La tecnica Horton è un’importante tecnica di danza moderna, creata da Lester Horton negli anni Trenta e Quaranta, per fortificare, allungare e rafforzare il corpo umano, accordandolo come un vero e proprio strumento da utilizzare per la danza, attraverso esercizi capaci di preparare un ballerino a qualsiasi tipo di stile desideri adottare.
Con la tecnica Horton ogni muscolo del corpo viene allungato testando la capacità di quest’ultimo di muoversi fino al suo limite. Ogni parte del corpo è isolata e viene utilizzata la più ampia gamma di movimenti possibili. La tecnica è dinamica, sviluppa sia forza sia flessibilità e lavora con un’energia che è costantemente in movimento.
Grande attenzione è data allo sviluppo della musicalità e alla qualità di esecuzione dei movimenti. Infatti, man mano che gli studenti progrediscono, gli esercizi diventano più lunghi e complessi: dei veri e propri studi che sembrano quasi pezzi da concerto.
In questo articolo ci soffermeremo su un’analisi del “Warm Up”, ovvero quella parte della lezione costruita per preparare i muscoli del danzatore a eseguire i diversi movimenti tecnici, che verranno poi utilizzati nelle attraversate e nelle sequenze coreografiche.
L’obiettivo principale di molti studi della tecnica Horton, fin dal livello principiante, è quello di creare lunghezza nella colonna vertebrale e nei muscoli posteriori della coscia ed è proprio per questo motivo che il primo esercizio che vi ritroverete ad affrontare sarà quello che viene denominato “Roll Down e Roll Up”.
Il Roll Down è una flessione graduale della colonna vertebrale in avanti, sul piano sagittale, e può essere eseguito in II e in I parallela. L’obiettivo è quello di mobilizzare la colonna, articolando una vertebra dopo l’altra, fino ad arrivare al suolo. In questo modo si consentirà all’allievo di allungare la parte posteriore delle cosce (gli hamstring) e la colonna lombare. Il roll up è il movimento inverso al roll down e avviene srotolando la colonna, vertebra dopo vertebra, in modo da riportare il tronco in posizione eretta.
A seguire troviamo quella che viene denominata “Flat Back Series”, una vera e propria sequenza di Flat Back con diversi livelli di diffcoltà eseguiti nei modi più diversi: dai più semplici, con le braccia in Natural Low e poi in High Parallel, ai più complessi, come quelli con Demi-Pliè e Flat Back Back Bend o a Relevè. Il flat back è eseguito solitamente in II parallela e prevede un’inclinazione del busto in avanti in una posizione a “tavolino” formando un angolo di 90 gradi all’altezza dei fianchi. Durante l’esecuzione di questo elemento tecnico gli studenti devono mantenere il busto allungato e parallelo al pavimento e assicurarsi di utilizzare la muscolatura addominale durante l’intero movimento. L’obiettivo di questa serie è l’allungamento degli hamstring, il rafforzamento della schiena e degli addominali.
Questa tecnica fa frequentemente affidamento sui muscoli posteriori della coscia e proprio per questo che viene posta grande attenzione nel riscaldare questi muscoli, lentamente e completamente, fin dall’inizio della lezione.
Successivamente, nella nostra scaletta, ritroviamo i “Bounces e Primitive Squat”, il cui obiettivo è quello di riscaldare il tendine di Achille, allungare il Gastrocnemio (il muscolo del polpaccio), rafforzare glutei e quadricipiti. Inoltre, mantenendo il corretto allineamento delle ginocchia con il secondo dito del piede, il Primitive Squat Descent e Ascent rafforza i muscoli di supporto che circondano il ginocchio, prevenendo lesioni dello stesso.
È, quindi, il momento dei “Lateral”, importantissimi nella tecnica Horton. Durante l’esecuzione di questi ultimi entrambi i lati del busto dovrebbero essere allungati e i muscoli addominali devono essere attivati per sostenere la schiena ogni volta che il corpo si inclina lateralmente e per prevenire stiramenti e infortuni. Durante l’esecuzione di un Lateral il bacino deve essere spostato nel lato opposto in modo da aumentare al massimo la possibilità di allungamento laterale del busto.
A questo punto può essere proposta una combinazione di “Pliè”, esercizio non codificato da Horton, ma che viene ripreso dalla tecnica accademica. Questi possono essere eseguiti in I e II parallela e in I, II e IV En Dehors.
L’esercizio successivo è quello dei “release swing” movimento pendolare caratterizzato da due azioni: rilasciare, allungare. L’oscillazione è un movimento naturale del corpo e la danza rende più interessante questo movimento alternando l’oscillazione ad altre azioni, come l’allungarsi, il girare e il saltare. L’azione del release swing, infatti, nella tecnica Horton, molto spesso viene adottata come preparazione per un giro, come il Lateral T Turn, o a volte per un salto, come il Lateral T Jump.
Per poter scaldare al meglio caviglie e piedi viene inserito, a questo punto, un esercizio di “Tendus”, che possono essere eseguiti in Parallelo e in En Dehors.
È il momento quindi di inserire esercizi incentrati sulla mobilità del busto sul piano trasversale, come “l’Egyptian Walk”, esercizi di isolazione, di coordinazione e dissociazione o esercizi per l’espressività del Torso come il “Torso Language”.
Ritroviamo, pertanto, i “Deep Forward Lunge Stretches” che, a seconda delle diverse sequenze codificate, hanno l’obiettivo di allungare i muscoli dell’articolazione dell’anca, gli adduttori, gli hamstring.
Diversi sono gli esercizi codificati per il lavoro al suolo. Si parte solitamente con i “Coccyx Balance”, il cui obiettivo è il rafforzamento degli addominali e dei flessori dell’anca, per proseguire poi con sequenze di mobilità articolare codificate attraverso delle Fortification, come la n. 5, la n. 7, la n. 9.
Sempre al suolo si può approcciare lo studio di cadute come Side Fall, Front Fall e Back Fall.
Ritornati in posizione eretta, finalmente verranno introdotti i “Leg Swing”, il cui obiettivo è quello di riscaldare l’articolazione dell’anca e di allungare in modo dinamico hamstring e quadricipite.
Verranno proposti dei “Balance Study”, che possono essere paragonati all’Adagio della danza classica, e che arrichiranno il vocabolario dell’allievo con nuove posizioni tipiche della tecnica Horton come il Lateral T, il Front T, il Back T e il Table.
Il Warm Up si concluderà, infine, con lo studio di movimenti di slanci delle gambe come i Kick o i “Leg Fan”.
Chi avrà modo di avvicinarsi alla Tecnica Horton noterà sicuramente la semplicità dei movimenti e la chiarezza delle linee che caraterizzano il Warm Up, fondamentale soprattutto per i neofiti per apprendere e ottenere risultati gratificanti fin dalla prima lezione. Nonostante ciò, i ballerini più avanzati saranno catturati dalla costante sfida di ampliare, lezione dopo lezione, la loro gamma di movimento.
Bibliografia:
M. B. Perces, A. M. Forsythe, C. Bell (1992)
The Dance Technique of Lester Horton,
Pennington, Princeton Book Co Pub
Gianni Mancini è docente di Tecnica della Danza Moderna e della Danza Classica presso il Liceo Coreutico e Teatrale “Germana Erba” di Torino, ed è docente Formatore IDA.
Per il progetto IDA MOVES propone 3 lezioni di Tecnica Horton >>