IL CONCORSO EXPRESSION SI RIVELA UNO DEI PUNTI DI FORZA DELLA PROGRAMMAZIONE DELLA FIERA DELLA DANZA
Con la partecipazione di oltre 500 scuole provenienti da Italia, Spagna, Corsica, Dubai, Svizzera, Russia e Francia; la presenza di oltre 1.500 ballerini e un padiglione esclusivamente dedicato, quello delle Nazioni, Expression International Dance Competion si è rivelato uno degli appuntamenti cardine e più seguiti di Danza in fiera. Ne abbiamo parlato con Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine, società che a luglio ha acquisito l’intera quota di Danzainfiera srl, ideata e lanciata dalla Exposervice di Alessandro Sanesi nel 2006 e da subito diventata un punto di riferimento nel mondo.
EX Come è nato l’interesse per la danza da parte di Pitti Immagine?
RN Per rispondere a questa domanda parto un po’ da lontano… Io lavoravo da Ferragamo e venni cercato dal signore Marco Olivetti, proprietario del Gruppo Finanziario Tessile, in un periodo in cui le fiere cominciavano a soffrire. Olivetti credeva che le fiere non potessero essere utili da sole a promuovere la moda ma che per aiutarle fosse utile attivare anche un sistema di esposizioni e questa idea spinse Pitti Immagine a creare la Fondazione Pitti Immagine Discovery. Con la Fondazione abbiamo cominciato ad organizzare mostre molte importanti sia in giro per il mondo che alla Leopolda che, tra l’altro ora è di nostra proprietà, non con finalità commerciali ma con l’idea di far percepire Pitti Immagine non solo come organizzatore di mostre e di fiere ma come produttore di contemporaneità nell’ambito dei campi di sua competenza (uomo, bambino e filati). Pitti uomo è riuscita infatti in un intento diverso rispetto alle fiere dedicate all’uomo già esistenti in Francia e Germania: quelle fiere vendevano spazi noi vendevamo emozioni. Da lì abbiamo poi allargato i nostri interessi occupandoci di alimentari e fragranze; è nata la manifestazione Test, non per mettersi in competizione con le grandi fiere alimentari, ma con l’idea di aiutare le piccole imprese in via di estinzione e poi è nata anche Testo fiera dell’editoria contemporanea dove grandi e piccole case editrici hanno il medesimo spazio di esposizione. Il successo delle nostre fiere è dovuto al fatto che sempre di più in tutti i settori le persone cercano preselezione, non perdita di tempo, qualità e credibilità di quello che si fa.
EX Quindi, per tornare alla danza, vedete questa come è un’emozione?
RN Si. Vediamo la danza come un settore non distante dalle esperienze che abbiamo fatto dal punto di vista espositivo con dei margini di miglioramento, senza mettere in discussione quello che è stato fatto fino ad ora; ma dal punto di vista del layout, dell’immagine si può molto migliorare così come credo ci sia da lavorare anche sul versante internazionale. Credo che per fare questo sia evidente che abbiamo bisogno anche della complicità di tutti gli attori del settore. Per capire lo scenario, Pitti immagine è un interlocutore pubblico e privato, che ha come obiettivo di sostenere i settori industriali che rappresentiamo: bisogna certo “far tornare i conti” ma questi non sono legati alla suddivisione dei dividendi tra i soci ma a sostegno e a supporto del sistema industriale che rappresentiamo. È una vocazione della nostra società, perché Pitti Immagine è un’associazione in cui c’è una parte pubblica e una parte privata, ed è un unicum perché di solito le fiere vengono organizzate dalle associazioni di categoria. Noi essendo invece così spalmati abbiamo uno statuto molto visionario e, per contestualizzare il discorso, questa è la società che ha fatto nascere la moda italiana nel febbraio del 1951, quando è stata creata la prima sfilata di moda nella casa privata del marchese Gian Battista Giorgini nonché pronipote di Alessandro Manzoni, che era un trailer che faceva commercio tra l’America e l’Italia e che capì, alla fine delle seconda guerra mondiale, che la moda francese, leader in quel momento, non rispondeva più alle richieste della donna americana che lavorava. A quella sfilata infatti Giorgini invitò tre sarti romani, tre sarti milanesi e un sarto fiorentino per inventare una moda adatta e da lì è partito tutto: dai sei compratori della sfilata di febbraio si passò ai trecento di quella di settembre. Fino al 1953 Giorgini ha gestito personalmente poi nel 1954 è stato creato il Centro di Firenze per la moda italiana che è l’associazione proprietaria di Pitti, e Pitti è una s.r.l. all’85% di proprietà Centro di Firenze per la moda italiana e al 15% del Sistema Moda Italia che è l’associazione di categoria legata a Confindustria.
EX Quindi avete pensato che la danza potesse essere interessante per il vostro business?
RN Abbiamo cominciato a parlare con Alessandro Senesi con occhio interessato durante Danza in fiera l’anno scorso e ne ho parlato in azienda perché la danza mi sembrava molto interessante. Sappiamo quanto la danza sia influente e quanto sia trasversale dal punto di vista delle età, dal punto di vista sociale, formativo ed educativo: ci sono una serie di elementi che condivido molto e che condividiamo in azienda.
EX Ho letto che vi interessa particolarmente rivolgervi anche al pubblico giovane che coinvolge Danza in fiera, è vero?
RN Vediamo un grosso potenziale e anche delle grandi opportunità di miglioramento raggiungibili in base alle esperienze che abbiamo acquisito e che fanno parte del dna di Pitti. Non è un caso che uno dei primi “attori” che ho incontrato siano proprio stati i responsabili di ida e del Concorso Expression che coinvolge tantissimi giovani… É davvero impressionante quanti giovani ho visto fuori dal Padiglione delle Nazioni in questi giorni ed è impressionante vedere la passione e l’entusiasmo nei giovani che vengono coinvolti.
EX E come vede il futuro di Danza in fiera?
RN Trovo che tutto questo sia da mettere in valore, da migliorare e da rendere il più possibile funzionale alle aspettative e alle esperienze: fare delle buone esperienze ti lega nelle memorie e quando fai delle buone esperienze di questo tipo, tra l’altro in una città come Firenze, alla fine ti rimangono per sempre. Quindi vogliamo gestirle al meglio e migliorarle ove possibile e più possibile: trovo che sia una grande opportunità e se saremo in grado di gestirla bene sono sicuro che questa fiera darà grandi soddisfazioni al settore. Poi in generale penso che la danza in termine di coinvolgimento sia più vicina e coerente al dinamismo del tipo di vita che facciamo e che rappresenta come alcuni tipi di musica molto meglio i nostri tempi. Ai giovani piace molto ballare, è parte integrante della cultura di queste generazioni dove ormai si parla di millesimi dell’anno di nascita e non di età!
EX Nei prossimi anni quindi volete dare sempre di più la vostra impronta a questa manifestazione?
RN Vogliamo occuparcene umilmente senza alcun tipo di prosopopea o alcuna muscolatura da mostrare e pensiamo di riuscire a mettere la nostra esperienza che nasce negli anni ‘50 al servizio della danza, sperando di fare qualcosa che sia utile e che possa aggiungere valore a quello che già era presente.
EX E rispetto alla collaborazione con Ida come vede il futuro?
RN Penso che ci siano tante opportunità, perché credo che questo “transgenerazionale” del settore sia la cosa più bella e interessante di Danza in fiera, anche perché non è presente in nessuna delle nostre fiere.