Marzo 2020, chiusura dell’Italia, dei confini, del mondo. Da un giorno all’altro ci siamo ritrovati in una dimensione sconosciuta. Noi, così abituati a muoverci, a interagire, a relazionarci in diversi contesti ed ambienti, ci siamo ritrovati chiusi, bloccati, distanti.
Tutti abbiamo dovuto far spazio, dentro di noi, a sensazioni nuove, emozioni e paure che fino a quel momento non erano mai state davvero considerate.
Il distanziamento sociale è diventato un mantra da seguire sin dai primi giorni e proprio per questo, i primi a risentire di questo grande “salto nel vuoto” sono stati i danzatori: loro, così abituati ad esprimere la propria arte anche in relazione all’altro, al proprio compagno, in un continuo gioco di movimenti e linee a stretto contatto, sono stati costretti ad allontanarsi dall’altro immediatamente. I danzatori sono stati anche i primi a fare della propria famiglia il pubblico più affezionato e a rendere la propria casa, il palcoscenico più importante.
I giorni di chiusura si sono trasformati in settimane, poi in mesi, fino ad arrivare all’agognata fase 2.
Rientrare in ufficio è stata un’azione convinta, precisa, con pochi, ma importanti obiettivi. Uno su tutti: riportare nelle sale i danzatori nel più breve tempo possibile e sempre nel totale rispetto delle disposizioni statali in materia di tutela e sicurezza.
Determinati e convinti abbiamo quindi deciso di confermare lo stage estivo, Campus, ormai una nostra tradizione. Il primo stage di danza confermato in Italia dopo la quarantena. Lo abbiamo confermato dopo una lunga riflessione sui numeri e su tutte le misure attuabili per rendere lo stage sereno e sicuro per noi e, soprattutto, per tutti i partecipanti.
Abbiamo ridotto il programma, ridotto le lezioni e il numero di persone ammesse a ciascuna lezione, ma nonostante tutto, queste misure di sicurezza hanno reso questa edizione un pochino più speciale.
Con la preziosa collaborazione dei docenti ospiti, abbiamo potuto dar vita a momenti unici. Abbiamo riaperto le porte timidamente e, delicatamente, a loro, a quei danzatori dai sorrisi nascosti dietro mascherine e occhi parlanti, vivi, felici, tremendamente desiderosi di tornare a ballare.
Abbiamo avuto la fortuna di poterli abbracciare con le parole e accarezzarli con la musica.
Con la disciplina che contraddistingue la danza, non abbiamo potuto far altro che emozionarci davanti a quelle sale così ordinate, ma, allo stesso tempo, così ricche di entusiasmo.
Abbiamo letteralmente “riaperto le danze” e, dietro a coreografie montate per l’occasione, disinfettanti in ogni angolo, parole sussurrate mantenendo le distanze e abbracci desiderati, ma solo immaginati, abbiamo capito che anche quando il mondo sembra fermarsi, le persone raramente si fermano davvero: l’entusiasmo contagioso di chi ha vissuto Campus come un ritorno alla normalità, al proprio ambiente naturale, ci ha fatto capire che nonostante tutto, la danza può. La danza può creare nuove occasioni, reinventarsi in situazioni difficili, può dare spazio a emozioni nuove e riprendere spazi che sembravano persi. La danza può.