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Laccio: la bellezza è nella  connessione  tra i linguaggi

Laccio: la bellezza è nella connessione tra i linguaggi

 

Eclettico e poliedrico Emanuele Cristofoli, in arte Laccio, rappresenta un talento non convenzionale e rivoluzionario nel mondo della danza e non solo. Il quotidiano più importante della stampa “W” di New York lo ha definito “youthquake” (terremoto giovanile) e Vogue ha parlato di lui come il giovane talento “with the face of Botticelli angel and the spirit of Johnny Rotten”. 

Ballerino, coreografo e direttore artistico di progetti legati al cinema, alla musica, alla pubblicità e alla moda nella sua carriera non si è fatto mancare davvero nulla: tra le tante esperienze ha fatto ballare insieme Raffaella Carrà e Gianni Morandi all’Arena di Verona, ha lavorato con il rapper americano Coolio, con Virginia Raffaele e con Paolo Sorrentino nei film Loro 1 e 2. Ha anche intrapreso un percorso di ricerca coreografica legata a danzatori uomini dove sperimenta e crea con l’obiettivo di portare in scena un linguaggio nuovo ed esclusivo più vicino al mondo del teatro.

Abbiamo intervistato Laccio all’indomani della sua straordinaria esperienza all’Eurovision Song Contest 2022 che si è svolta a Torino la prima metà di maggio.

Cosa le è piaciuto dell’esperienza Eurovision?

Eurovision è stata sicuramente l’esperienza più “multiculturale” che abbia avuto fino ad ora! 

L’idea di comunicare a culture e paesi così diversi tra loro mi ha stimolato molto ed è stata la chiave che mi ha portato a coreografare la cerimonia di apertura, uno dei momenti più importanti di questa avventura. 

Poi sicuramente l’esperienza più bella è stata avere la possibilità di lavorare al fianco di artisti come Alessandro (Cattelan), Laura (Pausini) e Mika che mi hanno dato tanto e da cui ho imparato moltissimo.

Certo che parlare solo di danza con lei è davvero riduttivo… In che modo riesce a rendere così facile questo mix di arti che ha utilizzato anche per l’Eurovision Song Contest?

Negli ultimi anni ho lavorato sempre di più pensando alla connessione tra i linguaggi. Credo che oggi sia necessario mescolare le arti visive, la moda e la danza insieme: l’equilibrio tra queste arti è quello che funziona ed è ciò che trasforma il mio lavoro. Sembra facile ma in fondo non lo è!

In passato ho studiato Interior design e ho fatto esperienze nella moda e questo mi ha sicuramente aiutato a conoscere altri linguaggi e oggi mi permette di dialogare più facilmente con figure professionali come costumisti, scenografi e registi.

Mi hanno molto colpito le parole che si possono vedere nel suo spazio performativo e di ricerca: “Make art not war” una frase quanto mai attuale. Pensa che l’arte e la bellezza possano sconfiggere quello che non c’è di buono nella società? In che modo secondo lei?

In generale credo che l’uomo sia molto più sensibile alla bellezza di quanto crediamo. La bellezza per me è l’armonia che c’è tra le arti e quando c’è armonia tutti ne godiamo, consapevolmente o inconsapevolmente.

Non so quanto questo aiuti, ma credo che sia necessario per gli artisti continuare a produrre “bellezza” e che questa sia utile a provocare emozioni e riflessioni nelle persone. 

Nella mia sala prove ho scelto questa frase perché tutti possano ricordarne la forza una volta andati via.

Già dal suo sito capiamo che il suo è un universo che include più cose… In che mondo riempe “la terra” di Laccio? E cosa le interessa di più tra i suoi progetti coreografici, tv, cinema, teatro e moda?

Adoro lavorare cambiando in continuazione il tipo di obiettivo e il tipo di ambiente. Non c’è un settore che preferisco, ma se dovessi sceglierne uno sicuramente sceglierei il teatro.

Credo che il teatro sia il luogo che permetta più di tutti di sperimentare nuove forme di comunicazione e il teatro, avendo un contatto diretto con il pubblico, ti restituisce un’emozione autentica, diretta ed unica.

Perché ha pensato che fosse importante creare uno spazio formativo per i giovani, cosa mancava secondo lei nell’offerta formativa delle danze urbane?

Circa dodici anni fa insieme ai Modulo Project abbiamo deciso di dar vita alla Modulo Academy perché non esisteva ancora una accademia con percorso triennale specializzata nelle Danze Urbane. Per noi era anche necessario far capire alle altre accademie che anche questo stile potesse avere un percorso formativo interessante e di uguale dignità.

Per noi oggi è una fucina di talenti che spesso coinvolgiamo nei nostri progetti, non ultimi XFactor ed Eurovision dove i ragazzi hanno danzato al fianco di grandi artisti. 

Ha dichiarato che come insegnante doni il tuo talento ai giovani, in che modo si da a loro oltre che con l’insegnamento della tecnica?

Cerco di insegnargli la capacità di portare in scena le loro emozioni, portandoli a riflettere sul perché danzano e quale è il loro scopo. 

Spesso li coinvolgo nei miei progetti perché credo che fargli vivere delle esperienze o anche solo immergerli in una sala prove con professionisti sia il modo migliore per fargli vivere da vicino quello che sarà il loro futuro professionale.

 

A quanti anni ha iniziato a danzare e quando ha capito che la danza e l’arte in generale sarebbe potuta diventare il suo lavoro?

Ho iniziato molto tardi, all’età di 17 anni dopo aver visto i “Dacru” in scena, una compagnia di giovani danzatori diretta da Marisa Ragazzo ed Omid Ighani. 

Quando ho visto quello spettacolo più di vent’anni fa ho pensato: “questo è quello che voglio fare” e così ho cominciato a studiare con loro. Da lì una parte di noi ha preso la propria strada fondando quello che ancora oggi è il team Modulo Project.

A chi si sente di dire grazie per quello che fa oggi?

Alla mia famiglia per avermi appoggiato in questa avventura: non è facile a 18 anni dire ai tuoi genitori che vuoi lasciare tutto perché vuoi cominciare a danzare… Io l’ho fatto e loro mi hanno appoggiato da subito. 

Poi devo dire grazie ai miei compagni di avventura a partire da mia moglie e a tutti i Modulo Project.

Ai giovani lettori che vogliono tentare la strada del professionismo cosa si sente di consigliare dopo aver lavorato con i più grandi?

Consiglio di credere nel futuro e di crearsi le “occasioni” senza aspettare nella propria cameretta. E’ molto importante studiare per poi creare connessioni con il mondo professionale: bisogna cercare di condividere idee e progetti con le persone con le quali vogliamo lavorare. 

Nel mondo del lavoro c’è sempre di più il bisogno di forti personalità ed è su questo che bisogna costruire se stessi… partendo dall’originalità. 

Dopo la coreografia che ha presentato all’ultimo Festival di Sanremo come non chiederle com’è stato lavorare con Raffaella Carrà che ha lei stesso definito “un’icona del passato”?

Raffaella mi ha insegnato a credere in me stesso. 

Quando ho iniziato a coreografarla ed ho visto che lei mi ascoltava, ho capito che quello poteva diventare il mio lavoro e mi sono detto “se Raffaella mi segue, vuol dire che posso farlo”. E’ stata fonte di ispirazione per molti progetti e devo ammettere che mi ha insegnato tantissimo.

All’inizio non è stato facile confrontarsi con un’ “icona”, ma dietro tutto ciò c’era una donna umile, capace di essere sempre all’altezza di ogni cosa e di intuire cosa fosse giusto per il suo pubblico, senza mai deluderlo.

E come si è misurato con le coreografie originali di Sergio Japino che i più giovani, molto probabilmente, non conoscono neppure?

Sergio è un uomo di grande esperienza e di grandi intuizioni, mi ha dato da subito la possibilità di reinterpretare le sue coreografie, quindi sono riuscito a creare delle coreografie originali per Sanremo e questo ha reso per me ancora più speciale quel momento.

E’ stato un onore e per me sarà sempre un ricordo che custodirò nel mio cuore.

 

 


 

LABORATORIO LACCIO

Nell’ambito del Campus Dance Summer School 2022 organizzato a Ravenna da IDA, il 16 e il 17 luglio Laccio condurrà un laboratorio coreografico a numero chiuso e riservato a danzatori di livello intermedio-avanzato che sarà incentrato sul processo di ricerca coreografica e performativa. 

Il percorso si concluderà con la straordinaria opportunità, per tutti i partecipanti, di esibirsi nella splendida cornice del Teatro Rasi di Ravenna, domenica 17 luglio.

Clicca qui per maggiori informazioni >

 


 

 

© Expression Dance Magazine - Giugno 2022

 

 

 

 

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