Cari ragazzi vi posso rassicurare che se potessero danzare solo coloro che possiedono una conformazione delle anche naturalmente predisposte a mantenere le prime posizioni a 180 gradi, tanti ballerini professionisti non avrebbero mai calcato il palcoscenico! Vi assicuro che anche fra i danzatori c’è chi non è stato baciato dalla fortuna ed è comunque un performer meraviglioso.
Lasciate quindi che vi dia un consiglio: non soffermatevi troppo tempo ad osservare sui social i virtuosismi di splendide fanciulle che riescono ad usare i loro malleoli come fossero vassoi porgendovi la tazzina di caffè sulla gamba a 90 gradi alla seconda: non è la realtà dei più!
Ma se durante la lezione di classico vi sentite ancora dire ripetutamente “chiudi la quinta” non scoraggiatevi ma mettetevi in moto per indagare sull’argomento en dehors. Potrebbero esserci infatti dei blocchi muscolari a carico dei flessori dell’ anca o dei vostri glutei oppure potreste aver bisogno di allungare o potenziare il vostro psoas.
E ciò che sentite come un limite insormontabile potrebbe invece rivelarsi una splendida occasione per fare il punto sulla vostra postura e potreste meravigliarvi nello scoprire che allineando correttamente il bacino in neutro, le vostre anche potranno ”respirare” e partecipare ad un range di rotazione più ampio di quello che avete sempre pensato.
I vostri insegnanti potrebbero consigliarvi degli ottimi esercizi di mobilità e rinforzo che in breve tempo vi permetteranno di mantenere l’en dehors con consapevolezza, evitando danni come lo screwing del ginocchio o molti altri difetti nati da strategie compensative per uno scorretto utilizzo della tecnica.
Esclusi i casi che presentano particolari conformazioni ossee a carico del femore o vere e proprie patologie conclamate; la partita dell’en dehors va giocata tenendo presente che tantissimi danzatori hanno incrementato notevolmente le loro prestazioni allenandosi con esercizi semplicissimi e mirati anche attraverso l’utilizzo di props.
E tu hai mai ascoltato le differenze ch e si percepiscono quando sei alla sbarra fra la rotazione dell’arto di supporto e quello che lavora? Quante volte ci dimentichiamo della gamba di terra? Quando i miei studenti tentano di adagiarsi sull’anca e smettono di pensare a far funzionare i rotatori profondi in maniera simultanea, li porto al centro e metto un mattone da yoga sotto la pianta del piede di terra. Per i primi cinque minuti solitamente si genera un po’ di smarrimento perché l’espediente costringe l’allievo a fare i conti con una padronanza vera del movimento e non presunta ma già dal sesto minuto l’allievo organizza già il corpo con le premesse migliori per attivare tutti i muscoli giusti che occorrono per la conquista del loro migliore en dehors nella dinamica del movimento.
Quindi forza ragazzi perchè siete davvero fortunati a studiare danza classica in un epoca che offre così tanti input ed informazioni sull’ argomento: fisioterapisti, tecniche di supporto alla danza, allenamenti funzionali e scoperte scientifiche sempre aggiornate vi mettono nella condizione ottimale per superare brillantemente gli ostacoli che la tecnica accademica può presentare. E con il training adeguato ogni giorno diventerà più affascinante addentrarsi nelle tante sfaccettature dell’abilità che caratterizza per eccellenza la tecnica classica: quindi… buon en dehors a tutti!