La Body percussion è l’arte di produrre dei suoni attraverso la percussione del corpo e ormai è diventata una disciplina usata trasversalmente nei più svariati contesti, da quello performativo a quello didattico, da quello musicoterapico/riabilitativo a quello ricreativo/formativo.
Ne parliamo con Barbara Cocconi pianista, maestro accompagnatore per la danza classica, docente di Teoria e pratica musicale per la danza presso il Liceo Coreutico Matilde di Canossa a Reggio Emilia e insegnante di musica nelle scuole medie.
Barbara ci puoi spiegare meglio in cosa consiste la body percussion e come è nata questa tua passione?
La body percussion in realtà è da sempre presente in diverse culture come nelle danze e nei canti africani, in alcune danze nel sud est asiatico e anche in Italia ad esempio nelle danze tirolesi.
Come disciplina è stata studiata ed elaborata dall’americano Keith Terry, percussionista e ballerino di tip tap, poi successivamente esportata in Italia da alcuni formatori che hanno imparato la sua tecnica.
Come insegnante di pianoforte e come maestro accompagnatore di danza classica, ho cominciato ad usare questa tecnica perché ho riscontrato nei ballerini, piccoli e grandi, alcune difficoltà nel capire il fraseggio musicale. Ho compreso come per i miei allievi fosse faticoso comprendere la teoria della musica e ho usato un espediente per farla conoscere meglio: ho dato vita ad un metodo che creasse interesse per la musica e “svegliasse le orecchie”.
Il tuo è quindi un metodo studiato sul campo?
Assolutamente si. Il mio è un metodo empirico: vedo le correzioni degli insegnanti e colgo le necessità dei danzatori. Ho proprio iniziato ad usare la body percussion alla ricerca di un mio percorso, un mio metodo, per aiutare i ragazzi a prendere consapevolezza della musica. Vedo quello che serve e cerco di aiutare i ragazzi nelle loro debolezze: come andare insieme alla musica, la gestione del fraseggio, respirare insieme alla musica e sfruttarla al massimo.
E i ragazzi come reagiscono?
Stimolo molto il loro interesse perché, messa in pratica, la teoria si capisce molto meglio. Così succede che con il corpo costruiscono e sentono ad esempio i canoni e i poliritmi. Gli allievi si fanno trascinare, si accende l’interesse per la musica e il senso di gratificazione di nuove esperienze. Riescono ad essere più consapevoli e avere una marcia in più di altri che non studiano con questa modalità.
E gli adulti?
Secondo la mia esperienza i danzatori “adulti” (insegnanti o danzatori professionisti) sono molto affascinati e coinvolti dalle attività di body percussion e ne colgono tutte le potenzialità a 360 gradi. Un esempio per tutti: nella mia attività di pianista per Aterballetto ho avuto l’onore e il piacere di svolgere con i danzatori della compagnia qualche laboratorio di body percussion, e il riscontro è stato a dir poco entusiastico!
A febbraio è uscito anche un tuo libro: Patatrac! Musica e body percussion. Percorsi, procedure e materiali per le attività musicali nella scuola. Come è nata questa idea?
Il libro nasce da un’esperienza che ho condotto per la scuola primaria ma che poi ho svolto anche nelle scuole medie. Fin da subito ho voluto testimoniare su carta quello che stavo vivendo e proponendo a questi bambini/ragazzi. Ci tenevo che il libro fosse una fonte di ispirazione pratica per chi volesse riproporre un metodo quindi il volume è ricco di materiali pratici come video spiegazione, video tutorial, video interattivi ed esercizi guidati.
Come è strutturato?
Come un libro di cucina ci sono tre menù per altrettanti percorsi didattici e per ogni percorso sono previste cinque giornate. È una sorta di diario di bordo contenente attività musicali che si avvalgono dell’uso della body percussion che, con il suo ampio ventaglio di possibilità timbriche e motorie, è uno strumento fondamentale per un approccio alternativo, coinvolgente ed efficace all’azione didattica in campo musicale.
E anche tu sei protagonista del libro?
Si la maestra Barbara attraversa i tre percorsi: da un lato offre spunti narrativi per introdurre, circostanziare, caratterizzare i vari elementi in gioco, dall’altro da continuità nella varietà delle proposte, stimolando anche curiosità e aspettative circa eventuali nuove avventure.
In che modo il metodo descritto nel libro può essere utile, secondo te, agli insegnanti di danza?
Nel libro le attività di punta sono contornate da piccoli esercizi/giochi musicali che mirano a costruire il gruppo classe, sviluppare abilità percettive e abilità motorie (coordinazione, lateralità, sincronizzazione, etc.), scaldare, distrarre, rigenerare/energizzare gli alunni, con il pensiero sempre rivolto anche all’ individualità degli alunni alle difficoltà che possono emergere alle situazioni che creare e possono minare la sicurezza e l’autostima degli alunni stessi.
Un metodo interessante specie per i corsi di propedeutica alla danza.
E rispetto alla teoria musicale quali skills possono acquisire gli insegnanti?
I percorsi proposti sono fortemente radicati nella teoria musicale ed evidenziano sempre la nettissima prevalenza degli aspetti pratici/motori/esecutivi, una buona naturalezza nell’approccio al fare musica, presupposto imprescindibile per futuri apprendimenti più tecnici o teorici.
Si spiega così infatti la presenza di alcune attività musicali anche piuttosto articolate che forse sembrano un po’ da specialisti ma che sono spiegate passo dopo passo proprio come si spiega una ricetta di cucina. Proprio tra i miei intenti nello scrivere il libro ho voluto anche fornire elementi di operatività anche per quegli insegnanti che desiderano “affrontare” la musica con maggior perizia, consapevolezza e, soprattutto, sicurezza.
© Expression Dance Magazine - Giugno 2022