In questo numero:
Alen Bottaini: l’intelligenza non ti fa risolvere solo problemi matematici! | di Monica Morleo Quali sono gli effetti dell'allenamento supplementare di fitness nella danza? | di Manuela Angioi e Roger Wolman Trasforma le tue braccia in ali | di Valentina Poggi Pelle sottospra| di Rita Valbonesi e Valentina Minguzzi Heels Dance, con i tacchi tutto è possibile | di Monica Morleo Il Sistema Mnemonico del danzatore| di Giuseppina Franzese* e Carlo Del Preposto Oltreconfine| di Valentina Minguzzi L'accompagnamento di IDA verso al Riforma dello Sport | a cura della Redazione Educhiamo i nostri allievi a nutrirsi bene | di Alice Olmo Biennale Danza 2024| a cura della Redazione Campus IDA 2023: un'edizione da ricordare| di Valentina Minguzzi
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di Valentina Minguzzi
Si parte, si lascia per trovare, si viaggia per imparare e per conoscere. Partiamo tutti, in un modo o nell’altro, spesso giovani, un po’ spaventati, ma senza dubbio carichi di adrenalina. Quanti ventenni lasciano casa, quanti ventenni lasciano l’Italia, per poter scoprire un mondo nuovo. Sono tanti, a volte ritornano, a volte no. Esperienze di vita vissuta all’estero ci insegnano che vale sempre la pena provare, perché questa vita merita la curiosità della scoperta e il coraggio da prime volte. Mi sono interrogata spesso sul viaggio e sulla qualità del viaggio nel mondo della danza, così ho cercato risposte tra quei giovani, ventenni danzatori expat, che hanno capito da soli, nelle loro interminabili giornate di prove, che forse per poter danzare liberamente, bisogna prima spingersi oltre ed entrare in contatto con altre realtà, internazionali, contaminanti, vive.
E così siamo partiti anche noi, in questo numero di Expression abbiamo viaggiato, abbiamo scoperto il percorso artistico e di vita di Alen Bottaini, partito dalla Toscana e ormai tedesco di adozione, grazie alla sua Bavaria Ballet Academy, prende per mano danzatori, molti dei quali italiani, per aiutarli nell’impresa di realizzare il loro sogno: diventare ballerini. Il Maestro Bottaini ha vissuto moltissime esperienze fuori dall’Italia e non è un caso se la sua carriera è poi proseguita fuori. Infatti, oggi come ieri, l’Italia purtroppo fa ancora fatica a vedere le professioni artistiche al pari di altre professioni o anche semplicemente al pari di vari sport di squadra, e, proprio per questo motivo, gli investimenti latitano, le realtà professionalizzanti sono poche e d’élite, e i ragazzi emigrano. Per capire un po’ più da vicino questo “problema” (che poi si traforma in opportunità) ci siamo confrontanti con tre danzatori, laureati all’Università CODARTS di Rotterdam, tre ragazzi, Mandela, Rebecca e Delia, che ormai da 4 anni hanno lasciato l’Italia con l’obiettivo di rendere la danza la loro professione e, con questo obiettivo, hanno trovato CODARTS e un contesto universitario ancora inesistente in Italia e ballano ora come professionisti in Compagnie e come freelancer (figura rara qui in Italia). Nella danza, come nella vita, in generale, è importante cominciare già in tenera età ad allenare la capacità di confronto con altri contesti, altre situazioni, altre tecniche. È importante cominciare sin da piccoli ad allenarsi alla comprensione di sé in più contesti, imparando a giocare con l’assenza di radici o con la permanenza di esse, anche al di fuori della propria abitudine: ed è così che Rita Valbonesi ha portato il suo progetto di Anatomia Esperienziale in Movimento per Bambini in un contesto esterno, al di fuori delle scuole di danza e al di fuori degli ambienti canonici. Ve lo raccontiamo in questo numero!
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