Il principio fondatore della metodologia IDA è dato dal mettere al centro l’allievo basandosi su conoscenze scientifiche e pedagogiche, per questo motivo è stato così semplice condurre la tavola rotonda sulle propedeutiche a confronto.
Nella suddivisione del percorso didattico che porta dai 4 anni ai corsi avanzati, in IDA abbiamo individuato tre macro-gruppi: l’avviamento, la propedeutica e la tecnica dal livello base all’avanzato. Tutti i corsi preparatori (avviamento e propedeutica, dai 4 anni ai 10 anni circa) hanno come finalità generale lo sviluppo delle capacità coordinative speciali per preparare il terreno allo sviluppo ottimale delle capacità condizionali (forza, velocità e resistenza) e per progredire nel modo più “sano”, ottenendo i migliori risultati possibili nella tecnica dei vari stili di danza.
La propedeutica è già di per sé una preparazione globale allo studio approfondito e analitico della tecnica; in quanto globale va a “toccare” tematiche universali necessarie in qualsiasi disciplina: schemi motori di base, strutturazione dello schema corporeo e corretta postura, consapevolezza del sé, coordinazione spazio temporale, coordinazione ritmica, musicalità, equilibrio e così via. I movimenti più strettamente ginnici proposti sono esercizi globali che hanno importanti benefici: la tonicità della muscolatura (in particolare addominale), la consapevolezza del respiro, quindi la capacità respiratoria e l’ossigenazione dei tessuti, l’elasticità del corpo, le capacità attentive, di concentrazione e di memorizzazione. Va da sé che attraverso la conoscenza delle tappe evolutive e delle capacità motorie ogni propedeutica deve puntare allo sviluppo di questi punti, indipendentemente da quello che il bimbo sceglierà in futuro. Più si scende nello specifico rispetto alle tematiche sopra citate, più la differenza tra discipline emerge, soprattutto a partire dai 7 anni circa. Nella propedeutica alla danza classica si lavora su un piazzamento che è prevalentemente in “en dehors”. Si ricerca una postura caratterizzata da una profonda tenuta dei paravertebrali in allungamento, una precisa posizione delle braccia e della mano. La sensibilità musicale che si coltiva, così come la ricerca musicale da parte dell’insegnante, si diversificano. I programmi di propedeutica alla danza classica prevedono inoltre le prime nozioni di balletto alla sbarra e al centro.
Il punto comune a tutte le propedeutiche è sicuramente l’approccio di tipo ludico-espressivo. In ogni attività proposta l’insegnante deve avere come primo obiettivo quello di catturare l’attenzione dei giovani allievi; i bambini devono letteralmente innamorarsi della lezione di danza e sentire sin da subito l’energia e la bellezza del movimento. A prescindere dal tipo di danza che si studia, il metodo (ovvero “come“ si conduce la lezione, non solo “cosa” si propone) fa la netta differenza ai fini di un insegnamento di successo.
In questo percorso comunque, prima di tutto abbiamo esaminato il termine “propedeutico”. Nel mondo della scuola, quando si parla di “propedeutico”, si intende una didattica relativa ad uno studio introduttivo, che mira a far apprendere le nozioni di base necessarie allo studio di una scienza o arte; la danza propedeutica quindi si rivolge a bambini e prepara i giovani allievi ai futuri studi di danza, discipline classico o moderno.
In un corso propedeutico, vengono solitamente proposti esercizi che hanno i seguenti obiettivi:
• preparare il corpo allo studio della danza;
• migliorare la postura e correggere abitudini motorie errate;
• sviluppare una conoscenza dello spazio, del tempo, le qualità di movimento, del peso, il campo visivo;
Due argomenti condivisi e discussi con gli insegnanti sono: “divertente” e “noioso”; cosa intendiamo per divertente e noioso in una lezione per bambini?
La risposta è semplice: per essere divertente e non noiosa, la lezione, deve essere gestita dall’insegnante con qualità.
Cosa significa essere un insegnante di qualità?
L’insegnamento è una professione caratterizzata dalla complessità, nella quale entrano in gioco e si intrecciano molteplici dimensioni:
• conoscere la propria materia di insegnamento, fattore fondamentale, ma non è sufficiente. Non basta sapere per poter insegnare una certa disciplina;
• possedere numerose tecniche didattiche e metodi con l’obiettivo di rendere l’azione didattica più efficace. Anche questo fattore ovviamente risulta essere fondamentale, ma non sufficiente per essere un insegnante di qualità;
• la professionalità del docente è un elemento determinante, non su una, ma su più dimensioni: in particolare, la professionalità va ad agire sulle competenze relative alla buona razionalità, alla capacità progettuale ed organizzativa, al lavoro in team e ad altri aspetti;
• passare dall’idea di programma all’idea di insegnamento a percorso;
Altro elemento importantissimo che è emerso nella tavola rotonda, considerato il centro propulsore di una didattica efficace e della professionalità del docente: la comunicazione didattica. Come sappiamo la comunicazione avviene all’interno di contesti (ambiente di apprendimento/aula di danza) che non sono semplici ‘contenitori’ o ‘sfondi’ di attività che noi svolgiamo in aula, ma, insieme alla professionalità del docente, influenzano positivamente o negativamente. Ovviamente si fa riferimento al clima della classe, in particolare, alla relazione che avvolge le varie dimensioni dell’apprendimento in aula: il docente, l’apprendente, il gruppo classe e le attività vere e proprie, in pratica tutte le modalità di interazione verbale e non verbale, il lavoro di gruppo e, non ultima, cercando sempre di incoraggiare gli alunni ad esprimersi e ad assumere un ruolo attivo.
Tutti e tre siamo stati in assoluto accordo sul fatto che ogni docente abbia bisogno di strumenti didattici solidi e metodologia per il raggiungimento degli obiettivi.
Da questa “chiacchierata” è nata l’idea di creare due webinar, uno sulla pedagogia della danza ed uno di metodologie e didattica, in modo da fissare i punti cardine della nostra metodologia.