanti momenti di confronto con affermati professionisti del settore in un’ottica di scambio e condivisione di saperi ed esperienze messe a disposizione dei giovani autori per sviluppare i loro nuovi processi creativi.

 

 

 

 

 

Collabora anche tu con la rivista Expression Dance Magazine

Scritto da

Presente da ormai 10 anni nel panorama nazionale con le sue 30.000 copie Expression Dance Magazine è la rivista di danza più letta in Italia. Il periodico è pubblicato a maggio, settembre e dicembre e viene inviata ad operatori del settore, scuole di danza, coreografi e danzatori.

Se scrivi di danza danza classica, modern, hip hop o contemporanea e vuoi proporre articoli di riflessione, nuove tendenze o interviste a personaggi riguardanti ogni tipo di danza puoi scriverci a expression@idadance.com.

Gli articoli pervenuti saranno pubblicati a giudizio insindacabile della Redazione della rivista e previa autorizzazione alla pubblicazione dell’autore.

Infortunio muscolo-scheletrico: valutazione tramite screening dei fattori di rischio nei ballerini adolescenti

Scritto da

 

In questo breve articolo introdurremo un importante studio scientifico condotto nel corso di quest’anno da Viola Poggio, laureanda in fisioterapia e ballerina, che è riuscita, insieme alla nostra équipe fisioterapica, a integrare le abitudinarie valutazioni del ballerino a un nuovo approccio di screening e di studio statistico, volto a riconoscere il legame tra alcune caratteristiche anatomiche e tecniche e la probabilità di incorrere in infortuni.

Abbiamo infatti utilizzato un format già in uso, costituto da un report che riassume le anamnesi, patologiche pregresse e gli infortuni e la valutazione tecnico-fisioterapica funzionale del ballerino. 

Lo studio, di tipo pre-season, è stato somministrato a ballerini per un periodo di 3 anni (2016-2019), arruolando 98 ballerini. Lo screening comprende misurazioni quali peso, altezza, comparsa di menarca e tipologia di punte utilizzate per le allieve di sesso femminile, infortuni precedenti o in corso, analisi posturale, caratteristiche dell’en dehors, range di escursione articolare in rotazione esterna ed interna di anca, forza muscolare, flessibilità muscolare tramite Thomas test, test di coordinazione, lassità articolare tramite Beighton test e infine l’allineamento durante il gesto tecnico.

Tra i tanti parametri e misure raccolte, abbiamo deciso di considerare per lo studio statistico 6 parametri:

1) BMI (body mass index, vale a dire peso/altezza in metri al quadrato);

2)  lassità articolare: utlizzando il test di Beighton (tabella 1);

 

Tabella 1

Test di Beighton 

(punteggio massimo ottenibile 9)

mobilità passiva in dorsiflessione della V articolazione metacarpofalangea

opposizione del pollice sull’avambraccio

iperstensione di gomito ≥ 10°

iperestensione di ginocchio ≥ 10°

flessione di tronco sul piano sagittale fino a toccare con i palmi delle mani a terra

 

3) forza muscolare: valutazione dei muscoli: ileopsoas, abduttori d’anca, rotatori d’anca, flessore ed estensore lungo dell’alluce, muscolatura intrinseca dei piedi ed infine la muscolatura addominale. È stata utilizzata una scala MRC da 1 a 5 dove ogni punteggio corrisponde a una prestazione specifica e adattata alla popolazione dei ballerini;

4) flessibilità muscolare tramite Thomas test;

5) allineamento durante l’esecuzione di gesti tecnici della danza classica: demiplié in parallelo e in en dehors, relevé in parallelo e en dehors, passé in parallelo eendehors, I arabesque, cambré e I, II e III port de bras; 

6) infortuni precedenti.

medicina 1

 

Dall’analisi dei dati abbiamo trovato interessanti spunti di riflessione. 

Innanzitutto, il numero complessivo degli infortuni raccolti durante gli anni di riferimento degli screening è 123, con una media di 1.25 infortuni/allievo. Il 73% degli allievi ha riportato almeno un infortunio durante l’anno accademico relativo al periodo di osservazione. 42 allievi su 98 risultano infortunati al momento dello screening di cui 17 di sesso maschile e 25 di sesso femminile con un tasso di infortunio del 42.5%. La maggioranza degli infortuni riportati è data da sovraccarico delle strutture muscolo-tendinee e fratture da stress del II e III metatarso e della tibia. 

Per quanto riguarda l’analisi dei 6 fattori di rischio possiamo dire che:

1) BMI: non c’è evidenza per confermare o rifiutare l’ipotesi per cui un BMI inferiore a 16, quindi sottopeso, sia un fattore di rischio nel campione osservato (p<0.001);

2) Beighton test: i ballerini oggetto di studio hanno raggiunto una media al test di 6.22. Analizzando i risultati in relazione al sesso si osserva una differenza statisticamente significativa tra maschi e femmine (p=0.00005) nella distribuzione dei punteggi, infatti la media dei soggetti di sesso femminile è di 6.9 mentre quella dei maschi è di 5.3. Il 60% dei soggetti ha totalizzato un punteggio maggiore o uguale a 6 quindi la maggioranza del campione può essere considerata ipermobile. Per quanto riguarda la relazione tra il punteggio ottenuto nel Beighton test e la probabilità di infortunio, si osserva che i soggetti appartenenti al range di ipermobilità alto sono associati ad una maggiore probabilità di incorrere in infortuni (p=0.079);

3) test muscolari: il punteggio che rappresenta la forza muscolare è dato dalla somma dei punteggi dei test di ogni muscolo preso in considerazione, per cui un soggetto può totalizzare un punteggio massimo di 110. Il valore medio ottenuto dal campione è 92, con valori similari per maschi e femmine. I risultati ottenuti indicano che la forza muscolare è associata una minor probabilità di incorrere in infortuni (p=0.068). A parità di massa muscolare, non ci sono differenze significative tra uomini e donne; 

4) allineamento: la media dei punteggi ottenuti dagli allievi è di 12,8 su una scala che va da 0 a 42. Le analisi di questa variabile, considerata singolarmente, non hanno dato risultati significativi, quindi non può essere considerata un fattore di rischio; 

5) flessibilità: la relazione tra la rigidità muscolare e la probabilità di infortunio è statisticamente significativa, indicando che ad un maggiore numero di muscoli coinvolti corrisponde una maggiore probabilità di incorrere in infortunio. Non si evidenziano differenze significative per genere;

6) infortuni: l’infortunio è statisticamente collegato ad avere un secondo infortunio.

Concludendo, analizzando i dati e i risultati statistici, si osserva che dei 6 fattori presi in osservazione solo 4 di questi, nel campione considerato, sono associati ad una maggiore probabilità di infortunio. Un valore superiore a 6 al Test di Beighton, forza muscolare non adeguata, flessibilità e infortuni precedenti, sono tutti fattori associati ad una maggiore probabilità di incorrere in infortunio.

Interessante osservare che un punteggio alto al Test di Beighton è associato ad una maggiore probabilità di incorrere in un infortunio. Analizzando i punteggi del test Beighton in relazione alla forza muscolare, quest’ultima risulta un fattore protettivo rispetto al numero di infortuni. Infatti tra coloro che hanno ottenuto un punteggio alto al Beighton test chi possiede maggiore forza muscolare ha meno probabilità di incorrere in un infortunio. Di conseguenza, una scarsa forza muscolare può esporre maggiormente all’infortunio. 

Questo sottolinea l’importanza della preparazione tecnica e atletica come mezzi per ridurre il rischio di infortunio e, soprattutto tra le ballerine, non viene data importanza ad una corretta preparazione atletica. L’analisi dei dati suggerisce però che gli effetti della forza siano un importante fattore protettivo nei confronti degli infortuni, soprattutto in situazioni di aumentata flessibilità tipica delle ballerine.

Analizzando i dati sulla flessibilità e distensibilità muscolare, si osserva che vi è una relazione tra l’occorrenza di infortuni e il numero di muscoli coinvolti durante il test. Risultato importante che dà spazio all’ipotesi per cui gli studenti di danza classica non diano sufficiente importanza allo stretching di determinati gruppi muscolari concentrandosi invece sul raggiungimento di determinati range di movimento articolare. 

L’infortunio precedente sembra essere il dato con maggior significatività statistica tra quelli elencati precedentemente, ed è un fattore di rischio correlato al numero di infortuni successivi. Questo suggerisce l’importanza delle figure sanitarie di supporto per i ballerini nell’affrontare un percorso corretto di prevenzione, cura a riabilitazione/rieducazione post-infortunio.

 

 

 

 

© Expression Dance Magazine - Dicembre 2019

 

 

Come utilizzare al meglio le luci nel saggio di danza

Scritto da

 

Negli spettacoli teatrali, ma ancor più facilmente negli spettacoli di danza, le luci possono diventare degli importanti alleati della nostra idea registica.

La luce è innanzitutto quell’elemento che permette di esaltare le forme dei danzatori, i loro movimenti e le loro doti fisiche e artistiche. Queste forme vengono fatte emergere principalmente grazie alle luci di taglio, la cui provenienza è laterale: queste luci si rivelano fondamentali nel balletto in quanto donano tridimensionalità al corpo.

Importante è anche il controluce, ovvero la luce che arriva da dietro, che “bagna” le figure dei ballerini esaltandone sempre le forme del corpo, ma creando anche un’ambientazone della scena in generale. 

Altrettanto importante è la luce frontale, la cui provenienza, come dice la parola stessa, è frontale e permette di non lasciare in ombra i visi dei ballerini, aiutando anche a illuminare lo spazio teatrale.

Un altro elemento indispensabile quando si sperimenta con le luci sono i colori. Principalmente saranno adeguati all’incarnato dei ballerini e spesso si usano infatti toni caldi tendenti al lilla, al rosa o all’ambra, ma talvolta anche usando toni freddi tendenti al blu.

In generale si consiglia comunque di non tenere un solo unico colore per tutte le provenienze di luce, ma di contrastare: ad esempio si possono utilizzare controluce freddi e tagli caldi ottenendo così sul corpo del ballerino un effetto più dinamico.

In base al significato della coreografia e a quello che si vuole ottenere, si può poi “giocare” con le provenienze, l’intensità e il colore. A volte è anche interessante vedere il contrasto del corpo con l’ambiente circostante usando per esempio solo luci di taglio o controluce, nonostante magari tutta la scena rimanga buia.

Infine, se si dispone di elementi scenici o fondali, è importante esaltare anche questi con la luce, per dare più plasticità alla scena.

Se avete a disposizione per Natale un teatro in cui organizzare un saggio a tema, il consiglio può essere di esaltare con le luci oltre al corpo dei ballerini anche tutti gli elementi che lo circondano. Per esempio i costumi che sotto il periodo natalizio hanno colori tradizionali come il rosso, l’oro, l’argento di per se colori difficili da esaltare. Per illuminare il rosso invece non c’è altra scelta che usare in modo sapiente una luce rossa, perché qualsiasi altro colore usato dalla luce smorzerebbe il tono del costume.

Per quanto riguarda l’oro e l’argento, anche se può sembrare banale, la luce bianca riesce a dare quel tono di brillantezza e magia che in ogni spettacolo natalizio che si rispetti si cerca sempre di evocare.

Se poi sono presenti oggetti di scena una buona scelta può essere quella di esaltarli con degli speciali, cioè delle luci che illuminano solo quell’elemento in un determinato momento chiave della storia, rendendo lo spettacolo più dinamico e intrigante dal punto di vista narrativo.

 


 

Per conoscere più a fondo il rapporto tra Illuminotecnica e il movimento si potrà seguire la sezione dedicata all’interno del Corso di composizione coreografica, diretto e coordinato da Emanuela Tagliavia, che si terrà a Ravenna, nelle sale IDA, tra il 20 e il 21 giugno 2020. I docenti Sharon Remartini e Fabio Passerini si incentreranno sulle basi dell’illuminotecnica (teorie della luce, tipologie di proiettori, ottiche); sull’utilizzo della luce nella danza, nel musical e nell’opera; su come interfacciarsi con i diversi elementi scenotecnici di uno spettacolo e su come sviluppare un progetto illuminotecnico. Sarà possibile seguire il seminario anche a chi non frequenta l’intero corso sia come modulo singolo che all’interno del percorso formativo del Maestro di danza.

Maggiori informazioni sul Corso di Composizione Coreografica >

 


 

Note sull'autrice:

Sharon RemartiniLaureata in Design degli Interni presso il Politecnico di Milano e specializzata in Light Designer.

 

 

© Expression Dance Magazine - Dicembre 2019

 

 

 

 

 

Cinema e danza: il nuovo racconto coreografico nel Joker di Todd Philips

Scritto da

 

A detta di critica e pubblico, Joker è stato uno dei film più belli del 2019. Più che un fumetto, Joker mette davanti agli occhi dello spettatore l’origine di un personaggio che hai l’illusione di conoscere da una vita ma che poi ti accorgi di non conoscere affatto. Grazie a questa pellicola, magistralmente interpretata da Joaquin Phoenix, hai la possibilità di conoscere l’uomo che sta dietro alla figura di Joker che tutti conosciamo: Arthur Fleck. Il film si basa infatti sul racconto della vita di Arthur che soffre di seri disturbi mentali (ride sguaiatamente senza alcun motivo) e per questi è messo ai margini della società, impossibilitato a realizzare se stesso e a rientrare nei canoni di quella stessa società che fa di tutto per non accettarlo. 

Oltre ad essere un film con chiavi registiche particolarmente efficaci, nel film di Todd Phillips spicca l’utilizzo innovativo che il regista fa del movimento e della danza con la quale racconta momenti culmine della storia legati alla fragilità umana di Fleck/Joker, creando maggiore attenzione e suspense nello spettatore. 

Il primo momento coreografico avviene dopo il primo delitto in metropolitana. Dopo aver corso disperatamente per far perdere le sue tracce, Arthur si ferma in un lurido bagno pubblico e balla davanti allo specchio in “una danza lenta, intima, dal gesto contemporaneo, muove le braccia e le mani come un danzatore giapponese, per finire faccia a faccia con lo specchio, è l’inizio di una fase nuova, qualcosa di irrevocabile è avvenuto” (Massimiliano Volpini) e da quel punto in poi quando Arthur danzerà ci sarà sempre un momento decisivo nella narrazione della storia.  In questi passaggi infatti la danza aiuta l’uomo Arthur Fleck nel rappresentare la ricerca assoluta del proprio io più profondo cercando un modo efficace per riscattarsi dalla sua vita “senza senso” e acquisire un senso di libertà e di espressione dei suoi desideri inespressi. Non a caso, chiari sono i riferimenti alla danza Butoh, nata in Giappone negli anni ’50 all’indomani della disfatta della Seconda Guerra Mondiale per scacciare la negatività e per “gridare” contro la disumanizzazione e la perdita di valori dovute alla guerra. Elementi tipici di questa danza, che vengono riproposti nel film, sono la nudità del ballerino, il corpo dipinto di bianco, le smorfie grottesche ispirate al teatro classico giapponese, la giocosità delle performance e l’alternarsi di movimenti estremamente lenti con convulsioni frenetiche. Per dar voce alle sue pulsioni più profonde Arthur utilizza infatti una danza silenziosa e autentica che non ha bisogno di orpelli e che lo conduce nell’inconscio e lo fa esprimere senza veli, senza colpe e senza pregiudizi: ciò che ci sta mostrando Fleck danzando è la vera essenza della sua anima.

Proseguendo per diverse altre sequenze “danzate” del film si arriva all’espressione più autentica di Arthur quando Fleck si trasforma definitivamente in Joker. Verso il finale della pellicola e sulle note di Rock & Roll Part 2 di Gary Glitter la danza passa dall’isolamento e dalla gracilità della preparazione di un guerriero con la danza dai tratti orientali, ad una danza totalmente “sfacciata” perché rivolta a un pubblico immaginario pronto ad applaudirlo. Si passa da una danza inversa ad una danza con movimenti con il bacino e le gambe, con le braccia spalancate, le spalle in fuori e alla fronte alta, gli occhi fieri e sigaretta tra le dita come se fosse una vecchia stella di Hollywood.

In questa scena, che verrà certamente ricordata nella storia del cinema e della danza, Joker attira su di sé i riflettori che ha atteso da tutta una vita, diventando lo showman che avrebbe da sempre voluto essere, e proprio sulla “sua” scala che, durante tutto il film, ha rappresentato solo la faticosa salita verso casa.

Senza voler svelare il finale (perché consigliamo assolutamente di vedere questo film) Arthur Fleck rimane solo Joker lasciando definitivamente la danza dai tratti goffi e chiudendo con una danza in cui gira e salta fiero, con la mente completamente libera.

 

 


Bibliografia e citazioni

Mara Siviero Joker: il rapporto del film con la danza e i musical” 

Martina Barone Joker: danza e follia nell’interpretazione di Joaquin Phoenix

Massimiliano Volpini: nota del coreografo

 

 

© Expression Dance Magazine - Dicembre 2019

 

 

 

Educar(si) all'autostima. Esploriamo l'adolescenza

Scritto da

 

Nel percorso “Genitori e bimbi incontrano lo yoga” è previsto un modulo dove le docenti Rita Valbonesi e Alice Montecavalli  creano dei laboratori teorici pratici sull’autostima al fine di sostenere ed educare gli insegnanti in questo cammino.

La dott.ssa Montecavalli a tal proposito scrive: «Definire il costrutto di autostima non è semplice, in quanto si tratta di un concetto che ha un’ampia storia di elaborazioni teoriche. Una definizione concisa e condivisa in letteratura potrebbe essere la seguente: “Insieme dei giudizi valutativi che l’individuo dà relativamente a se stesso, alla propria persona, alle proprie capacità”».

Sono tre gli elementi fondamentali che ricorrono costantemente nel costrutto di autostima:

1. la presenza nell’individuo di un sistema che consente di auto-osservarsi e quindi di auto-conoscersi;

2. l’aspetto valutativo che permette un giudizio generale di se stessi;

3. l’aspetto affettivo che permette di valutare e considerare in modo positivo o negativo gli elementi descrittivi.

Il “seme” dell’autostima è insito in ciascuno individuo già dalla nascita ma non è un’abilità posseduta in termini assoluti, bensì una facoltà che va coltivata, addestrata e sviluppata. L’autostima infatti si costruisce passo dopo passo sin dai primi giorni di vita ed ha a che fare, soprattutto, col rapporto con i genitori o con le figure primarie di riferimento.

Un attaccamento sicuro si instaura quando la figura di riferimento primaria sa percepire i segnali del bambino e sa rispondere in maniera pronta ed adeguata ai suoi bisogni, alternando la gratificazione con una sana tolleranza alla frustrazione.

L’autostima si nutre dell’autoconoscenza.

Durante i primi anni di vita, l’autoconcetto è più plasmabile e, pertanto, più suscettibile a incorporare valori, valutazioni e aspettative provenienti dalle figure di riferimento. 

Tuttavia, durante la crescita e soprattutto nel corso dell’adolescenza, è molto meno coerente, più arbitrario e variabile. In adolescenza il concetto di autostima coinvolge e allarga il campo di osservazione e di confronto all’altro poiché si costruisce e “ distrugge” nel rapporto con gli altri. Gli adolescenti sono estremamente sensibili ai messaggi della società e del gruppo di coetanei e aderiscono facilmente ai canoni che vengono loro proposti dall’esterno.

L’autostima degli adolescenti si può considerare generalmente in quattro ambiti specifici: 

sociale, scolastico, familiare e dell’immagine corporea.

Esistono indicatori di bassa autostima? È estremamente riduttivo un elenco in risposta a questo quesito, ma si possono riportare i seguenti come i più importanti:

• scarsa considerazione di sé

• tendenza ad evitare il rischio

• tendenza all’idealizzazione dell’altro

• manifestazione di eccessiva timidezza o chiusura

• difficoltà nell’espressione e nel controllo delle proprie emozioni

• senso di svalutazione di sé con verbalizzazioni e commenti auto svalutanti

• paura del rifiuto con tendenza all’accondiscendenza all’altro con mancato soddisfacimento dei propri desideri

• ricerca di attenzione (anche con comportamenti provocatori od aggressivi).

Ma quali sono i punti chiave allora per lo sviluppo o il miglioramento dell’autostima?

• aiutare a porsi obiettivi chiari, concreti, specifici, temporalmente prossimi e aiutare a prendere consapevolezza sui propri punti di forza e sui propri limiti

• dare feedback positivi durante l’esecuzione di un compito sottolineando l’importanza della motivazione, dell’impegno e premiando anche il processo e non soffermandosi solamente sul risultato. Non è l’esito l’unico aspetto che conta ma l’impegno la dedizione e la motivazione che devono essere premiati al di là del risultato

• proporre compiti ottimamente sfidanti evitando al contrario confronti e competizione

• aiutare a tollerare la frustrazione proponendola senza evitarla e sottolineandone gli aspetti evolutivi legati al suo superamento

• offrirsi come ponte relazionale primario che media con l’esterno e legge le emozioni del bambino o del ragazzo traducendole in parole o in concetti

• utilizzare lodi e consolazioni indipendentemente dalla prestazione perché la figura di riferimento possa risultare accettante in maniera incondizionata. L’amore e la relazione non sono legati al risultato del compito

• offrire spinte alla scoperta e moniti al pericolo riferendosi ad un sistema di regole da rispettare accompagnando verso la responsabilità e la capacità di prendere decisioni

• offrire protezione e rassicurazione livello emotivo. Fondamentale è il dialogo basato su un ascolto attivo che cerchi di evitare la svalutazione, l’umiliazione o il senso di insofferenza.

La cosa più importante è tenere presente che l’adulto è un MODELLO; un adulto con una bassa autostima instaurerà una relazione col il bambino/ragazzo che maggiormente sarà da ostacolo allo sviluppo di una sana stima personale perché non fungerà da modello positivo. Un genitore, un insegnante, un adulto di riferimento che prova spesso un senso di inferiorità, che necessita frequentemente di solitudine, che difficilmente resiste alla pressione sociale, che tollera a fatica le critiche e dà uno scarso rilievo ai giudizi positivi, che si concentra maggiormente sui difetti che sulle risorse, tenderà ad assumere un atteggiamento giudicante, portato al confronto valutativo con l’altro, con un senso di scarsa chiarezza delle regole, con aspettative modulate in funzione dei risultati e non delle capacità o della motivazione.

Dobbiamo diventare quello che desideriamo insegnare. Il luogo da cui iniziare è sempre dentro se stessi.

La disponibilità ad imparare per tutta la vita è un’espressione naturale della pratica del vivere consapevolmente. Quando educhi, ti educhi. Quando insegni, impari.

Riteniamo fondamentale, quindi, educare gli adolescenti ad esplorare in modo consapevole il vortice di emozioni che li “animano” quotidianamente.

Inoltre, in questo periodo storico, dove la tecnoliquidità sta portando ad una tecnodipendenza (cit. Cantelmi: “Tecnoliquidità. La psicologia ai tempi di internet: la mente tecnoliquida” ) e sta creando un problema molto diffuso nei ragazzi, lavorare con lo yoga può diventare uno strumento che aiuta a riscoprire e riconoscere il corpo e a dare vita a nuovi confini.

È necessario fare delle proposte che portino i ragazzi a sentire il corpo, il respiro e l’energia.

Il lavoro sarà rivolto a tutte le catene muscolari.

Le asana verranno scelte per creare la possibilità di fare esperienza di come il corpo si può esprimere in modo fluido e dinamico su tutti i piani di movimento.

Apprendere nuovi schemi corporei darà la possibilità alla mente di sviluppare una nuova flessibilità e di riconoscere nuovi punti di vista per generare un pensiero creativo, le emozioni verranno elaborate e migliorerà la sensazione di sicurezza e di autostima.

A tal proposito è stata scelta come proposta:

 

È un rito millenario. L’intera sequenza permette di attivare tutto il sistema muscolare e gli organi interni, stimolando la concentrazione, la respirazione, il sistema cardiocircolatorio. Il piano di movimento é sulla dimensione sagittale. Lavorare su questo piano rafforza la capacità di intervenire e cambiare completamente la realtà che ci circonda per migliorarla, inoltre incrementa la capacità di passare all’azione e di realizzarsi. Dal punto di vista posturale agisce sull’allineamento dei tre pesi del corpo: bacino, torace e capo. A livello energetico il bacino rappresenta la parte istintiva, il torace rappresenta la parte emozionale, il capo la parte intuitiva. Allineamento posturale ed energetico creano e mantengono in chi pratica il saluto al sole un benessere fisico e psichico.

Vorrei portare l’attenzione a cosa fanno le mani in questa sequenza. Iniziano giunte davanti al cuore (area deputata alle emozioni), nello yoga è un mudra, per la medicina cinese rappresenta l’incontro di meridiani. Si portano verso l’alto (il cielo, universo) passando davanti al capo (area deputata all’intuito). E dal cielo vengono portate verso la terra e si appoggiano alla terra che simboleggia il radicamento, mettere le radici. Infatti in questo momento le due mani e i due piedi creano una forma geometrica: il quadratoQuesto simbolo rappresenta:

• la base, il mondo terreno e materiale;

• la struttura portante, che sorregge e contiene altre forme (si trova in molti elementi architettonici e pittorici);

• ordine, fermezza e stabilità;

• in occidente la razionalità del pensiero, in oriente lo spazio sacro abitato dalla divinità;

• l’elemento terra, con la sua espansione nei 4 punti cardinali (numero di questa figura geometrica).

Alla fine della sequenza le mani dalla terra ritornano al cielo per finire davanti al cuore della persona.

Un significato potrebbe essere: "l’uomo deve collegarsi al suo cuore, al suo capo e commettersi con una coscienza universale, ma deve mantenere sempre delle buone radici con la terra. Nutrirsi, radicarsi per potersi sempre elevare e portare dentro il cuore questo “nutrimento” e diventare forte e flessibile allo stesso tempo, esattamente come fa l’albero".

La medicina cinese identifica l’adolescenza nella stagione della primavera, stagione ricca di energia, ricca di emozioni contrastanti che creano una sensazione di instabilità e insicurezza oltre che di ricerca ed esplorazione. Gli yogi hanno capito che attraverso gli occhi (che sono sistema nervoso centrale) si può sostenere e controllare la mente. Dharana è tradotto abitualmente come concentrazione volontaria attiva osservando un oggettoRisulta importante quindi proporre ai ragazzi, ma non solo, esercizi di fissazione dello sguardo su un oggetto per sostenere la mente. Per tutte queste considerazioni si è pensato di integrare la sequenza del saluto al sole con il quadrato in modo tale che ogni volta che guarderanno l’immagine, oltre a visualizzare la sequenza che dovranno eseguire, visualizzeranno anche il simbolo del quadrato che immediatamente genererà l’informazione di stabilità e radicamento.

 

 


 

 

Rita Valbonesi insegna al Corso per la qualifica di Insegnante di  Yoga per bambini Genitori e bimbi incontrano lo yoga: corso di specializzazione di insegnante di yoga per gruppi di bambini e genitori con i bambini (didattica per bimbi dai 6 ai 10 anni)

Il percorso si suddivide in tre moduli.

“Il sole e i suoi pianeti”: il primo modulo costituito da due weekend dove si propongono delle Asana, delle tecniche respiratorie utilizzando giochi, e momenti di concentrazione.

“Educare all’autostima”: il terzo weekend la Dott.sa Montecavalli attraverso dei laboratori educa all’autostima.

“Osserviamo, disegniamo, modelliamo le posture di genitori e bimbi e scopriamo nuovi orizzonti”: il quarto weekend è dedicato alla postura. 

Maggiori informazioni sul Corso per la qualifica di Insegnante di Yoga per bambini >

 

 


Note sulle autrici:

 

Rita Valbonesi: Fisioterapista Osteopata. Insegnante di danza, yoga e Garuda. 

Alice Montecavalli: psicologa e psicoterapeuta

 

 

 

 

 

© Expression Dance Magazine - Dicembre 2019

 

 

Marco Chiodo si racconta: da Notre Dame de Paris ad un nuovo varietà italiano

Scritto da

 

Marco Chiodo danzatore, coreografo, regista e capo balletto segue da diversi anni le produzioni di David Zard, da poco mancato, seguendo in particolar modo il musical Notre Dame de Paris e attualmente sta curando le coreografie del nuovo show di Enrico Brignano Un’ ora sola vi vorrei.

Che cosa ha apportato Notre Dame De Paris alla commedia musicale italiana?

Notre Dame de Paris è unico nel suo genere. Ha un'alchimia di molteplici fattori: la fusione tra le musiche e le coreografie dinamiche e da cardiopalma, sia acrobatiche che danzate. Il testo con i suoi importanti messaggi di vita e la regia curata dei diversi personaggi che esaltano l'amore in tutte le sue forme rendono immortale lo show.

Come è iniziato il tuo rapporto con David Zard e cosa ti ha lasciato in “eredità”?

David nel suo lavoro è stato un vero pioniere perché ha inventato un mestiere. La priorità per David era la preoccupazione per il pubblico e proprio di recente mi hanno fatto notare un video in cui pregava il pubblico di non accalcarsi e di aprirsi perché nessuno si facesse male: erano i primi anni ’90 e lui pregava il pubblico in ginocchio sul palco. Di certo erano tempi in cui la sicurezza non era particolarmente garantita come oggi che ci sono i servizi che la tutelano.

Quello che porto sicuramente in eredità è quanto lui ci tenesse a fare bene quello che faceva. Secondo David se c’era un problema lo potevi sempre risolvere ma lo risolveva sempre con un sorriso per tutti; se però capitava il giorno in cui si arrabbiava era meglio “evaporare” perché diventava una sfida di “uno contro tutti”. 

David mi ha sempre insegnato il rispetto reciproco e per questo, quando diceva qualcosa a chiunque, si prendeva comunque atto del suo consiglio perché la sua esperienza di palcoscenico superava sempre il sapere di tutti.

Ora la mia collaborazione  continua con Clemente Zard, figlio di David, nonché amministratore delegato di Vivo Concerti e amico. Clemente non solocontinua a portare in giro il lavoro del padre ma ha anche iniziato a lavorare con musicisti di grandissima fama.

Puoi spiegare cosa fa esattamente un capo balletto e in che modo rispetta le coreografie originali?

Il lavoro più difficile è insegnare una coreografia creata da un’altra persona e insegnare anche con diversi dettagli insieme a ruoli diversi. In ogni nuovo allestimento metto comunque di mio l’imprint a livello di anima, il leit motiv e l’intenzione anche a livello registico. Quando inizia una nuova tournée di Notre Dame si hanno davanti 10 spettacoli a settimana per 10 mesi e il danzatore entra in una routine che solitamente non gli fa bene. Per fortuna dico sempre ai performer che ci pagano per una cosa che ci è sempre piaciuta fare e che il nostro lavoro deve essere quello di cercare di trasmettere al pubblico delle emozioni (che è una cosa bellissima), ma se tu questo pensiero non ce l’hai stai togliendo qualcosa al pubblico. Il pubblico si emoziona se tu regali emozioni che spesso, durante la vita di tutti i giorni, non si riescono a vivere e si riempie godendo delle emozioni che provoca lo spettacolo.

E se i danzatori scelti non imparassero qualche sequenza? Ti è mai capitato di cambiare una coreografia originale?

No, la coreografia deve rimanere tale e non è possibile cambiarla per assoluto rispetto, semmai mi chiudo in sala un giorno intero per far imparare un passo o una sequenza che non viene naturale. Ecco perché sin dalle audizioni del corpo di ballo di Notre Dame gli vengono insegnate la coreografia dei clandestini, la festa dei folli donne e uomini in call back e solo all’ultima selezione l’improvvisazione in musica. 

Chiaramente è diverso se le coreografie sono mie così come è successo, ad esempio, per le selezioni del nuovo spettacolo di Enrico Brignano: ho organizzato due giorni di audizioni in cui ho testato coreografie modern, capacità tecniche a livello di cabaret e di show, poi un call black in cui gli ho fatto ballare la sigla che avevo già coreografato. Ho scelto danzatori che avessero qualità diverse così le coreografie e lo spettacolo glielo puoi cucire addosso, altrimenti il risultato è sicuramente mediocre.

In che modo le coreografie che segui sono cambiate per essere sempre di più impatto nei confronti dello spettatore?

Una mente creativa è sempre alla ricerca del cambiamento, di migliorare e rendere più bello un prodotto e questo porta, in questo caso il coreografo, a modificare e riadattare alcuni passaggi o movimenti per migliorare lo show. L'unica enorme modifica che ad oggi portiamo in tour è il quadro del Val d'amore, che è completamente diverso rispetto alla coreografia della prima edizione.

E come vedi i danzatori di oggi rispetto a quando danzavi tu?

Io avevo voglia di riscatto, venivo dalla Calabria, oggi vedo più superficialità ed è proprio una sensazione che vivo e che non riesco a spiegarmi.

Chi non è stato sul palco non può capire cosa ha portato un tipo di ricerca e se non stai assimilando, chiedo sempre: che cosa stai facendo? In quella lezione cosa hai appreso? La devi avere tua, devi sapere come sei arrivato. L’esperienza sul palco è decisiva per diventare un vero danzatore.

E nei workshop che tieni che cosa cerchi di trasmettere ai ragazzi? In che modo cerchi di “passargli” la tua esperienza?

Noto sempre di più che i ragazzi (per fortuna non tutti) si sono evoluti con un ideale molto forte "dell'apparire e dell'immagine", che in alcune circostanze va anche bene. Nelle mie classi cerco di trasmettere che noi viviamo in un mondo di suoni e vibrazioni, oltre alla tecnica cerco di insegnargli che bisogna essere sensibili, vivere di passione, cercare l'espressione, di ricercare l'interpretazione, di essere versatili e di ricercare continuamente prima in se stessi poi verso il mondo, perché più conosci e più un domani potrai raccontare, perché più vibri e più sei in sintonia.

Vedo che hai lavorato come coreografo anche per diversi video clip. Oggi è meno facile trovare coreografie nei videoclip, secondo te cosa è cambiato in tal senso?

Credo che oggi, essendoci più tecnologia e più modi per creare effetti in un video clip, la coreografia abbia molto meno spazio. Ci sono ancora molti artisti che nei loro video usano la coreografia per ampliare il tormentone o solo per creare un prodotto con quel target. In fin dei conti trovo anche giusto che l'evoluzione porti ad un cambiamento.

Programmi artistici per le prossime settimane?

Siamo ai primi giorni di prova, Enrico propone un varietà a tutto tondo ma più fresco e attuale con contenuti multimediali. Il corpo di ballo è composto da sei donne e quattro uomini. Sono poi particolarmente felice perché tra loro ci sono calabresi come me che hanno molta voglia di lavorare pienamente… Quindi direi lavoro, lavoro, lavoro!

 


 

Marco Chiodo parteciperà come giurato a Expression Grand Prix, il concorso dedicato e riservato ai vincitori di concorsi di danza nazionali e internazionali, che si svolgerà sabato 22 febbraio 2020 al padiglione Basilica di Danzainfiera a Firenze.

Vuoi saperne di più? Leggi maggiori informazioni: Expression Grand Prix >

Non hai mai vinto un concorso di danza? è il momento di metterti alla prova: Expression International Dance Competition è il più importante concorso di danza europeo, per danzatori dai 6 anni in su, che avranno la possibilità di esibirsi di fronte ad una giuria di ospiti internzionali. Se partecipi hai la possibilità di vincere borse di studio e premi speciali nelle migliore scuole e compagnie europee e degli Stati Uniti, oltre ad un montepremi in denaro di 24000 euro.

Il concorso è alla sua sedicesima edizione e si svolge a Firenze c/o Danzainfiera il 21, 22 e 23 febbraio 2020 

Leggi maggiori informaizoni su Expression International Dance Competition >

 

 


 

 

© Expression Dance Magazine - Dicembre 2019

 

 

Intervista a Chiara Cestelli, vincitrice dell'audizione per la SEAD

Scritto da

 

Grazie ad un’audizione organizzata dalla Sead (Salzburg Experimental Academy of Dance) in collaborazione con IDA, Chiara Cestelli, 19 anni, si Sansepolcro (Arezzo) ha vinto una prima selezione che poi ha reso possibile la sua permanenza a Salisburgo.

Come hai fatto ad arrivare fino a qui?

Mi iscrissi davvero all’ultimo momento, incuriosita da questa struttura perché rappresenta un tipo di scuola che lavora sulla sperimentazione della danza contemporanea. Per la prima audizione italiana eravamo in 45 ballerini e mai mi sarei aspettata di entrare nella scuola. I giudici si sono mostrati sin dal primo momento molto distaccati e noi allievi avevamo seguito solo due lezioni preparatorie. La seconda audizione ha avuto luogo a Salisburgo nel mese di maggio: facevamo un sacco di audizioni quasi ogni giorno. Audizione dopo audizione il numero di ballerini si riduceva fino ad arrivare agli ultimi 190 e tra questi mi hanno scelta! Lì per lì non ci credevo… sembrava tutto surreale.

Come ti stai trovando e che tipo di percorso di studi stai seguendo?

La scuola è molto intensa: una sessione dura quattro o cinque settimane a cui segue una settimana di pausa per tornare a casa dai propri cari.  L'accademia risulta personalmente molto utile per tutte le discipline che solitamente frequento. Nell’ultima sessione, ad esempio, abbiamo svolto corsi di danza classica, contemporanea e yoga. In altre sessioni ci saranno, invece, storia della danza, workshop sull’utilizzo delle luci, prevenzione contro gli infortuni.  Nel programma sono previste anche sessioni con Tai chi e karate, per rafforzare la persona,  e ancora sessioni di musica e anatomia. In generale ogni giorno seguo lezioni per 6/7 ore di danza, salvo giornate più intense per performance e spettacoli vari. 

La scuola dura quattro anni e all’inizio del terzo si può esprimere la propria scelta tra intraprendere la strada del ballerino individuale o quella del coreografo. Io, essendo appena arrivata, devo ancora decidere e sperimentare tanto.

Sono state rispettate le tue aspettative e fino a quando svolgerai il tuo percorso presso questa struttura?

Il sistema è molto organizzato e alla fine di ogni sessione siamo invitati a scrivere una lettera alla direttrice, per parlare della nostra crescita personale all’interno del percorso formativo svolto. Uno dei concetti cardine dell'accademia è il rispetto: danno grande fiducia ai ragazzi, rendendogli possibile fare anche esercizio individuale. C’è una cucina comune… insomma è come se fossimo in una grande casa. 

Quando sono molto stanca, alla sera trascorro  del tempo insieme ai miei compagni e anche quando vivo dei momenti di  insicurezza, perché non è sempre facile, percepisco sempre un’aria positiva. Abbiamo in comune la stessa esperienza e in quei giorni in cui  ti senti giù di morale tutti sono pronti ad ascoltarti, senza giudicare.

Credo che in Italia per quanto riguarda la danza contemporanea ci sia ancora tanto da fare, in quanto presenta dei limiti; infatti sono molte le sfaccettature di questo stile che non sono considerate nel nostro paese. In Italia siamo certamente più radicati nella danza classica e per questa disciplina esistono molte più possibilità rispetto alla danza contemporanea. In definitiva, posso confermare che si tratta di una scuola completa che offre davvero tanto ai suoi allievi. Mi ritengo molto fortunata e sono davvero felice e mai stanca di studiare. Ringrazio dal profondo del cuore la  IDA che mi ha permesso di fare questa audizione; per me ha rappresentato una grande fortuna.

 


 

NUOVE SELEZIONI PER SEAD!

25 gennaio 2020 (unica data in italia)

L’unica audizione italiana per entrare nella prestigiosa scuola SEAD si svolgerà presso la sede dell’IDA International Dance Association, in via Paolo Costa 2 a Ravenna, dalle ore 14 alle 18. Gli aspiranti affronteranno prove di balletto e di danza contemporanea. Chi desidera partecipare può registrarsi su www.sead.at

 

Maggiori informazioni sulla selezione >

 


 

 

 

© Expression Dance Magazine - Dicembre 2019

 

 

 

 

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

RICEVI GLI AGGIORNAMENTI E

SCARICHI GRATIS

EXPRESSION DANCE MAGAZINE  

 

cope

 

 

 

 

Segreteria didattica:

CENTRO STUDI LA TORRE Srl 

Organismo di formazione accreditato ai sensi della delibera di cui alla D.G.R. N. 461 / 2014.

Ente accreditato alla formazione Azienda Certificata ISO 9001-2015

 

CONTATTI

Indirizzo: 

Via Paolo Costa 2, 48121 Ravenna

Telefono: 

+ 39 0544 34124

CONTENUTI GRATUITI

Scarica gratis contenuti sempre nuovi sul mondo della danza