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Ritorno alle origini la danza della diaspora come terapia per l’anima

Ritorno alle origini la danza della diaspora come terapia per l’anima

Negli ultimi anni, forse decenni, la maggior consapevolezza di sé e del proprio corpo, ha dato permesso a molti di riscoprire la vera essenza della danza, una forma d’arte che vive grazie al corpo e che attraverso esso può comunicare, esprimere, connettere o semplicemente emozionare.

In questo processo di consapevolezza, la danza diventa protagonista, si fa strumento attraverso il quale il corpo può offrire chiavi di lettura della complessità attuale del mondo e delle società che ne fanno parte. Non più una danza meramente estetica ma una “danza sociale” quella che molti giovani danzatori vivono nel loro percorso professionale; una danza che si fa missione e che, in un modo o nell’altro, può concretizzarsi in momenti di connessione tra culture e persone.

Questa concezione della danza è un richiamo al suo valore primordiale, perpetrato nei secoli dello schiavismo (secoli di desolazione e barbarie) dove la musica e la danza, come ad esempio la danza Yoruba, hanno dato la possibilità alle persone di mantenere un legame con le origini, l’essenza della natura, le divinità, la gioia e la felicità.

Una funzione potente, essenziale, poiché la danza non era solo movimento, ma era ed è tuttora religione, cultura, musica, storia di un popolo, della diaspora. Era ed è il veicolo attraverso il quale, il corpo (la casa delle divinità, degli Orishas) poteva e può esprimersi.

L’essenza della danza Yoruba, una danza della diaspora, è data dalla possibilità, attraverso la musica di determinate percussioni, di dar vita alle entità religiose del Pantheon Yoruba, le ORISHAS. Queste divinità erano impersonificate dai danzatori e rappresentate attraverso il suono dei tocchi dei tamburi.
La danza Yoruba è caratterizzata dalla musica dei tamburi (i principali sono i Batà per le chiamate degli Orishas), da suoni specifici (ogni Orisha ha il suo suono) e suoni generici, giungendo così a una poliritmia.
Dall’Africa occidentale (principalmente Nigeria, ma anche Benin e Togo) la lingua e cultura Yoruba sono giunte nelle Americhe (Brasile, Cuba e Antille) diventando un vero e proprio ponte tra culture: la danza di una diaspora che, nella sua storia di desolazione, ha visto nell’essenza dell’essere umano e della sua tradizione la vera forza.
Solo la musica e la danza hanno potuto dare a questi popoli, durante il periodo della schiavitù, lo svago, la gioia, l’allegria, diventando un vero e proprio strumento di comunicazione e socialità.
I rituali di passaggio, momenti imprescindibili delle comunità, erano costituiti per gran parte da musica e danza, diventando così anche strumento di valori e desideri ovvero espressione sincera di una comunità.
Le danze tradizionali africane o asiatiche, ancora oggi, sono danze rituali e spirituali, fanno parte di riti di passaggio, sono danze codificate in un certo modo, per un determinato momento della vita della persona e del gruppo sociale di riferimento.
La danza fa parte della quotidianità, è un momento di ritrovo con la comunità, ma soprattutto con sè stessi.
Non esiste un giudizio tecnico, la danza qui è per tutti. Nella danza Yoruba, cantando, danzando e suonando, l’essere umano diventa espressione della natura, più le persone danzano, più preparano il loro corpo alla vita. Tutti possono essere danzatori, interpreti degli Orishas e in questo modo sono espressioni della natura e della vita nella sua essenza più vera.
Questo è uno strumento essenziale per ristabilire un equilibrio tra anima, mente e corpo.

Oggi anche nelle danze eurocentriche si inseriscono molti elementi di danze africane a livello di passi: come una lingua, anche la danza e le varie forme d’arte, trovano arricchimento e ispirazione dalla contaminazione. La possibilità di esplorare culture, società, danze, apre le porte alla crescita di movimenti espressivi all’avanguardia. La danza è come una lingua e una lingua viva è una lingua in continua evoluzione che trova nell’incontro dell’altro la sua ricchezza. La stessa cosa succede nella danza e nel mondo dell’arte in generale: senza incontro e senza dialogo vengono a mancare le basi stabili dell’evoluzione.

La danza è un ponte tra culture, generazioni, ma anche tra persone di diversa estrazione sociale o, semplicemente, tra persone. La danza è un dialogo costante ed è in questo dialogo che evolve e si trasforma.

Questo, a livello sociale, ha delle conseguenze importanti nella creazione di legami, perché la danza a livello sociale non è una performance, ma è un momento di connessione.
Avvicinandoci a una concezione afrocentrica della danza, mettendo al centro elementi dimenticati in occidente, questo significherebbe riconnettere i tre livelli dell’esperienza: corpo, mente e anima.
La grande sfida del nostro continente è proprio quella di imparare a considerare l’intersezionalità tra le cose e comprendere che nella vita tutti i livelli dell’esperienza sono comunicanti e interagiscono tra loro.
La concezione della danza, come arte per pochi, ha favorito un pensiero critico e giudicante nei confronti di coloro che non corrispondono all’ideale estetico del danzatore: superare questo ostacolo ci permetterebbe di liberarci dalla narrativa giudicante della società occidentale e riprendere in mano elementi essenziali delle danze della diaspora, danze che hanno origine in contesti complessi e di sofferenza, danze che si esprimono totalmente nella loro funzione primaria, quella curativa: ogni volta che qualcuno danza, sta curando delle difficoltà della sua vita.
La danza deve diventare parte della vita quotidiana, dell’abitudine e questo è un passaggio fondamentale per poterla smarcare davvero dal paradigma occidentale, che la vede come strumento estetico, fine a sé stesso: l’abitudine alla danza e alla musica apre dei canali, come quelli della gioia e del piacere, che restano aperti.
In questo modo comprendiamo l’importanza della danza e della musica nella cultura Yoruba: terapia emotiva per l’anima, poiché la gioia dei tamburi, del canto e della danza vincono sulla tristezza.

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