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Dialogo con Guido Martinelli: la riforma dello sport e i suoi possibili scenari

Dialogo con Guido Martinelli: la riforma dello sport e i suoi possibili scenari

Guido Martinelli è avvocato e ha insegnato diritto sportivo al corso di laurea in Scienze motorie delle università di Padova e Ferrara. Svolge docenze per la Scuola dello sport del Coni. E’ autore di 15 volumi sulle società e associazioni sportive dilettantistiche, dirige la rivista Associazioni e sport edita da Euroconference.

 

Caro Guido in questo mondo in cui le notizie viaggiano così veloci ma le informazioni sono al contempo così frammentate… ci faccia capire, solo come sa fare lei, la riforma dello sport con le sue proposte quando potrà essere operativa in modo definitivo?

In settimana avremo il parere della Conferenza permanente Stato – Regioni e delle Commissioni parlamentari che hanno, nel frattempo, esaurito le audizioni che avevano programmato. Il testo sarà rielaborato per accogliere (o meno) in tutto o in parte le osservazioni formulate tornare in Consiglio dei Ministri per la successiva approvazione finale ed approdo finale in Gazzetta Ufficiale. A quel punto la decorrenza che sarà immediata per tutte le parti salvo quella sul lavoro sportivo e sulla abrogazione del vincolo per le quali è previsto una entrata in vigore successiva.

 

Ci conferma quindi che, ad oggi, la riforma è in un momento di stallo?

Si non sappiamo se il nuovo Governo farà in tempo a convocare il consiglio dei ministri entri il 28 febbraio. Il rischio che salti tutto è molto alto.

 

In una sua nota sui social sottolinea che “i decreti di riforma dello sport italiano continuano a suddividerlo in due mondi: quello professionistico e quello dilettantistico e conseguentemente lo disciplinano. Anzi avvicinando molto il dilettantistico (che continua a non avere una sua definizione specifica e viene determinato sempre come differenza da quello professionistico la cui attivazione continuerà ad essere decisa dalle Federazioni) a quello professionistico”. 

Pare infatti che questa riforma possa essere salutata come buona nel momento in cui vengono riconosciuti per la prima volta gli istruttori/insegnanti “dilettanti” come lavoratori con gli stessi diritti degli altri ma d’altra parte rischia di far diventare professionale un “lavoro” quello che per molti non è… cosa ne pensa? Quali i lati positivi e negativi di questo dualismo?

Siamo passati da una fase come l’attuale in cui non vi è alcuna tutela ad una in cui vi è un eccesso di tutela. Se è un dato oggettivo che per molti operatori della danza questa è una professione, e quindi ben vengano le tutele previste da questa riforma, è altrettanto vero che molti operano prevalentemente per passione, avendo e gestendo attività lavorative e professionali estranee allo sport. Pensare che anche costoro siano “lavoratori” significa negare che allo sport e alla danza ci si possa accostare in modo disinteressato anche per sola passione. Ma così facendo si impongono per tutti regole, adempimenti e costi difficilmente sopportabili per tutte le realtà che operano nel campo sportivo. Il rischio è quello di far consolidare le realtà medio – grandi e meglio attrezzate per assorbire nuovi oneri e costi e vedere sparire quelle che io chiamo le associazioni naif, ossia quelle nate spontaneamente dalla aggregazione di un gruppo di soggetti interessati a vivere una esperienza sportiva in comune.

 

Mi è piaciuta molto anche una sua provocazione in cui diceva che a suo avviso si dovrebbe avere “l'attuale sport professionistico (che per i costi indotti che comporta può essere "sopportato" solo dalle attuali discipline), un semi professionismo, in cui inserire tutti i club non professionistici che svolgono prevalentemente la promozione e la pratica agonistica delle discipline sportive riconosciute dal Coni, un "dilettantismo sociale" che come tale di diritto dovrebbe entrare nella riforma del terzo settore che fa diffusione sia degli sport come tali che della pratica motoria e, infine, le "imprese sportive" che sono quelle che gestiscono impianti sportivi e che principalmente vendono servizi "motori" all'interno degli stessi e per i quali la pratica delle discipline sportive riconosciute appare del tutto residuale…”.

In questo senso pensa che ci potrebbe essere una apertura verso la soluzione che propone?

 

È chiaro che noi abbiamo realtà sportive che hanno fatto investimenti importanti in locali ampi, offrono una serie differenziata di servizi sportivi senza partecipare ad attività agonistiche. In questo caso diventa difficile pensare che non ci si trovi di fronte ad una impresa che eroga servizi alla persona. E come tale dovrebbe essere disciplinata sotto il profilo civilistico e fiscale. Così come diverge l’associazione che, ad esempio, si organizza per far fare sport ai migranti o comunque a soggetti con disagio sociale. E’ chiaro che questo è il vero sport da terzo settore che deve essere valorizzato con le leggi dell’associazionismo e del volontariato. Diverso ancora appare lo sport delle associazioni che svolgono attività agonistiche a livello nazionale. Direi che qui siamo in una via di mezzo tra le due realtà prima descritte. Pensare che queste tre realtà che hanno presupposti socio economici completamente diversi l’uno dall’altro debbano essere disciplinate dalle medesime regole. 

In questo senso forse costituisce uno dei limiti più evidenti di questa riforma. 

 

Molti insegnanti di danza sono preoccupati per la svolta che potrebbe portare la riforma nei confronti dei propri compensi, cosa ne pensa? Crede che possa reggere questa soluzione e crede che in questo modo l’associazionismo di base possa continuare a sopravvivere in questo modo? 

Si perderanno molti posti di lavoro o in alternativa dal grigio di oggi si passerà al nero di domani. Il sistema economico sportivo non ha ricavi a sufficienza per garantire un futuro professionale sia ai laureati in scienze motorie che alle migliaia di giovani che hanno conseguito brevetti da Federazioni o Enti di Promozione Sportiva. Inevitabilmente si arriverà ad una selezione anche perché non siamo ancora in grado di valutare quale sia la domanda, da parte dell’utenza, di servizi sportivi nel post – covid. Quali strascichi psicologici questa produrrà?

 

E in merito all’ esonero contributivo previsto per il 2021 e il 2022 e di cui si sente tanto parlare, cosa ne pensa? 

I contributi previdenziali sui lavoratori dipendenti e sulle collaborazioni coordinate e continuative sono in parte a carico dei datori di lavoro e in parte dei lavoratori. La legge di bilancio fiscalizza solo la parte a carico dei datori ma non quella a carico dei lavoratori.

 


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Il nuovo servizio IDA

IDA International Dance Association ha attivato una collaborazione con l’Avvocato Guido Martinelli per fornire un nuovo servizio pensato per le scuole di danza: la possibilità di avere una videoconferenza privata dove il tecnico, la scuola o la singola associazione potrà porre all’Avvocato le proprie problematiche come statuti, contratti, ripresa dopo la chiusura, scelte societarie, etc...

Per maggiori informazioni e prenotare un appuntamento occorre contattare la segreteria IDA tramite mail danza@idadance.com oppure via telefono allo 0544/34124.

 

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© Expression Dance Magazine - Marzo 2021

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