In questo numero:
di Valentina Minguzzi
La danza è da sempre una forma d’arte in continua evoluzione, capace di abbracciare e mescolare stili, tecniche e influenze culturali. In un’epoca in cui la fluidità e la sperimentazione sono diventate la norma, il concetto di “danze ibride” emerge come una delle tendenze più affascinanti e innovative. Oggi, la fusione tra diversi stili di danza, così come l’integrazione con altre discipline, sta creando nuove modalità di espressione e nuove visioni del corpo in movimento.
Il numero si apre con Francesco Mariottini e la sua insaziabile voglia di vita e di nuovi stimoli: un percorso artistico senza confini, una grande voglia di mettersi costantemente in gioco.
Nel dialogo tra stili, tra danze e tra forme d’arte e di movimento, in questo numero Expression rende omaggio a un’artista che ha rivoluzionato la danza contemporanea attraverso l’incontro tra il balletto e la danza afroamericana: Judith Jamison. Abbiamo voluto parlare del suo percorso e del suo lavoro, indubbiamente uno dei più importanti esempi di danze ibride del XX sec. La sua capacità di integrare movimenti radicati nella tradizione nera con l’estetica della danza accademica ha dato vita a una poetica unica e potente. Le sue coreografie non solo raccontano storie di cultura e identità, ma fanno dialogare diverse eredità artistiche, dando vita a un linguaggio universale. In parallelo, Sara Sergi è andata in profondità parlando del filo rosso che da sempre unisce danza e Pilates, di quel rapporto che si è rivelato cruciale per migliorare la consapevolezza corporea e la preparazione fisica dei danzatori. La metodologia di Joseph Pilates, che enfatizza il controllo del corpo, la respirazione e la postura, si integra perfettamente con le esigenze tecniche della danza. Molti danzatori, tra cui quelli delle compagnie più affermate, utilizzano il Pilates per aumentare la forza, la flessibilità e la resistenza, riducendo al contempo il rischio di infortuni.
In questo percorso di osservazione e racconto di ciò che per noi è la danza e del suo dialogo costante con altri stili e altre forme di espressione artistica, una figura di spicco nel panorama internazionale, che attraverso il proprio lavoro, descrive perfettamente l’importanza del dialogo tra musica e danza, è il compositore Max Richter.
Richter fornisce un contesto sonoro perfetto per l’esplorazione delle danze ibride. La sua musica, che fonde elementi classici con la sperimentazione elettronica, offre alle coreografie un nuovo respiro. La sua capacità di mescolare sonorità antiche e moderne crea paesaggi sonori dove la danza trova una nuova dimensione, fatta di silenzi, sospensioni e ritmi inattesi.
In questo nostro viaggio, la danza, in tutte le sue sfaccettature, non è più solo un’arte di movimento, ma una disciplina che rompe i confini, esplora nuove forme e spazi espressivi e il cui insegnamento si sta evolvendo anche grazie a nuovi approcci educativi, i quali rendono l’esperienza della danza più accessibile e divertente. La riscoperta del gioco, in questo senso, sta diventando un mezzo per riscoprire il corpo in modo naturale e spontaneo, favorendo l’apprendimento attraverso l’esperienza diretta. La danza è ormai un linguaggio che parla tante lingue, tutte ugualmente valide e tutte orientate verso la creazione di nuovi mondi di movimento. Un viaggio che continua, senza paura di mescolare, di sperimentare e di immaginare, rendendo la danza, un linguaggio capace di parlare a chiunque, ovunque e in qualsiasi tempo.
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