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Alen Bottaini: l’intelligenza non ti fa risolvere  solo problemi matematici!

Alen Bottaini: l’intelligenza non ti fa risolvere solo problemi matematici!

Di origine toscane, tedesco di adozione, Alen Bottaini è il fondatore e direttore artistico della Bavaria Ballet Academy. Ballerino di grande virtuosismo, fino alla fine della sua carriera di danzatore è stato primo ballerino del Bayerisches Staatsballet di Monaco. Inizia la sua formazione presso la scuola di sua madre e all’età di 13 anni prosegue gli studi in Inghilterra al Bush Davies college per entrare poi nella scuola del Royal Ballet di Londra. L’anno successivo, su consiglio della grande Galina Ulanova, si trasferisce in Russia presso la famosa Accademia Vaganova di San Pietroburgo (Kirov Theatre School) nella quale due anni dopo si diploma con il massimo dei voti. Completa infine i suoi studi alla Canada’s National Ballet School dove per un anno approfondisce lo studio della danza contemporanea.
Bottaini è stato il primo e unico italiano ad aver vinto la medaglia d’oro alla competizione internazionale di Varna; nel 2006 è stato dichiarato “Best Performer of the Year” da “Danza & Danza” e nel 2008 ha ricevuto il titolo onorifico di Kammertänzer in Baviera. Nel 2013 fonda la sua Accademia di Balletto e quest’anno festeggerà il decimo anno di attività con l’organizzazione di un Grande Gala.
Intervisto Alen dopo esser stato ospite del Campus Ida in cui ha tenuto delle classi di danza classica per cercare nuovi studenti per la sua Accademia tra i dodici e i diciassette anni.

MM: Alen quando ha capito di possedere la vocazione dell’insegnamento?
AB: Dopo un po’ che insegnavo ho capito veramente che anche l’insegnamento potesse essere una mia vocazione: spesso si pensa che se sei stato ballerino ad alti livelli sia naturale fare l’insegnante ma non è così automatico. Insegnare è completamente diverso così come è diverso insegnare in compagnia o in accademia. Quando si danno lezioni in compagnia si fa un riscaldamento particolare per mantenere la tecnica; quando insegni in Accademia invece ti rivolgi a dei bambini e a dei ragazzi e devi insegnargli tutto dall’inizio. Quando, dopo diciassette anni, sono venuto via dalla Bayerisches Staatsballet di Monaco ho capito che ci voleva troppa energia per continuare con il repertorio che proponeva la compagnia così ho capito che dovevo limitare gli sforzi per preservarmi. Per un anno poi sono stato ballerino ospite in diversi gala e, parallelamente, ho iniziato a insegnare.

MM: Quando hai avuto l’occasione di insegnare in modo stabile?
AB: Sinceramente quando ero ballerino non avevo in testa l’idea di insegnare ma un giorno ho visto un annuncio come insegnante all’English National Ballet School di Londra e mi hanno preso proprio quando stava diventando direttrice Samira Saidi, ballerina e insegnante. Samira mi ha tenuto sotto la sua ala protettrice e mi ha insegnato davvero molto, sia dal punto di vista della didattica (guardava sempre attentamente le mie lezioni), che dal punto di vista gestionale su come gestire un’ Accademia: posso dire che mi ha insegnato ad insegnare. Dopo cinque anni che insegnavo lì ho deciso però di lasciare, sia perchè Samira aveva lasciato la direzione della Scuola che per motivi personali. Ero stanco perchè per cinque anni ogni weekend tornavo a casa da Londra e, avendo già aperto anche l’Accademia che dirigo, ero molto occupato e poi, avendo avuto anche il secondo figlio, era arrivato il momento di trovare una stabilità a Monaco.

MM: Così ha deciso di impostare la sua vita a Monaco?
AB: Sì, ho pensato che avevo imparato e conosciuto molte cose che potevo trasmettere ai miei allievi e volevo stare più vicino alla mia famiglia. Inoltre è da trent’anni che abito a Monaco quindi qui mi conoscono molto bene e molte persone mi stimano, oltre al fatto che la danza qui è ancora molto riconosciuta e i teatri sono pieni. Per tutti questi motivi ho messo le mie radici a Monaco poi, anche dal punto di vista logistico, la mia Accademia è favorita perchè Monaco è nel centro dell’Europa. Non è un caso che il 70% dei miei studenti siano italiani: da una parte mi conoscono bene come ballerino, dall’altra Monaco è la tappa più vicina per uscire dall’Italia e i genitori si sentono più tranquilli.

MM: Ho notato che organizza diverse audizioni in Italia e all’estero per accedere alla sua Accademia, come riconosce i giovani talenti?
AB: Chiaramente nel classico si deve rientrare in alcuni parametri ma per me è ancora più importante trovare nei ragazzi l’intelligenza: devo capire se i ragazzi comprendono veramente una correzione, devo poter esser certo che dopo la correzione risultino attenti nella trasmissione dentro al corpo e poi, certo, bisogna avere un fisico adatto, ma questo non è tutto per me. Ovviamente in un giorno è difficile carpire questa qualità, ma vedere se un ragazzo possiede carattere e personalità per me è molto importante. Ho visto anche ragazzi molto dotati ma se non hanno questa qualità non riescono a procedere così come è nei miei intenti. Oggi giorno poi se non sei sveglio e non apprendi subito, i direttori di compagnie non hanno tempo di aspettare: è tutto molto più veloce rispetto ad una volta.

MM: Come mai predilige la strada dell’audizione per entrare nella sua Accademia? Riesce a capire meglio le personalità più giuste per il suo percorso?
Assolutamente, seguo molto la personalità perchè i ragazzi hanno bisogno di avere una vitalità e oggi giorno i ragazzi sono molto svegli e cercare di trovare qualcosa in loro che riesca ad emergere non è facile. Però se il ragazzo ha molta passione riesco a spingerlo per farlo arrivare: ho bisogno di un carattere che possa “acchiappare la cosa” piuttosto che un ragazzo che abbia delle qualità fisiche che non riesca a comprendere quello che gli propongo. Per questo vengo spesso in Italia a fare audizioni: qui i ragazzi hanno molta personalità. Durante l’audizione a Ravenna ho scelto ad esempio tre ragazzi, un ragazzo di diciotto anni a cui interessava partecipare al programma per il Pre Professional Program e due ragazze di tredici anni.

MM: E quando vengono selezionati i ragazzi a partire da quale età cominciano nella sua Accademia?
AB: I ragazzi che sono di Monaco arrivano anche piccoli (nel mio programma i corsi di studio partono dai dieci anni ma ho anche dei corsi pre accademici che partono dai sei anni) anche perchè ho anche un internato in cui vengono seguiti; gli italiani invece di solito arrivano dopo le scuole medie per problemi di studio: preferiscono arrivare sui dodici anni finite le scuole medie, così hanno la possibilità di frequentare un anno per l’integrazione scolastica e poi proseguono nella scuola tedesca.

MM: Secondo lei quindi quali qualità deve avere un danzatore?
AB: Sicuramente un buon danzatore deve saper accettare i consigli, vedere che piega prende la coreografia nella sua unicità, avere musicalità, carattere, espressione ed artisticità. Io preferisco sicuramente queste caratteristiche anche a chi è più pronto tecnicamente perchè il mio lavoro di insegnante deve essere quello di trasmissione e di crescita. Capisco subito se il ragazzo ha avuto un insegnamento sbagliato e se cambia subito il metodo perchè apprende velocemente apprezzo lo sforzo e lo aiuto; altrimenti capisco che non c’è il livello di comprensione giusto che cerco io. Per questo motivo mi è capitato spesso di accogliere ragazzi anche di sedici anni che erano più indietro tecnicamente ma in quei casi gli facevo frequentare i doppi corsi per velocizzare l’apprendimento della tecnica. Ovviamente non ci deve essere un divario troppo ampio con i loro pari, altrimenti sarebbe troppo stressante sia a livello fisico che a livello psicologico.

MM: In che modo ha impostato il suo lavoro accademico? Riscontra differenze rispetto al metodo di lavoro delle Accademie in Italia?
AB: La mia Accademia è basata sulla Vaganova ma ci ho messo molto del mio perchè ho seguito tante scuole diverse con altrettanti metodi (Royal Ballet School di Londra, Canada’s National Ballet School di Toronto): ho cercato quindi di prendere il meglio da ogni insegnamento e ho costruito un mio programma. Durante la pandemia ho creato il programma ABA Alen Bottaini Academic Ballet Program poi ho sistemato tutti gli esami dei corsi tra i sei e i diciotto anni e ho creato per ogni anno le lezioni di esami che si svolgono due volte all’anno e in più per il repertorio si preparano variazioni che vengono poi presentate nei teatri dove i ragazzi possono essere visti anche da altri direttori: quest’anno ad esempio siamo stati a Torino e il prossimo anno andremo a Mentone. Per me è fondamentale dare un’esperienza di palcoscenico ai ragazzi.

MM: Ci sono modalità specifiche che ha introdotto nella sua Accademia grazie alla sua esperienza?
AB: Di base ho ideato un programma che è stato creato sulla mia esperienza di ballerino e quindi c’è molto del mio; certo la base è sempre la stessa e non si può toccare ma ho inserito diversi elementi che derivano dal mio background. Ad esempio sono cresciuto tanto grazie anche alla mia esperienza in coreografie di Balanchine e Forsythe.
Per le mie classi ho anche creato, insieme al pianista Vinicio Colella, tutte le musiche per velocizzare a livello musicale le lezioni: bisogna lavorare lentamente altrimenti i corpi non sono pronti ma abbiamo fatto un lavoro sulle musiche in modo che i ragazzi non si annoino e la musica gli dia un sprizzo di gioia creando il giusto equilibrio tra divertimento e lavoro.

MM: Mi sembra che nella sua idea di Accademia ci sia lo scopo ben preciso di far trovare ai “suoi ragazzi” un lavoro. Come li aiuta in tal senso?
AB: Il mio programma accademico inizia a partire dai dieci anni e arriva fino ai sedici anni (junior), poi gli ultimi tre anni sono per i senior e a seguire ho creato il Pre Professional Program. Già durante l’ultimo anno di questo percorso, mentre gli allievi stanno ancora studiando, li stimolo a partecipare ad audizioni così riescono a superare eventuali rifiuti grazie ai compagni dandosi sostegno reciproco. Con questa modalità molti di loro quando finiscono trovano lavoro perchè in Germania, diversamente dall’Italia, ci sono molte occasioni di lavoro, ogni teatro ha la sua compagnia che funziona, ci sono fondi anche per un piccolo progetto. Anche durante la pandemia hanno aiutato molto la mia Accademia con dei fondi. Purtroppo, devo ammetterlo, ho un pò di rammarico per la situazione italiana.

MM: E come si svolge una giornata tipo in Accademia?
AB: I senior iniziano alle 8.30 e finiscono verso le 16.30: hanno lezione di carattere, passo a due, repertorio, punte, classico, contemporaneo, anatomia, stretching, power training, il metodo Benesh (un sistema di notazione per la danza n.d.r.), poi ognuno crea un progetto coreografico e quello che vince viene portato in scena nello spettacolo finale.
Gli junior tra i dieci e i sedici anni, frequentando ancora la scuola, fanno tra le tre e le quattro ore al giorno e frequentano lezioni di classico, carattere, punte, base moderna con metodo Graham e Limon.

MM: E tutti i ragazzi che frequentano riescono a finire il percorso?
AB: Fortunatamente si. Normalmente riescono a seguire e terminare tutto il percorso, devo dire che non c’è una percentuale molto alta di abbandoni.

Alen Bottaini è una persona deliziosa dal piglio ironico e divertente, sente il peso della responsabilità di essere insegnante e crede che sia fondamentale svolgere questo lavoro con grande passione e dedizione. Possiede una spinta emotiva molto forte che persegue con passione e tenacia e per i suoi allievi ha cercato un metodo che possa coniugare lavoro e divertimento. Il tipo di intelligenza di cui parla Alen, che non è certo quel tipo di intelligenza che ti aiuta a risolvere problemi matematici, è una dote importantissima che non tutti hanno ed è la migliore qualità che secondo lui ogni ragazzo che aspiri a diventare un danzatore professionista possa coltivare nel tempo.

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