A cura del Dott Omar De Bartolomeo. Co-autori: dott.ssa Alessandra Albisetti, dott.ssa Eva Fasolo, dott.ssa Sara Benedetti e dott. Romeo Cuturi
È risaputo e ampiamente accettato che nel ballerino la maggior parte della preparazione artistica, tecnica e atletica si concentri sul bacino, sull’arto inferiore e sul rachide, sedi che, con maggior probabilità, possono sviluppare errori tecnici e infortuni. Talvolta quindi viene tralasciato lo studio dei fondamentali e la correzione degli errori tecnici che riguardano l’arto superiore, in particolare i lift, portando attenzione clinica agli stessi soltanto nel momento in cui ne insorga la necessità.
Nella pratica quotidiana, sono infatti molto più frequenti lesioni acute e da overuse a carico degli arti inferiori, già a partire dagli 8/10 anni; invece le lesioni degli arti superiori avvengono più tardivamente, verso i 13/14 anni. Quanto detto vale soprattutto per la danza classica. Molto spesso la letteratura scientifica neppure considera le lesioni dell’arto superiore, a differenza di quanto accade per altre forme di danza. Lesioni acute della spalla infatti si registrano con maggior frequenza nei ballerini di breakdance e di stile contemporaneo.
In realtà recentemente anche nella danza classica stiamo assistendo ad un aumento dell’incidenza delle lesioni dell’arto superiore e questo è riconducibile ad alcuni fattori di rischio quali:
- coreografie di danza classica con partner maschile di un altro stile;
- coreografie dove ballerine fanno da partner a ballerine o a ballerini;
- coreografie con molti “passaggi a terra”;
- coreografie (e improvvisazione) con tecnica “contact”/acrobatica.
Warner, autore molto importante nella letteratura scientifica sulla danza, nel 1990 riportava che nella danza classica le lesioni dell’arto superiore sono dovute ad alcuni fattori ben definiti, quali:
1) movimenti ripetitivi delle braccia sopra al livello della testa;
2) sollevamento del corpo del ballerino sulle spalle;
3) lift.
Lo stesso Warner stabilisce che il ballerino può ridurre il rischio di lesioni grazie ad uno studio corretto della tecnica, adeguati warm-up e stretching, studio - senza forzare - della flessibilità, elasticità delle strutture muscolari e articolari dell’arto superiore. Per quanto riguarda lo studio della forza, Warner suggerisce 2 o 3 sessioni specifiche di allenamento della forza e della resistenza e flessibilità alla settimana. Anche noi concordiamo su questa osservazione in quanto riteniamo importantissimo il rinforzo e la stabilizzazione soprattutto della spalla, mediante esercizi per la cuffia dei rotatori, per il trapezio, per la muscolatura scapolo-toracica e per tutti e tre i fasci del deltoide .
Tra le patologie maggiormente riscontrate nel ballerino dobbiamo segnalare la distorsione clavicolo-sternale, acromion-claveare, la distorsione e la lussazione della spalla, la tendinite del capo lungo del bicipite omerale.
I ballerini vengono più facilmente colpiti da lesioni infiammatorie (tendinite della spalla, borsite) generate da movimenti ripetitivi e di forza (sollevare la ballerina durante i lift), oppure per errore di esecuzione.
Le ballerine invece sono principalmente affette da lesioni traumatiche (distorsione acromion-clavicolare, distorsione/lussazione di spalla), poiché spesso sono soggette a movimenti scoordinati e/o caduta a terra proprio durante il lavoro a due, soprattutto durante i lift.
In entrambi i casi è di estrema importanza il lavoro di correzione tecnica, che deve essere eseguita sul tronco, sulla scapolo-toracica (fig. 1 a-b-c) e sulla scapolo-omerale (fig. 2 a-b). Importante osservare entrambi le spalle e i movimenti da ambo i lati. Altro fattore da considerare in modo molto attento è la lassità/flessibilità (fig. 3) poiché predispone a lesione a livello scapolo-toracico.
La lussazione Gleno-Omerale
Le lussazioni della spalla avvengono in seguito a cadute ad alta energia sulla spalla oppure su braccio esteso e determinano una perdita temporanea dei rapporti normali tra la testa dell’omero e la scapola. Il trauma determina una lesione più o meno grave dei legamenti gleno-omerali, della capsula, del cercine glenoideo e in alcuni casi dei capi ossei. È sempre necessario eseguire una radiografia prima e dopo la manovra di riduzione proprio per valutare la presenza di fratture. In condizioni favorenti, ad esempio lassità cronica, le lussazioni della spalla possono essere recidivanti e non determinare gravi danni organici.
La lussazione acromion-clavicolare (AC)
Essa avviene solitamente a seguito di cadute sulla spalla, che rappresentano circa il 10% circa delle lussazioni della spalla. In relazione alla gravità le lussazioni AC vengono classificate in 4 gradi: nei primi due gradi si lesionano in modo progressivo i legamenti acromion-claveari; nei gradi III e IV si reperta una lesione dei legamenti coraco-clavicolari e si associa a marcata deformazione del profilo anatomico e allungamento dei tempi di prognosi. È sempre necessario eseguire una radiografia della spalla, soprattutto per escludere eventuali fratture associate.
FOCUS: Nei casi di lussazione gleno-omerale e acromion-claveare il danzatore riferisce: “Ho sentito la mia spalla uscire e rientrare”. Il trattamento: a seguito di una lussazione, si consiglia solitamente l’uso di un tutore e di limitare l’attività per diverse settimane. Ghiaccio e farmaci antinfiammatori possono aiutare a ridurre l’infiammazione articolare. Un programma riabilitativo svolto sotto la supervisione di un fisioterapista, risulta cruciale per prevenire lussazioni e recidive. Il trattamento deve essere indirizzato al rinforzo dei muscoli attorno al cingolo scapolare (omero, scapola, clavicola, sterno) e alla colonna cervico-dorsale: l’obiettivo è di stabilizzare la testa dell’omero nella cavità glenoidea della scapola.
Il Consiglio tecnico: il mantenimento della forza e della stabilità dei muscoli della spalla e della parte alta della schiena possono aiutare a prevenire le lussazioni. In ogni caso, data l’accidentalità di questi eventi, la sicurezza in sala, o nell’area deputata alle prove o alla performance, dovrebbe esser di centrale importanza. Per prevenire questi traumi, occorre non esagerare con la ripetizione eccessiva di lifts o di movimenti molto complessi, dove la fatica muscolare diventa più evidente.
La tendinopatia del capo lungo del bicipite omerale (CLBO)
La tendinite del capo lungo del bicipite è determinata da una sintomatologia dolorosa che coinvolge la parte anteriore della spalla. Si riconosce clinicamente per la presenza di limitazione dell’elevazione della spalla, sintomi dolorosi anche irradiati alla porzione anteriore del braccio fino al gomito. Il dolore può essere anche invalidante tanto da arrivare a limitare le normali attività quotidiane.
Può essere causata da un trauma diretto alla spalla, da patologia della cuffia dei rotatori ma più di frequentemente rientra nelle patologie da sovraccarico funzionale e/o da lavoro ripetitivo. Alcuni movimenti possono favorirne lo sviluppo, tra questi, di particolare importanza nella danza, si riconosce il sollevamento ripetuto di carichi (lift), più o meno associabile ad un errore nella tecnica.
Il conflitto scapolo-omerale
Ogni volta che l’arto superiore viene alzato oltre i 45° rispetto al tronco, si verifica un fisiologico restringimento dello spazio fra la testa dell’omero e l’acromion. In questo spazio però si trovano i tendini della cuffia dei rotatori e la borsa sottoacromiale (vale a dire un “sacchettino” che serve allo scorrimento dei due capi articolari). Errori tecnici nell’uso della spalla, uno squilibrio tra i muscoli della spalla ma anche del tronco (gran dorsale, pettorale) possono determinare uno stato di infiammazione della borsa e dei tendini stessi, soprattutto del sovraspinoso. Talora alcune particolarità anatomiche (acromion ad uncino) possono favorire l’insorgenza della patologia.
FOCUS: Nei casi di tendinopatia CLB e disfunzione scapolo-omerale il danzatore riferisce: “Mi fa male la spalla quando porto il braccio in alto”. Il trattamento: consiste in ghiaccio, riposo e l’utilizzo di farmaci antinfiammatori e nell’applicazione di Kinesiotape®. Si consiglia una valutazione fisioterapica individualizzata per analizzare la qualità della mobilità e della funzionalità del cingolo scapolare e migliorare, in particolare, il reclutamento muscolare della cuffia dei rotatori. In seguito, si imposta un programma graduale e progressivo di esercizi di carico e di leve, da corte a lunghe, per correggere il gesto e per rinforzare i muscoli in maniera specifica (generalmente il trapezio inferiore, gran dentato ecc...).
La prevenzione: i muscoli del cingolo scapolare e della colonna cervicale e dorsale, localizzati attorno alla scapola, devono essere forti per ottenere i movimenti degli arti superiori richiesti nella danza. Esercizi semplici di elevazione corretta, rotazione esterna ecc. possono essere svolti a tale fine. Il potenziamento di questi muscoli è poco considerato finora nella routine del ballerino, ma più volte abbiamo detto quanto incida in una carriera duratura. La quantità e la qualità della mobilità della spalla devono esser altrettanto considerate parte della prevenzione, per poter avere un movimento completo, così necessario nella danza! Durante il trattamento, possono esser introdotti esercizi di stretching o di tecniche manuali, il fisioterapista può infine istruire il ballerino a svolgerli anche in autonomia.
Risulta fondamentale lavorare con feedback manuali durante gli esercizi per migliorare la consapevolezza delle posizioni e dei movimenti di scapola e di tutto il cingolo.
Come migliorare i lift e prevenire gli infortuni degli arti superiori la preparazione atletica del danzatore
Per prevenire i quadri descritti precedentemente appare fondamentale impostare una preparazione atletica specifica che aiuti i danzatori nei sollevamenti e nelle prese. È consigliabile quindi svolgere un programma di allenamento focalizzato sul potenziamento degli arti superiori per incrementare la forza esplosiva e la forza resistente. Queste due espressioni della forza sono alla base dei lift. L'allenamento della forza esplosiva è solitamente svolto sia tramite esercizi a corpo libero (piegamenti sulle braccia ad esempio), sia tramite esercizi con sovraccarichi (come le distensioni su panca inclinata con bilanciere o i lanci con palla medica). Per quanto riguarda la forza resistente, è consigliabile svolgere sessioni di Interval training (allenamento intervallato) con alcune stazioni dedicate al potenziamento degli arti superiori con esercizi funzionali alla tecnica dei lift: un valido esercizio funzionale è la distensione degli arti superiori con palla medica sopra la testa (fig. 4 e 5). Infine, è bene ricordare che il distretto della spalla ha bisogno di allenamenti mirati al miglioramento della capacità propriocettiva. Questa capacità motoria è alla base del corretto allineamento degli arti superiori durante la fase di sollevamento.
Quando gli arti superiori non sono sufficientemente allenati in termini di forza, resistenza o propriocezione si può incorrere in un errore comunemente riscontrabile durante i lift. In presenza di un deficit delle capacità motorie sopraindicate, nel sollevare la partner si osserva talvolta il compenso da parte della schiena in estensione. Questo è uno dei fattori contribuenti per alcuni casi di lombalgia. In tale occasione, oltre alla cura della sintomatologia, i ballerini devono svolgere anche un lavoro specifico di rieducazione dello schema motorio da utilizzare durante i lift.
© Expression Dance Magazine - Agosto 2018