In questo numero:
di Valentina Minguzzi
Interazioni, convenzioni, stimoli sociali caratterizzano ogni giorno la nostra vita. Senza mezzi termini: siamo iperconnessi!
Tutto questo sta sicuramente plasmando caratteri e personalità, in una società lontana da quella dei nostri avi, in una generazione che non potrà mai essere capita del tutto da quella dei nonni. Certo, questa distanza tra nonni e nipoti è sempre stata tangibile, ma negli ultimi decenni il gap è sempre più evidente, complice la rivoluzione tecnologica e digitale. Essa non solo sta rendendo possibili progressi in ogni settore ma sta anche modificando profondamente il tessuto socio culturale e le modalità di rapportarci e di interagire. Ciò che in un certo senso rimane invariato in questo vortice di cambiamenti è il valore sociale delle arti, di ogni singola forma d’arte, le quali mantengono uno stretto legame con la società perché ne diventano pura espressione: cavalcano i cambiamenti, facendo tesoro delle tradizioni, talvolta segnando cruciali rotture ma sempre applicando chiavi di lettura socialmente riconosciute e riconoscibili.
In questo rapporto sinergico nascono realtà e situazioni che danno un contributo essenziale al contesto socio culturale di riferimento: scuole, centri culturali, eventi che si pongono come unico obiettivo quello di offrire “luoghi” che nascono come centri artistici e si ritrovano ad essere centri di cura per l’umanità. La forza dell’arte è anche nell’utilizzo sapiente dei “non luoghi” digitali (social network) per avvicinarsi alle persone, per dar modo di essere compresi ad ogni latitudine, per creare un eco che va oltre la comunità locale, per rafforzare obiettivi e progetti.
Nel nuovo numero di Expression andiamo proprio a osservare da vicino questi processi, fatti di persone, idee, ricerca e passione, dove la comunità non è solo il contesto, ma diventa fautore e primo protagonista della ricerca artistica. La storia di copertina racconta di Daniil Simkin, la sua ricerca di equilibrio su diversi piani e la capacità di utilizzare la tecnologia per entrare in contatto con tutti e per dar modo di fruire della sua arte anche con chi non frequenza abitualmente i teatri.
Ci siamo poi addentrati nel linguaggio di “C’è Ancora Domani” che non solo reinterpreta attraverso la danza la drammaticità di un momento storico in maniera sapiente, ma ci mostra anche la potenza espressiva di un corpo, che attraversa la postura, ridisegna il nostro modo di mostrarci al mondo e di dialogare con esso.
Scopriamo insieme Educare alla Danza, il nuovo progetto IDA di Rita Valbonesi e Rosita Di Firma, alla scoperta del magico mondo del ritmo e della potenza della libertà espressiva sin dai primi anni dell’infanzia.
Tante storie, tanti protagonisti!
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