La danza ha sempre parlato a determinate categorie di persone.
Facendo poi riferimento al contesto occidentale, tali categorie hanno subito, nella maggior parte dei casi, una dura selezione: da sempre vista come un’arte per pochi, adatta a determinati fisici, costruiti in ogni dettaglio, sta attraversando negli ultimi decenni piccole rivoluzioni quotidiane, legate principalmente alla necessità di rendere quest’arte, un’arte inclusiva, non legata a dogmi né a preconcetti di tipo classista e razziale. Anche in questo passaggio possiamo leggere l’importanza acquisita dalle arti e dagli sport nell’evoluzione socio-culturale dei diversi contesti: la funzione sociale della danza va a ridisegnarsi in un mondo alla ricerca costante di nuovi equilibri, dove ogni tentativo di eliminare i confini, sta portando i suoi frutti anche in discipline fino a oggi caratterizzate da ferrei dettami, confini mai scritti, ma da sempre percepiti.
Ci sono persone, in questo senso, che per raggiungere il proprio sogno hanno deciso di sfidare questi dettami, superare le barriere poste da preconcetti, non solo infondati, ma soprattutto conseguenza di relazioni di potere e politiche sociali distorte.
La storia ha senza dubbio influenzato, e non poco, lo sviluppo di questo movimento, relegando certe categorie a determinati stili, “ghettizzando” certi corpi.
Oggi anche la danza, nell’acquisizione di consapevolezza legata al proprio ruolo nel contesto sociale, cerca di dar voce al cambiamento, grazie a personalità eccezionali e carismatiche come Paige Fraser.
Paige è una ballerina professionista originaria degli Stati Uniti ed è stata docente per IDA allo stage Expression Dreaming America. Con lei ci siamo confrontati su alcuni temi legati proprio alle sfide nella danza: dalla scoliosi alle divisioni etniche.
Paige, oggi ballerina di successo per compagnie e musical, balla da che ne ha memoria! Decisissima sin dagli 8 anni a diventare ballerina professionista, a 13 anni le viene diagnosticata una forma di scoliosi, con una acuta curvatura della colonna. Le prime parole del medico alla lettura della diagnosi furono traumatiche per Paige, poiché si parlò subito di intervento alla spina dorsale, ma ciò che sembrava un incubo si trasformo nella sua più grande sfida e motivazione nel raggiungimento del suo sogno.
La ricerca di trattamenti alternativi l’hanno condotta a indossare un busto correttivo durante la scuola superiore, affidandosi allo stesso tempo a trattamenti chiropratici: tutto ciò ha dato i suoi frutti, dandole la possibilità di intraprendere una carriera nella danza come professionista senza far ricorso a interventi invasivi.
Dalla scoliosi non si guarisce, plasma il corpo e sicuramente è una condizione con la quale è necessario imparare a dialogare e convivere: fondamentale per Paige è stato acquisire consapevolezza sulla sua unicità e sulle sue qualità, consapevolezza acquisita lavorando sul suo corpo, danzando.
La danza quindi può essere intransigente e pretendere perfezione, ma se si impara a cogliere l’essenza del movimento, acquisendola come naturale forma di espressione del proprio sé, in rapporto a tutti gli elementi che fan parte della danza (dalla musica, al coreografo e al proprio partner), allora si uscirà dai retaggi culturalmente dettati, comprendendo che è proprio la danza a offrire una doppia lettura della medesima storia.
Paige ha colto l’opportunità offerta dalla danza, comprendendo il grande tesoro nelle sue mani: la sfida della scoliosi nella danza le ha dato modo di confrontarsi costantemente col suo essere, dandole modo di conoscersi profondamente e abbracciare totalmente il proprio io, mente e corpo.
In questo percorso Paige ha inoltre deciso di dare vita a una fondazione, per camminare al fianco di artisti un po’ più svantaggiati, sia per condizioni fisiche che per condizioni economiche: la fondazione raccoglie infatti donazioni proprio per assistere coloro che non possono permettersi cure né tantomeno opportunità.
Con la professionista ci siamo confrontati sulla reale funzione della danza nella nostra società e ci spiega come anche il suo essere nera abbia reso il suo percorso ancora più profondo e ricco di sfide: Paige si è da sempre battuta per diritti di uguaglianza nella danza, sostenendo a gran voce la rappresentanza di ballerine professioniste nere nel panorama artistico nazionale e internazionale.
Al giorno d’oggi essere donna ed essere una donna nera non è più motivo di vergogna, ma di orgoglio. La storia ci ha riportato racconti di sofferenza e difficoltà da parte di ballerini neri, le avversità sono state tante e la maggior parte delle volte purtroppo a causa del razzismo imperante.
Poi negli anni ’50, ’60 e ’70 i primi ballerini neri hanno spinto per un cambio di rotta epocale, garantendo la presenza di ballerini neri nelle compagnie, in tour e spettacoli.
Oggi non è più necessario modificare le proprie caratteristiche fisiche per incontrare le richieste del mondo dello spettacolo, ma quelle che a volte sono viste come differenze, oggi sono accolte come ricchezza.
Oggi anche i ballerini neri possono ballare senza paura di essere bullizzati.
Ricordiamo che anche piccole vittorie quotidiane ci hanno condotto alla situazione attuale, vittorie come la commercializzazione di scarpette di diversi toni, in questo modo, chiunque potrà acquistare scarpette anche adatte alla propria carnagione (la scarpetta oggi non è solo rosa pallido). Ogni sfumatura è finalmente accolta con gratitudine.
Farsi portavoce oggi significa dar voce a chi non può, per un motivo o per un altro, affrontare una determinata sfida.
Paige ha danzato tanti anni per la Visceral di Chicago, passando da essere l’unica ballerina nera della compagnia, a essere chiamata per uno dei palchi più famosi d’America e del mondo: Broadway!
Nel 2019 arriva, infatti, la chiamata tanto agognata: interminabili cicli di selezione l’hanno portata a vestire i panni di un leone, di una zebra e addirittura di un albero in quel musical chiamato "Il Re Leone" nel tour nazionale.