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Expression n. 3 / 2019

Expression n. 3 / 2019

In questo numero:

 

Intervista a VERONICA PEPARINI | di Monica Morleo

LESTER HORTON e la sua tecnica | di Gianni Mancini

Tra danza, teatro e performance le “Grazie” di Silvia Gribaudi | di Monica Morleo

GISELLE un inarrestabile atto d’amore per la danza | di Michele Olivieri

PROMUOVERE LA SCUOLA DI DANZA: quale strategia adottare? | di Monica Morleo

NUREYEV. LA VITA | di Elisabetta Gaia Guarasci

ANDY LEMOND e il suo hip hop style | di Monica Morleo

MARCO CHIODO SI RACCONTA | di Monica Morleo

EDUCAR(SI) ALL’AUTOSTIMA. Esploriamo l’adolescenza | di Rita Valbonesi e Alice Montecavalli

CINEMA E DANZA: Il nuovo racconto coreografico nel Joker | di Monica Morleo

Intervista a CHIARA CESTELLI: vincitrice dell'audione SEAD  | di Monica Morleo

LE LUCI NEL SAGGIO DI DANZA: Come utilizzarle al meglio | di Sharon Remartini

Infortunio muscolo-scheletrico nel ballerino | di Omar De Bartolomeo, Viola Poggio, Sara Benedetti, Romeo Cuturi

 


 

Editoriale

di Valentina Minguzzi

 

In un periodo storico complicato come il nostro, dove giovani e meno giovani sono alla ricerca di riferimenti ed esempi, se la danza, da sempre espressione delle culture e delle società, si sviluppasse come movimento di critica sociale, potrebbe senza ombra di dubbio acquisire valore nella ricostruzione di un’umanità in difficoltà. Oggi come oggi, in un mondo sempre più incoerente, dove la globalizzazione ha ridotto drasticamente le distanze, cancellando (virtualmente) i confini, torna preponderante un clima di chiusura e diffidenza. Sembra un mondo assopito, legato a valori anacronistici, dove la speranza si concentra sugli ideali e sui giovani.

La danza dovrebbe rendersi portavoce di messaggi sociali, di ideali giovani utilizzando come unica fonte di comunicazione, l’espressione artistica. La danza ha un grande potere, la capacità dei corpi di unirsi, muoversi, parlare e soprattutto “sentirsi”. Sentire l’altro, capirne le debolezze per costruirne la forza, significa anche percorrere strade comuni, significa raggiungere un obiettivo comune. Di norma questo percorso viene seguito nella costruzione della coreografia e questo potrebbe davvero essere il vero punto di forza della danza, degli insegnanti di danza, che, in tutto questo, diventano punti di riferimento per la costruzione di un mondo a colori. I veri motori di quello che potrebbe diventare un vero e proprio movimento sociale apartitico, portatori di valori come l’uguaglianza, il rispetto, l’educazione e l’inclusione, in totale contrapposizione con i venti d’odio alla ribalta nella nostra quotidianità.

Ci troviamo così davanti esperienze vere e concrete, come quella di Matteo Addino, che nella realizzazione del suo sogno, la costruzione di una baby company unica sul panorama italiano, L’Experience Company IDA, ha seguito quotidianamente i valori che da sempre lo caratterizzano come coreografo ed insegnante, uguaglianza ed inclusione sociale. Matteo ha creato coreografie contro il bullismo e combatte quotidianamente contro tutti i pregiudizi, accogliendo nel suo mondo, colore e amore.

Questo è un esempio vero e concreto, ma se tutte le scuole di danza, tutti i giovani insegnanti si ponessero piccoli obiettivi quotidiani fondati su valori sani, qualcosa potrebbe senza dubbio cambiare.

Un movimento silenzioso, ma allo stesso tempo carico di energia, quell’energia propria dei giovani. La speranza è in mano loro, il cambiamento è in mano loro.

La danza non sarà il movimento sociale rivoluzionario, ma, a piccoli passi, gli insegnanti di danza potrebbero diventare gli attivisti del quotidiano, coloro che, grazie alla loro arte, potrebbero trasmettere un messaggio alternativo, capace di colorare un mondo, che vediamo oggi più che mai in bianco e nero.

 

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