La parola diventa gesto artistico, gli interventi teorico/scientifici saranno interpretati e rappresentati in performance dal vivo.
La danza è un mondo in perfetto equilibrio: è una forma artistica corporea per eccellenza e, al tempo stesso, un’attività finalizzata alla salute e al benessere psicofisico.
La danza è corpo e al tempo stesso è parola, perché nell’insieme dei movimenti e dei gesti si compongono narrazioni e racconti, storie vissute e fantasie.
In questo “luogo”, in questo corpo, l’espressività è data dal suo benessere, dal suo “star bene” e dalla conseguente consapevolezza di sé.
Da qui partiamo per comprendere quanto danzare possa significare curare: nel cercare di perseguire il proprio obiettivo, il danzatore, infatti, non può prescindere dalla cura di sé, del proprio corpo dalla testa ai piedi, al cuore.
A noi danzatori piace pensare alla danza esclusivamente come forma d’arte; Pina Bausch diceva “la danza comincia quando finiscono le parole”, come se volesse dare alla danza un’accezione superiore rispetto alla forma di comunicazione ed espressione convenzionale e accessibile ai “comuni mortali”.
Ma, al contrario delle altre espressioni artistiche, che necessitano di strumenti, quella tersicorea ha come “protagonista assoluto” il corpo e questo implica la necessità della conoscenza approfondita dei suoi meccanismi di funzionamento e della consapevolezza dei suoi limiti. Il corpo umano in movimento è sottoposto alle leggi della fisica, ogni gesto artistico ha, alla base, precise reazioni biochimiche e processi fisiologici; basti pensare alla creazione degli schemi motori a livello corticale, alla trasmissione dell’impulso nervoso tramite le vie piramidali, ai fini meccanismi che regolano il preciso ritmo di contrazione e decontrazione muscolare e che permettono l’esecuzione di un gesto preciso, all’aumento della frequenza cardiaca durante l’esercizio. Va da sé che non considerare questi aspetti che permettono i gesti caratteristici di questa è limitante nonché sorpassato.
Nell’ultimo decennio la medicina della danza ed in genere la scienza dell’esercizio fisico ha cominciato a ricoprire un ruolo sempre più importante nel nostro Paese, creando così una nuova generazione di insegnanti più preparati e coscienti dell’importanza delle basi scientifiche e biomediche per lo svolgimento del proprio lavoro.
Come in ogni percorso, anche in questo, è necessario prendere coscienza del fatto che mettere in discussione i propri schemi mentali, non soltanto può portare a nuove conoscenze, ma aiuta a mantenere il contatto con una realtà in continuo movimento, diventa quindi fondamentale offrire esperienze formative di livello qualitativamente elevato per quegli insegnanti e quegli allievi che spesso mostrano l’esigenza di essere informati e formati.
IDA è stato il primo ente di formazione ad organizzare un convegno di Medicina della Danza una quindicina di anni fa aprendo cosi la strada ad altri eventi e attività volte alla divulgazione delle basi scientifiche della danza.
Dopo qualche anno di pausa, a febbraio si è tenutonuovamente il Convegno di medicina della danza IDA, in una veste nuova e ancora più vicina alle esigenze di insegnanti e danzatori.
Il convegno, svoltosi in diretta live e ora disponibile in modalità registrata on demand, ha avuto come obiettivo rendere fruibile e percepibile immediatamente i concetti esposti dai relatori attraverso una performance pratica avvenuta in contemporanea.
I tre relatori, Prof. Antonio Paoli, Dott.ssa Rita Valbonesi, Dott. DeBartolomeo, hanno avuto al loro fianco tre performer che hanno dimostrato simultaneamente quello che il relatore spiegava, interpretando e fungendo da “ponte” tra teoria e pratica, tra basi scientifiche e prestazione artistica. Un convegno di altissimo livello per contenuti teorici e pratici che, con modalità innovative, porta la danza al centro della scienza e conduce per mano la scienza in un “pas de deux” con la danza mai visto prima.