In questo numero:
di Monica Morleo
Con il nuovo anno accademico ci sentiamo pronti per il mondo che abbiamo lasciato, preparandoci a grandi sfide e con una voglia di danza e socialità che non ha eguali. È vero, si torna dentro le sale di danza con nuove regole e alcuni limiti, ma è importante aprirsi e non rimanere chiusi nelle nostre case, nelle nostre emozioni, nella nostra “capanna”, perché l’uomo, come affermava Aristotele, per sua natura è zôon politikòn / animale politico e ha bisogno di socialità e di aggregazione per vivere nel benessere.
Siamo certi che le esperienze vissute in questa strana primavera ci abbiano reso sicuramente diversi da ciò che eravamo; siamo certi che ogni novità e ogni cambiamento ci faranno andare in una direzione nuova, una direzione che prima non sembrava nemmeno possibile. Siamo altrettanto consapevoli che il cambiamento sia una delle poche certezze della vita e che resistere a tale metamorfosi sia inutile, è meglio semplicemente accettarla e abituarsi a vestire i panni della “nuova normalità” perché cambiare vuol dire anche tuffarsi in nuove esperienze che modificano quegli aspetti dell'esistenza che magari non ci piacciono e non ci fanno stare bene.
Ci aspetta sicuramente un anno di danza molto particolare e con qualche difficoltà anche a livello pratico, ma siamo sicuri che anche questo nuovo modo di stare insieme possa portarci a pensare che la normalità la creiamo ogni giorno in noi stessi e grazie al confronto positivo con gli altri. Per Giuliano Peparini ad esempio normalità è aspirare ad aprire porte che apparentemente sembrano lontane, ma che quando si avvicinano devono aprire necessariamente altre porte che possano portare ancora più lontano, oppure normalità è avere un sogno che può diventare realtà; quel sogno che ha portato in America Riccardo Battaglia; normalità è una scuola di danza classica nella periferia della più popolosa metropoli della Nigeria o ancora normalità è la ricerca del benessere che ha portato Simone Sistarelli a vedere in maniera diversa il tremore del “suo” popping o la ricerca di un nuovo equilibrio attraverso lo yoga, il floorwork, il pilates e la danza classica anche a 50 anni.
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