La più grande rivoluzione della nostra generazione è la scoperta che gli esseri umani, cambiando gli atteggiamenti interiori delle loro menti, possono modificare l’aspetto esteriore della loro vita” William James
Se trasliamo questa considerazione nell’ ambito dell’insegnamento della danza è evidente quanto i fattori psicologici non influiscano solo sulle prestazioni dei nostri allievi ma anche sul processo di apprendimento.
Facendo luce su ciò che può influenzare il benessere psichico degli allievi durante la lezione di danza e diventando consapevoli dei “demoni” che possono affacciarsi nel praticare questa nobile arte, possiamo diventare maestri sapienti, capaci di motivare nel modo giusto i nostri studenti, rafforzandone le abilità interiori.
Prima di agire sui nostri allievi, credo sia importante lavorare su noi stessi e prendere consapevolezza del modo in cui pratichiamo l’insegnamento per questo ho voluto approfondire l’argomento con la Dott.ssa Francesca De Stefani, Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Biosistemica ed esperta Psicologa in ambito sia sportivo che coreutico.
Dott. ssa De Stefani cosa intende quando parla di “demoni” della danza?
una definizione un po’ forte ma in grado di esprimere bene i disagi che un insegnamento non adeguato possa creare in bambini ed adolescenti come, per fare un esempio, l’eccessivo perfezionismo che viene stimolato e coltivato dalla danza.
Il profilo caratteriale migliore di un danzatore è sicuramente quello di una persona altamente motivata, responsabile e autodisciplinata; tuttavia se si esasperano questi aspetti si rischia di sconfinare e diventare ipercritici, continuamente accompagnati da pensieri negativi e dicotomici.
Secondo lei quindi quali strumenti può mettere in campo l’insegnante di danza per contrastare la tendenza degli allievi a diventare ossessionati dalla perfezione?
In questo senso il Maestro di danza può davvero fare la differenza fornendo ad esempio feedback chiari e costruttivi.
La prima regola per avere allievi fiduciosi nelle proprie capacità è far sì che stabiliscano una sana competizione con i propri limiti… cerchiamo l’eccellenza e non la perfezione!
In che modo il suo lavoro può essere importante per gli insegnanti di danza?
Credo che preparare gli insegnanti di danza trasmettendo loro maggiore coscienza sugli aspetti psicologici che determinano o meno un apprendimento di successo possa prevenire tanti disagi e/o patologie che una volta manifestati possono essere trattati esclusivamente dal punto di vista clinico.
Purtroppo sono ancora molti gli episodi di cronaca che riguardano abusi fisici e mentali a danno di giovani aspiranti ballerini in prestigiose accademie di balletto: questo è un chiaro segnale che non si sia fatto ancora abbastanza per emanciparsi da modelli di insegnamento errati che in molti casi purtroppo creano solchi profondi nell’emotività di chi è disposto a tutto per inseguire il proprio sogno.
Nelle esperienze più distruttive poi, l’allievo per gestire le richieste assurde del docente, diventa ipercritico e autodistruttivo fino ad arrivare all’anoressia come strumento di controllo.
Per questo ringrazio l’opportunità che mi ha dato IDA nel sensibilizzare i maestri di danza e di conseguenza la possibilità di intervenire anticipatamente nella formazione di bambini ed adolescenti, prevenendo i disturbi che spesso mi trovo a curare in studio.
Viviamo nell’era dell’immagine perfetta e del corpo come misura del valore sociale. I ragazzi che praticano danza sono immersi nei social media, nei quali vedono corpi di danzatori perfetti e prive di difetti fisici. Come viene influenzata secondo lei la percezione di sé stessi?
Il corpo è il primo elemento con cui si entra in contatto con gli altri ed è un fattore molto importante per lo sviluppo della definizione del sé. Ci si costruisce un’idea del proprio corpo sia con l’esperienza diretta sia attraverso il confronto con gli altri e le opinioni delle persone per noi significative (genitori, amici, insegnanti).
Gli adolescenti, in particolare, sono giudici severi ed implacabili sia con loro stessi che con gli altri e cercano continuamente conferme. Queste premesse mixate allo sguardo sempre rivolto ad immagini perfette crea il rischio di perdere il contatto con la realtà.
Per questo credo sia importante insegnare ai ragazzi a fare un uso consapevole dei social media, spiegando loro che quello che vedono è spesso ritoccato ad arte e che la verità di una performance è molto più complessa.
Non dimentichiamo che la danza è racconto e prevede personalità, intelligenza, valori, cultura e per questo è importante che gli insegnanti di danza riportino l’attenzione alla peculiarità di ogni individuo, ad una bellezza non imposta ma veicolata dalla scoperta di sé.
La vera ricchezza pedagogica della danza sta nell’aiutare le persone che la praticano ad ascoltarsi profondamente interpretando ciò che rimane nascosto alla vista ma è sensibile all’anima.
© Expression Dance Magazine - ottobre 2021