Nato a Vibo Valentia nel 1987, Vito Mazzeo è attualmente il primo ballerino del Dutch National Ballet, ultima tappa di una carriera internazionale iniziata dopo il diploma in danza classica e contemporanea ottenuto con il massimo dei voti alla Scuola di Ballo del Teatro La Scala, risultato unico dai tempi dell'istituzione del doppio percorso disciplinare. Un esito che Vito Mazzeo commenta con innata modestia all’inizio di una lunga e interessante intervista rilasciata a Expression Dance Magazine: “Avendo un fisico atipico, ma anche un carattere atipico, ho dovuto per cause di forza maggiore essere un ballerino eclettico. Credo che mi annoierei ad avere un etichetta come danzatore: ho spaziato da Basilio a Gamache a Dawson e Macmillan per finire con il Teatro Danza di Sasha Waltz, sono stato fortunato ma l’ho anche desiderato tanto: lavorare il più possibile con i coreografi in una creazione era il mio primo obiettivo, e questo generalmente è molto apprezzato”.
Non ricorda esattamente come e quando si sia avvicinato alla danza, ma sa esattamente cosa lo abbia spinto ad intraprendere seriamente questa professione, ovvero “una Manon con Guillem e Murru”.
Ripercorrendo insieme i momenti più importanti del suo percorso artistico Vito ha dichiarato: “Non ho scelto di ballare all'estero ma è stata una bellissima forzatura: in Italia non c'erano audizioni fino al diploma e non mi volevo trovare senza lavoro, soprattutto perché raggiungevo l’agognato traguardo con un anno di anticipo, quindi ancora minorenne, e questo complicava le cose. Il nostro Paese – continua - mi offriva contratti a singhiozzo, e sinceramente non ho nemmeno mai visto un reale interesse da parte del Teatro della mia Scuola di Ballo (allora erano due istituzioni molto distaccate). Ho incominciato così a fare audizioni: a novembre allo Stuttgart Ballet e, agli inizi del maggio successivo, al Royal Ballet di Londra”.
E proprio quest’ultima occasione si è rivelata quella giusta, il vero trampolino di lancio di una carriera in continua ascesa. Un’esperienza che Vito ricorda con commozione e profonda gratitudine: “Anche se per i primi due mesi ho tenuto i candelabri sul fondo della scena, stiamo parlando del Royal Ballet del 2005, il che significa trovarsi improvvisamente di fronte a Guillem, Cope, Cojocaru, Kobborg, Bussel, Galeazzi, Acosta e posso andare avanti per ore. È naturale che sia stato difficile ma a 13 anni di distanza posso affermare con certezza che ho fatto la scelta giusta andando al Royal. Dopo la fine della Scuola ero pronto tecnicamente, tuttavia avevo bisogno di trovare un’identità stilistica, un Marchio, e quello della danza inglese mi è piaciuto immediatamente. Sono stato anche molto fortunato: a 18 anni mi sono ritrovato a lavorare alla creazione di Chroma con McGregor, balletto che ad oggi è nelle compagnie di mezzo mondo, e poi le prove di Stravinsky Violin Concerto con Darcey… insomma valeva la pena reggere il candelabro!”.
Come ballerino dalla comprovata esperienza internazionale – dal citato Royal Ballet di Londra al San Francisco Ballet fino alle performance all’Hong Kong Ballet e all’attuale ruolo al Dutch National Ballet di Amsterdam – Mazzeo ha un’idea ben precisa su come appaia il nostro Paese oltre confine: “L’Italia è un Paese complicato – confida -, la prima cosa che affascina lo straniero è la sua stratosferica bellezza, poi però entrano in gioco i luoghi comuni, talvolta tristemente veri. La realtà è che, almeno nel nostro settore,c'è un’eccessiva presenza di burocrazia. Sul lato pratico il guadagno percepito da un ballerino professionista è circa lo stesso, poi, in genere, quando si diventa Primi Ballerini si negozia con il manager della compagnia lo stipendio annuale. Un punto a favore dell’Italia – aggiunge Mazzeo - è l’attuale buona possibilità di entrare a far parte in pianta stabile di un Teatro, questo comporta un buon stipendio e la pensione prima dei 50 anni; situazione completamente differente dalla mia in quanto il mio diritto alla pensione partirà dai 67anni come tutti i lavoratori”.
Realista e pragmatico, Vito Mazzeo si mostra concreto anche quando si abbandona alle emozioni e ai ricordi professionali legati alla sfera personale.
“Come spiegavo prima, l’esperienza al Royal Ballet penso sia stata la più formativa nel mio percorso poiché ha suscitato in me il giusto atteggiamento, rivelatosi utile in molte altre occasioni, a cominciare dalla successiva esperienza al San Francisco Ballet. La professionista che invece più di ogni altra persona ha avuto un ruolo decisivo nella mia carriera è Carla Fracci. Sono stato sotto la sua direzione per due anni e mezzo e mi ha lasciato un’enormità di insegnamenti che custodisco e mi accompagnano ogni giorno, in sala e sulla scena. In merito al ruolo più bello da me interpretato non posso fare una scelta univoca: indossare i panni di Romeo è stato emozionante, non solo per il personaggio ma anche per l’estrema bellezza della musica, allo stesso tempo ho amato moltissimo anche interpretare Mercuzio. È veramente difficile scegliere sia il balletto che la ballerina preferita, cambia dal momento che si sta attraversando e dal tipo di rapporto che si è instaurato con la danzatrice. Sul fronte dei rapporti interpersonali tra colleghi non ho mai portato avanti amicizie nate dietro le quinte. Sono sempre stato legato a persone che non fanno questo mestiere; mentre con gli altri ballerini ho un rapporto distaccato, gioviale ma niente di più. Poi è naturale che ci siano delle persone conosciute nelle varie esperienze che sono rimaste nella mia vita aldilà della danza. La mia è stata una scelta precisa: una compagnia di danza è come una piccola società in cui c'è ‘il buono’, ‘il cattivo’, ‘il simpatico’, ‘l'antipatico’ e via dicendo, esattamente come in tutti gli ambienti di lavoro… Il fatto di essere straniero è pesato molto in alcuni periodi, ma l’ho presa con filosofia senza farne un problema, e credo che in un certo senso mi abbia tutelato da certe dinamiche interne”.
Il cuore di Vito si scioglie parlando della vita privata: “L' unico vero sacrificio legato a questa splendida professione che amo tantissimo è non avere il mio compagno accanto a me; per il resto sono stato davvero fortunato: non ho mai seguito una dieta, anche se cerco di mangiare bene, e non mi sono mai pesati i ritmi incalzanti della compagnia”. Davanti a questa risposta la domanda sorge spontanea: come è scandita la quotidianità di un Primo Ballerino del Duch National Ballet? “Durante una mia giornata tipo – risponde gentilmente Mazzeo – trascorro la maggior parte del tempo in sala, le lezioni sono dalle 10 del mattino fino alle 6 del pomeriggio; se ho spettacolo la sera finisco di lavorare alle 4, poi nel mezzo ci sono gli aerei, gli hotel, le città da visitare… Faccio un lavoro faticoso ma talmente bello che ne vale la pena!”.
Parlando del futuro Vito Mazzeo non si sbilancia: “Non lo so, non dico nulla. Non vorrei trovarmi nella spiacevole situazione che qualcuno mi accusasse di non aver rispettato quanto dichiarato in precedenza circa il mio ritiro dalle scene”; ma sul sogno nel cassetto è preciso: “Ciò che vorrei è possedere una statua di un ‘Cavallo e Cavalieri’ di Marino Marini.
E se non avesse fatto il ballerino? “Avrei fatto il giocatore di basket anche se il mio compagno, di professione coach di pallacanestro, non è molto d'accordo con la mia dichiarazione!”, conclude scherzoso Mazzeo.
Nell'immagine: Vito Mazzeo in "Shape". © Dutch National Ballet. Foto di Angela Sterling
© Expression Dance Magazine - Dicembre 2018