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Emma Portner, energia e talento

Emma Portner, energia e talento

La giovanissima danzatrice e coreografa Emma Portner non conosce frontiere. Nata e cresciuta in Canada nel 1994, condivide le sue grandi doti a livello internazionale, che sia su un palcoscenico o sulle piattaforme dei più noti social media.

Di recente, le sue performance e coreografie sono apparse sul celebre video “Life Is Worth Living” di Justin Bieber così come nel suo Purpose World Tour. È nota per la complessità e l’onestà del suo movimento, e questo è esattamente ciò che incarna nel video della stella del pop mondiale. Con grande coraggio, non si nasconde dietro il trucco o un abito ben fatto, e i suoi capelli sono semplicemente legati in un nodo. Il direttore della fotografia Jose Omar ha catturato magnificamente le lentiggini della sua pelle e i lividi sulle ginocchia. Lei è completamente umana e assolutamente bella. I suoi movimenti eccentrici si allineano con il ritmo della musica e il suo viso esprime dolore e disperazione. Indossando una ferita sanguinante sul petto, si muove in uno spazio sterile con precisione e chiarezza. A un certo punto entra in scena Patrick Cook e i due danzano all’unisono, il suo articolato movimento. Alla fine del video, si abbracciano e la ferita di Emma sparisce. Il video, pubblicato su You Tube il 14 novembre 2015, ha avuto più di venti milioni e mezzo di visualizzazioni. Il “New York Times” l’ha definita ‘accattivante’, mentre di lei il “Dance Spirit Magazine” scrive: “Il suo intricato lavoro gestuale richiede l’energia di un grande predatore”. E sempre, secondo il “Dance Spiriti Magazine” è una dei tredici giovani coreografi che stanno ‘cambiando il mondo della danza’. Già nel 2012, l’American Dance Awards l’ha nominata Giovane coreografa dell’anno. Da allora, il suo lavoro coreografico è stato più volte premiato, guadagnandosi fra l’altro il miglior piazzamento nel Capezio A.C.E. Awards 2014. Il suo stile è fisico, in continua evoluzione, e influenzato da tutte le forme della danza. La sua ‘ossessione’ per la danza è cominciata al Leeming Danceworks di Ottawa, poi ha fatto pratica nella prestigiosa scuola nazionale del Ballet of Canada, si è laureata con lode alla Canterbury High School of the Performing Arts ed è andata a studiare alla Ailey School di New York. Ha avuto il privilegio di fare esperienza con la compagnia di danza canadese Rubberbandance nel 2014 e di frequentare regolarmente Springboard Danse a Monreal, dove ha lavorato con Aszure Barton, Alexandra Wells, Bonni Jene Smith, Jermaine Spivey, Tom Weinberger, Spenser Theberge e Shannon Gillen. La sua danza ha trovato il suo primo pubblico collaborando con un suo caro amico ballerino, Matt Luck. Il loro cortometraggio di danza “Dancing In the Dark” è diventato virale ed è stato proiettato ai Film Festival di tutta Europa. Ha poi continuato a portare avanti la danza nei film, con il suo recente lavoro per Blood Orange. Si è trasferita in pianta stabile a New York dove ha fondato una sua compagnia di danza contemporanea e insegna in tutto il Nordamerica e in Europa, oltre che stabilmente al Broadway Dance Center, Peridance e Intrigue Dance Convention. Si esibisce regolarmente con la compagnia di tip tap di Michelle Dorrance, Dorrance Dance. 

Cosa rappresenta la danza per te?

«Un modo di vivere».

Come ti piace descrivere il tuo stile di danza?

«Un groviglio di molte cose che trovo stimolanti e di grande impatto estetico. Una collezione di cose che sento crescere in me, ma che più spesso vengono fuori. Quello che cerco di ottenere nelle mie coreografie è una precisione sia nel tempo sia nell’integrità del movimento e della tecnica. Indipendentemente da ciò che si deve eseguire, un movimento profondamente classico, un gesto a contatto col pavimento, un complesso lavoro gestuale, voglio un’esecuzione eccezionale. Nel raggiungere l’obiettivo della ‘performance’, preferisco essere emotivamente guidata ma mai ‘influenzata’, limitata o artificiosa». 

Pur così giovane, hai già ottenuto numerosi riconoscimenti. Quali sono i lavori che hai amato di più come danzatrice e coreografa?

«Uno dei miei lavori  preferiti è “Water that Came to my Wait”, che ho creato nel luglio scorso. È stato il primo pezzo che ho fatto senza l’aiuto di nessuno sotto il profilo concettuale. Tecnicamente, invece, sono stata supportata da Ruben Merchan per le luci, Evan Shafran per le animazioni e Kevin Aubin per la produzione. Il pezzo  racconta semplicemente la storia della mia infanzia. Mi piace ballarlo con i componenti della mia compagnia, così come ho amato crearlo su di loro. Non c’è sensazione migliore che stare sul palcoscenico, condividendo energia e talento.  Ci siamo sostenuti l’un l’altro. Un secondo spettacolo a cui tengo molto, è la versione originale di “Let go, or Be Dragged”, che è stato il primo pezzo professionale che ho presentato. Come per  il ‘primo amore’, il modo in cui lo si guarda è per sempre speciale». 

Sei stata protagonista del video di Justin Bieber “Life Is Worth Living”, e hai realizzato coreografie per il suo Purpose World Tour. Com’è stata questa esperienza? 

«Quando ho ricevuto la chiamata di Parris Goebel, in un primo momento sono stata esitante, perché significava intraprendere una strada più ‘commerciale’, poi però ho pensato che non potevo farmi scappare l’occasione di partecipare a un progetto di livello mondiale. Creare il duetto è stato molto diverso dal coreografare per altre persone durante il tour. Il duetto era ispirato al lavoro e il tour era questo lavoro, ricreato per un più grande gruppo di ballerini non contemporanei. È stata una di quelle esperienze che cambiano la vita, in cui ho imparato come lavorare sotto la direzione di altri. Non direi che “amo di più” questa esperienza però ne sono sicuramente grata. Bieber ha avuto il grande merito di mettere in primo piano i ballerini in tutti i video di “Purpose”, e di rimuovere completamente se stesso in quelle immagini, anziché utilizzarli semplicemente come sfondo come spesso avviene. Quello che ha fatto per la comunità di ballo è enorme». 

Cosa pensi del futuro della contemporary modern dance?

«Quello che vedo ora è che tutto sta diventando sempre più sintetico, online, virtuale e questo mi rattrista profondamente. Se dipendesse da me… vorrei che la danza si evolvesse in un modo da spingere verso le persone in carne e ossa, che sia fatta in luoghi fisici, con musica vera e una reale connessione, e molto, molto di più. Purtroppo stiamo regredendo a livello culturale. Quindi, vorrei dare il mio contributo affinché la danza possa evolvere nella stessa direzione in cui vorrei che il mondo evolvesse. Promuovendo il progresso piuttosto che il regresso. Voglio usare la danza per raggiungere le persone e scambiare idee. Meno competizione, più scambio. Meno gerarchie, e più inclusione. Tutti quanti utilizziamo gli stessi strumenti e vorrei che ognuno di noi se lo ricordasse». 

Quali doti dovrebbe avere un giovane per diventare un buon danzatore? Quali qualità dovrebbe avere un insegnante per diventare un buon docente?

«Per i giovani, sono indispensabili: disciplina, coraggio e talento naturale. In tutti i grandi insegnanti che conosco è ‘radicata’ la verità, avendo un proprio vocabolario con cui comunicare in modo chiaro le proprie idee. Sono energici, carismatici e in grado di guidare la lezione. Non parlano mai a vanvera, ma danno sempre indicazioni molto precise». 

Hai un sogno o un desiderio che ancora non hai realizzato?

«Tanti! Mi piacerebbe un giorno vincere premi quali Tony Award, Bessie o VMA. Poi vorrei danzare o dirigere il tour mondiale di un artista di cui ho veramente stima. Mi piacerebbe lavorare con Alexander Ekman e, ancora, fare un tour con Dorrance Dance. E la mia carrellata continua: vorrei insegnare in Ruanda con l’organizzazione Mindleaps, danzare per Sia, Grimes, Ani Difranco, Sonya Tayeh, Crystal Pite e Spencer Theberge. Sogno di creare nuovamente un video personale, ma avrei bisogno di fondi per poterlo fare, di coreografare o danzare in un musical del New York City e di fare un film. Veramente tante cose, ma dovrei fermarmi perché altrimenti andrei avanti all’infinito. Ma prima di tutto, ho bisogno di stare bene. Voglio essere felice e fare il tipo di lavoro che amo, con le persone che amo. Senza rischiare la mia salute». 

Di cosa ti stai occupando attualmente e quali sono i tuoi progetti futuri?

«Al momento sono reduce dall’estrazione di un dente del giudizio come una normale adolescente… Dall’inizio del prossimo anno sarò impegnata con le coreografie di un nuovo musical del West End, in Gran Bretagna, e con la prima di un nuovo pezzo con “Dorrance Dance” a New York City, dalla seconda metà dell’anno prossimo».

Letto 2487 volte Last modified on Domenica, 10 Settembre 2017 23:23
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