Diventato famoso per la filosofia di benessere che promuove, lo yoga è ormai una disciplina universalmente riconosciuta e praticata a livello globale anche da molti atleti, che sempre più spesso parlano in pubblico dei suoi effetti positivi per il miglioramento delle loro prestazioni sportive e per affrontare le crescenti esigenze fisiche e psicologiche che ogni sport richiede. Anche molti danzatori utilizzano e seguono questa disciplina per ottenere la massima funzionalità sul proprio corpo perché sviluppa la respirazione, la stabilità posturale e aiuta a prevenire e a curare infortuni, oltre che a riequilibrare e a liberare dalle tensioni e dalle emozioni negative. Spesso infatti i danzatori professionisti “soffrono di perfezione” provando e riprovando in sala per mostrare al pubblico un risultato che è un perfetto mix tra anima e tecnica rischiando, tuttavia, di dimenticare il proprio equilibrio interiore. Per questo ed altri motivi sempre più di frequente i danzatori ad un certo punto del loro percorso lasciano la danza per praticare lo yoga.
Abbiamo voluto capire meglio questa tendenza parlando con due danzatrici che ora praticano lo yoga in maniera professionale. Nei loro racconti abbiamo scoperto differenze e similitudini ma un deciso punto di unione: la passione che le ha travolte per questa disciplina che aspira ad un maggiore allineamento ed equilibrio tra corpo, mente e spirito.
Charlotte Lazzari, ballerina professionista, inizia i suoi studi a Cannes, presso l’Ecole Supérieure de Danse di Rosella Hightower per poi diplomarsi presso l’Accademia di Ballo del teatro alla Scala di Milano. Nel suo percorso professionale ha lavorato presso la Compagnia dello Junior Balletto di Toscana, per poi trasferirsi in Germania e danzare presso lo Staats Oper di Hannover. Charlotte con il suo profilo Instagram seguito da 28 mila follower propone dirette video con esercizi e sessioni di yoga seguendo un suo personalissimo stile e ha deciso di lasciare il suo mestiere di danzatrice per dedicarsi esclusivamente allo yoga e al suo insegnamento.
Charlotte dove hai praticato per la prima volta yoga? E come ti sei approcciata inizialmente a questa disciplina?
Durante la mia permanenza ad Hannover, in Germania, il direttore della compagnia ci ha affiancato la pratica yoga come supporto per lasciare defluire le tensioni dal corpo impegnato durante le tante ore di studio e di lavoro in preparazione degli spettacoli. Qui per la prima volta ho potuto conoscere lo yoga, praticandolo come disciplina terapeutica e di sostegno alla danza, ma di quelle prime lezioni ho ricordi davvero poco piacevoli perché, mentre praticavo, sentivo aumentare le tensioni nel mio corpo che ha avuto una sorta di rigetto a livello fisico: è lì che ho capito che ero bloccata. E’ stata la curiosità che mi ha spinto a capire meglio le ragioni di questo blocco: ho compreso come la danza che da tanti benefici da una parte, dall’altra porta al rigore e al fatto di dover dimostrare sempre qualcosa, che sia davanti ad uno specchio o a un pubblico, così ho scoperto di danzare solo per gli altri e non solo per me stessa.
Per questo ho voluto capire meglio cosa mi stesse accadendo e mi sono chiesta perché fossi così a disagio: spesso con il controllo crei inconsciamente dei blocchi che ti fanno stare male. Ho voluto fortemente indagare su me stessa e ho cominciato così ad interessarmi allo stile yoga Odaka, pratica che proviene dalle arti marziali, che mi ha aiutato a risolvere queste mie problematiche riuscendo finalmente ad ampliare le vedute sul mio movimento corporeo. Cerco di portare questo stile yoga nel mio quotidiano perché lascia la libertà di esprimermi e riesce a lasciarmi andare liberamente: ho finalmente la consapevolezza di praticare non per rigore ma solo per me e così, non avendo uno spirito competitivo, anche la mia attitudine alla danza è cambiata.
Ora, oltre alla pratica, sto conducendo una battaglia per praticare questo stile yoga anche nelle scuole di danza e a mio avviso sarebbe importante proporlo anche a scuola, come in Germania, dove viene proposta la meditazione: lavorando su tanti aspetti psicofisici, credo che lo yoga sia un importante alleato a livello mentale.
In tal senso per gli insegnanti di danza che vogliono integrare lo yoga nelle loro lezioni cosa consigli?
Che insegnare yoga è una gioia e che è bene sperimentare più cose possibili nelle proprie classi e che l’integrazione di più cose rende l’insegnante e l’allievo più consapevoli.
Chiara Taviani giovane danzatrice contemporanea di origine genovese ora insegnante di danza e yoga, inizia con una formazione classica presso l’accademia Princesse Grace di Monaco specializzandosi nella formazione contemporanea “Coline” in Francia dove interpreta le creazioni di Emmanuel Gat, Georges Appaix, Lisi Estaras, Mathilde Monnier, Salia Sania e Seydou Boro. Dal 2010 collabora come interprete con il Balletto Civile di Michela Lucenti e nel 2011 fonda la compagnia C&C.
Chiara perché secondo te dal mondo della danza ci si avvicina sempre di più allo yoga e spesso la si lascia per questa disciplina?
Nel mio caso lo yoga è stato capace di riequilibrarmi quando ho sentito ad un certo punto della mia carriera di ballerina la necessità di riallinearmi. Accade spesso perché molti danzatori hanno dolori e questa può essere una buona conversione anche per chi, come me, dopo i 35 anni è alla ricerca di una vita più stabile. Nel mio caso lo yoga è stato infatti una necessità e il desiderio di praticare è arrivato pensando di non stare in scena ad oltranza: ho iniziato con un master posturale poi ho incontrato sulla mia strada un’insegnante di anatomia che mi ha fatto appassionare alla disciplina.
Secondo la tua esperienza, in che modo la pratica yogica può essere utile alla danza e viceversa?
La danza e lo yoga sono due cose separate ma parallele dove si può trovare il proprio equilibrio e per questo, a mio avviso, lo yoga, a differenza della danza, è una disciplina molto personale. Solitamente, anche inconsciamente, utilizzo nel riscaldamento degli elementi dello yoga e anche nelle coreografie ho privilegiato la staticità viva così com’è nello yoga affrontando quindi una dinamica diversa nella coreografia.
Attualmente insegni sia yoga che danza e sei una coreografa oltre che una danzatrice, come imposti le tue lezioni?
A seconda della professionalità dei danzatori che mi trovo davanti utilizzo lo yoga nel riscaldamento che preparo per chi interpreta le mie coreografie.
Lo yoga e il suo insegnamento rappresentano per me un percorso personale profondo e ho fatto mio il motto della formatrice con cui ho iniziato: “mi raccomando non fare lezione tu, l’obiettivo è guidare i tuoi allievi il più possibile”. Credo che insegnare yoga sia talmente personale che devo trasmettere, invece con la danza è molto diverso: mi devo emozionare per emozionare.
Credi che per tutti i danzatori sia utile praticare yoga?
Credo sia molto utile ma non credo sia utilissimo quando sei giovane: l’ho imparato a mie spese in accademia quando frequentai la lezione di yoga all’interno del mio percorso. Ero giovane e proprio non capivo perché dovessi praticare lo yoga; anzi andava contro la mia concentrazione fisica e mentale, per questo non so quanto serva ad un giovane danzatore che faccia un percorso simile a quello che ho intrapreso io. In accademia lo trovavo noioso e ostacolante al mio approccio alla coreografia, lì frequentavano “teste” pronte e smaniose per l’esplorazione tramite prove e coreografie e come approccio, a mio avviso, lo ritenevo molto più importante per un giovane come me. Lo consiglio invece vivamente ad un danzatore che ha già capito la propria strada professionale.