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Il Performance Profile applicato alla danza: uno studio sperimentale

Il Performance Profile applicato alla danza: uno studio sperimentale

INTRODUZIONE

Questo articolo rappresenta il proseguimento dell’articolo Il Performance Profile di Butler ospitato nel numero 3 del dicembre 2023 a cui si rimanda per le informazioni teoriche e tecniche dello strumento. In questa seconda parte viene riportato uno studio sperimentale eseguito nel 2023 e che ha visto coinvolti alcuni studenti dell’Accademia Nazionale di Danza di Roma ai quali è stata proposta la creazione del proprio Performance Profile (che indicheremo da ora in poi come PP).
L’Accademia Nazionale di Danza è un istituto di Alta Formazione Coreutica del comparto AFAM del Ministero per l’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR) e presenta differenti Scuole quali la Scuola di Danza Classica, la Scuola di Danza Contemporanea, la Scuola di Coreografia. In queste vengono svolti corsi universitari triennali per la formazione di danzatori professionisti e bienni specialistici volti a formare insegnanti di danza. Inoltre l’Accademia presenta corsi di propedeutica della danza che comprendono allievi che vanno dai 10 ai 19 anni circa.
Lo scopo della ricerca era quello di provare ad applicare il PP, tipicamente utilizzato in ambito sportivo, ad alcuni danzatori per osservare il tipo di impatto che questo avrebbe avuto su di essi.


LA RACCOLTA DEI DATI

Due distinti gruppi sono stati coinvolti nello studio: il primo composto da dieci allievi del II Biennio Classico, con età media di 24,8, il secondo composto da quattro allievi del 6°/7°/8° corso propedeutico maschile con età media di 17,5. Per entrambi i gruppi si sono svolte due sessioni di PP alla fine delle quali è stato somministrato un questionario anonimo post-intervento per valutare gli impatti dell’attività svolta.
Entrambi i questionari sono stati elaborati prendendo spunto dallo studio del 2011 Athlete perceptions of the impacts of performance profiling degli studiosi Weston, Greenless, Thelwell.


GLI INCONTRI

La prima sessione di PP si è tenuta verso fine gennaio per gli studenti del II biennio e a metà marzo per quelli del propedeutico.
Tutti gli allievi stavano svolgendo, in quel periodo, le normali attività e lezioni previste dal proprio calendario accademico.
Dopo aver spiegato agli studenti obiettivi e modalità della ricerca è stata posta loro la domanda: “Quali sono secondo te le qualità o le caratteristiche di un danzatore professionista?”
Attraverso un brainstorming è stato generato, e approvato da tutti, un elenco di caratteristiche che sono state inserite da ognuno nella propria Ruota di Profilazione. È stato chiesto ai partecipanti di compilare il foglio nel modo più onesto possibile autovalutandosi rispetto a come si percepivano in quel momento per ognuna delle qualità stabilite nella fase precedente. Infine è stato richiesto loro di mettere a fuoco le caratteristiche che pensavano di dover migliorare e quelle che costituivano invece, secondo loro, i propri punti di forza. In conclusione ognuno ha compilato in maniera anonima un questionario riportato in Appendice A.
Riguardo il corso propedeutico maschile è stato coinvolto anche il loro docente di “tecnica e repertorio della danza classica” che ha partecipato al dibattito iniziale e a cui è stato chiesto di valutare ogni ragazzo per ciascuna delle caratteristiche in base alla loro forma attuale. I punteggi di ogni ragazzo sono stati confrontati con quelli del docente e si sono confrontati sulle proprie percezioni, talvolta simili, altre volte molto distanti, ed hanno concordato gli aspetti su cui il ragazzo avrebbe dovuto lavorare ed altri su cui, invece, avrebbe potuto puntare.
Verso metà maggio e i primi di giugno 2023 gli studenti sono stati invitati a svolgere la seconda sessione di PP. Questa volta è stata riproposta la stessa lista di qualità che gli studenti avevano stilato durante la sessione precedente. Nuovamente è stato richiesto ad ognuno di riflettere ed autovalutarsi su come si percepivano in quel momento per ognuno degli elementi della lista e di riportare tutto in una nuova Ruota di Profilazione. Dopodiché ognuno ha potuto confrontare la scheda compilata durante la sessione precedente con quella più recente e rifletterci su.
Nel caso del corso propedeutico anche il docente ha nuovamente partecipato all’incontro: questa volta, oltre ad osservare la discrepanza tra la valutazione dell’insegnante e dello studente, sono state osservate e commentate anche le differenze tra la prima e l’ultima sessione. Anche in questo caso i partecipanti hanno compilato un questionario a fine seduta, riportato in Appendice B.


RISULTATI E DISCUSSIONE: II BIENNIO CLASSICO

Osservando le autovalutazioni che gli studenti hanno scritto sui propri profili possiamo osservare alcuni cambiamenti avvenuti tra la prima e la seconda sessione. Nella Figura 1 è illustrato il grafico di alcune delle percezioni di uno studente, variate tra una sessione e l’altra. Queste immagini trovano un riscontro importante della Teoria dei costrutti personali di G. Kelly, secondo cui le nostre percezioni variano anche in base alle situazioni che abbiamo vissuto o stiamo vivendo. Se guardiamo le distanze che ci sono tra una sessione e l’altra per alcune delle caratteristiche ci accorgiamo di quanto la percezione, anche quella di una stessa persona, possa modificarsi nel tempo e produrre, a sua volta, ulteriori cambiamenti nel proprio comportamento. Non sappiamo quanto questi dati siano vicini alla realtà, ma lo scopo cardine del PP è quello di dare la possibilità di prendere consapevolezza della propria condizione, di osservare i cambiamenti delle sue percezioni nel tempo e di decidere se volerci lavorare su oppure no.
Per avere un quadro generale del gruppo sono state calcolate le differenze tra le autovalutazioni, tra la fase II e la fase I, per ogni individuo e per ogni caratteristica: il 5% delle evoluzioni delle valutazioni è risultato gravemente peggiorato, il 19% lievemente peggiorato, il 25% è rimasto stabile nel tempo, il 35% è lievemente migliorato e il 16% fortemente migliorato. Questi dati, più che rivelarci un ipotetico miglioramento empirico, ci danno una più chiara visione delle prese di coscienza verificatesi nei singoli individui e di come questi ultimi si siano sentiti in seguito alle sessioni di PP. Fondamentale, inoltre, è ricordare che il tempo che è intercorso tra una fase e l’altra, in questo caso, è di soli quattro mesi, lasso di tempo da considerarsi relativamente breve.
Un altro gruppo di dati importante da tener presente è quello relativo alle risposte ai questionari somministrati alla fine di ogni sessione. Per quanto riguarda il questionario relativo alla fase I (Appendice A) è emerso che vi è una prevalenza di risposte molto per la maggioranza delle domande. In particolare, la quasi totalità degli studenti coinvolti hanno trovato molto utile la loro partecipazione alla prima sessione di PP. Le risposte alla domanda n.5 (Quanto questa sessione di PP ti è stata utile per pensare a fissare degli obiettivi?) riflettono, inoltre, quanto la maggioranza del campione preso in esame abbia considerato utile la prima sessione di PP per il fissaggio dei propri obiettivi.
Riguardo le risposte al questionario somministrato alla fine della fase II (Appendice B) si evince che gran parte degli allievi ha reputato molto utile partecipare alla seconda sessione di PP. Inoltre la metà ha pensato che avrebbe tratto molto vantaggio dall’ultima sessione di PP nel futuro, mentre il 10% moltissimo vantaggio. Anche in questo caso, invece, il 60% del gruppo ha considerato moderatamente, l’utilità del PP per il raggiungimento degli obbiettivi. Un dato particolarmente rilevante riguarda il monitoraggio dei progressi: quasi l’intero campione ha trovato molto utile questo strumento per tenere sotto controllo i propri miglioramenti, mentre il 60% dei ragazzi coinvolti ha trovato il PP di molto aiuto per l’assunzione di maggiori responsabilità per la propria crescita artistica. Osservando i risultati sembra che i partecipanti a questa sessione di PP abbiano preso coscienza di tale opportunità e che abbiano sentito la piena responsabilità del monitoraggio dei propri miglioramenti, che possono scaturire soprattutto dal proprio impegno mentale, oltre che fisico.

 

RISULTATI E DISCUSSIONE: 6°/7°/8° CORSO PROPEDEUTICO MASCHILE

Nel caso di questo gruppo, oltre i dati relativi alle autovalutazioni degli studenti, si sono potute ricavare ulteriori informazioni dalle valutazioni del loro docente. Di seguito sono riportati, in Figura 2 e 3, due esempi grafici che riportano le differenze di percezioni tra il docente e l’allievo per alcune caratteristiche.
Anche per questo gruppo sono state calcolate le differenze delle autovalutazioni,
tra la fase II e la fase I per ogni individuo e per ogni caratteristica: il 35% delle evoluzioni delle valutazioni è risultato lievemente peggiorato, il 44% è rimasto stabile nel tempo, il 20% è lievemente migliorato e l’1% fortemente migliorato.
In generale le valutazioni per ogni caratteristica degli allievi, sia da parte degli studenti stessi che del docente, sono rimaste essenzialmente stabili.
Anche in questo caso è importante riflettere sul lasso di tempo percorso tra una fase e l’altra corrispondente a poco più di due mesi. Inoltre, è bene rimarcare che tale campione, essendo formato soltanto da quattro allievi, rappresenta un numero piuttosto esiguo che non può considerarsi statisticamente rilevante.
Rispetto ai dati ricavati dalle risposte al questionario somministrato alla fine della fase I è emerso che, generalmente, sembra che gli studenti abbiano considerato la prima sessione del PP molto utile, e che si siano sentiti molto aiutati nel prendere coscienza dei propri punti di forza e debolezza. Infine ciò che emerge è che il PP sia stato considerato moderatamente utile a fissare degli obbiettivi.
Rispetto ai dati ricavati dalle risposte al questionario somministrato alla fine della fase II risulta che la maggior parte degli allievi hanno pensato che avrebbero tratto vantaggio dalla partecipazione alla seconda sessione del PP. Anche in questo caso il 50% ha creduto di esser stato aiutato a mettere in luce i propri punti di forza, mentre l’altra metà del campione non ha riscontrato questo effetto positivo. Diversamente, riguardo la messa in evidenza dei punti deboli sembra che gli studenti si siano sentiti maggiormente agevolati. Interessante risulta anche l’osservazione del dato relativo alla domanda n. 10 da cui emerge che tutti i ragazzi hanno riscontrato (molto o moltissimo) una migliore comunicazione con il proprio maestro di danza.
conclusioni

Lo scopo di questo elaborato era proporre l’utilizzo del PP nell’ambito della danza per osservare e valutare gli impatti di tale strumento sui danzatori. Generalmente gli allievi hanno trovato molto utile la loro partecipazione al PP. Essendo il numero dei partecipanti alla ricerca molto esiguo i dati ricavati non possono considerarsi statisticamente rilevanti, ma possono comunque darci un’idea, seppur in piccola scala, degli impatti che il PP potrebbe avere sulla popolazione dei danzatori.
Dai dati ricavati si può evincere quanto sia fondamentale, per acquisire una maggior conoscenza di sé stessi, nello sport, nella danza e nella vita, il semplice fatto di scrivere le proprie percezioni, prendersi un po’ di tempo per guardarsi ed osservarsi dall’interno e per darsi la possibilità di migliorare attraverso il lavoro su sé stessi, semplicemente grazie alla forza della nostra mente.
Vista la moltitudine di vantaggi che il PP può fornire al danzatore e l’assenza di rischi che presenta, è auspicabile che questo strumento venga conosciuto da tutti gli insegnanti di danza e perciò utilizzato sempre più anche nell’ambito coreutico per far sì che i danzatori si formino in maniera sempre più consapevole e sana.

Referenze:
https://www.accademianazionaledanza.it/ Data di ultima consultazione: 04/05/2024
https://www.winningmentalcoach.com/single-post/performance-profiling Data di ultima consultazione: 04/05/2024
• Bandura A., Self-Efficacy: The Exercise of Control, WH Freeman, New York, 1997.
• Butler R. J., Hardy, L., The performance profile: Theory and application. The sport psychologist, 1992, 6(3), pp. 253-264.
• Kelly George A., The Psychology of Personal Constructs, Volume 1, Norton, New York, 1955.
• Lopez D., Cristina, et al. How coach leadership is related to the coach-athlete relationship in elite sport. International Journal of Sports Science & Coaching, 2021, pp. 1239-1246.
• Weston Neil JV, Greenlees Iain A., Thelwell Richard C., Athlete perceptions of the impacts of performance profiling. International Journal of Sport and Exercise Psychology, 2011, 9.2, pp. 173-188.

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