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Asia Urban Dance (Racconti di un "fenomeno" dal nostro viaggio a Est)

Asia Urban Dance (Racconti di un "fenomeno" dal nostro viaggio a Est)

 

La cultura Hip Hop espressa attraverso la musica e la danza è comunemente associata alle lotte di classe dei giovani afro e latino americani della New York di 40 anni fa. Un collegamento giustificato in quanto il movimento nasce e si radicalizza proprio in questo contesto, alimentato dalla necessità di denunciare e manifestare contro una condizione di emarginazione e, pertanto, di frustrazione sociale; ad oggi tuttavia tale corrente è diventata un vero e proprio mainstream, con gli americani asiatici che trovano in essa un posto di assoluto rilievo.

Qualcuno potrà obiettare che lo stile proposto dai ballerini di origini asiatiche non può definirsi correttamente Hip Hop, poiché questo è effettivamente da ricondursi alle sole comunità black e latine. Per questo motivo da ora in avanti parleremo di Urban Dance, ovvero di un genere (o meglio uno stile di vita) frutto della commistione di più espressioni di danza che si basa sull’interpretazione individuale della musica da parte del coreografo.

Nell’articolo che segue cercheremo di fare una panoramica generale del “fenomeno asiatico”, che per quanto esaustiva non pretende di essere completa, data proprio la sua vastità.    

La Danza Urbana, in quanto tale, riconosce tra gli altri il profilo transnazionale della comunità e come stile viene eseguito e sviluppato anche nei paesi asiatici. Un aspetto evidente soprattutto nelle tante collaborazioni tra crew di ballerini e scuole di ballo tra States e Asia, come nel caso del Soul Dance Center in Corea del Sud e i ballerini asiatici americani residenti a Los Angeles, o della filiale cinese dello studio di danza Kinjaz Dojo di Los Angeles di proprietà dei Kinjaz. 

Fondata nel 2010 dai ballerini americani di origini asiatiche Mike Song e Anthony Lee, i Kinjaz sono attualmente una crew di 36 membri tra quelle di maggior spicco sulla scena dell’Urban Dance. Un successo mondiale, ottenuto nel 2014 con l’arrivo nel gruppo dello storico leader dei Jabbawockeez, Ben Chung. 

Nello stesso anno il gruppo ha intrapreso la collaborazione con Sinostage, un marchio di danza urbana di grande tendenza e tra i più influenti di tutta la Cina, da sempre impegnato nella promozione di questo stile di vita. Il brand Sinostage è una sorta di marchio ombrello con al suo interno diverse unità di business; tra queste c’è la formazione con i quattro studi di danza aperti tra Cina e Stati Uniti, l’app di contenuti video KOLO, la linea di abbigliamento e merchandising e l’ARENA, marchio premium di Sinostage dedicato all’organizzazione di eventi live come l’Arena International Dance Competition. La mission di ARENA è creare una piattaforma che, attraverso la danza, colleghi le diverse culture di tutto il mondo.

Un altro aspetto importante, che rende bene l’idea della portata del “fenomeno asiatico” sulla scena internazionale dello Street Style, è dato dai Festival organizzati ogni anno. Tra questi il Summer Jam Dance Camp di Singapore, la più grande convention di danza urbana dell’Asia e del Pacifico, che dal 2005 riunisce ogni edizione oltre 13.000 ballerini da tutto il mondo per workshop tenuti da coreografi di primo piano. La manifestazione fa parte del circuito Jam Republic & Recognize Studios, una rete che si diffonde in Asia, Nord America, Oceania ed Europa per la promozione di questo tipo di eventi. Quest’anno, inoltre, il Summer Jam Dance Camp per la prima volta si è tenuto in concomitanza con il  weekend * SCAPE Radikal Forze Jam 2019, uno dei più grandi raduni di ballerini B-Boys e B-Girl di tutti gli stili del pianeta, che si tiene sempre a Singapore.

E anche quando l’evento non è geograficamente in Asia, l’Urban Style asiatico trova il modo di essere ugualmente protagonista.  È il caso della crew di breakdance giapponese Wasabeats, vincitrice lo scorso agosto del titolo di “Best Performance” per la categoria Asia Arts Award al Fringe Festival di Edimburgo. 

Un secondo esempio, ancora più significativo, è rappresentato dai Just Jerk, una crew di 13 Urban dancer originari della Corea del Sud nota per la sincronizzazione perfetta dei diversi membri (maschi e femmine). Divenuti famosi a livello globale con il video del 2016 Body Rock, che conta ad oggi 12,8 milioni di visualizzazioni su YouTube, i Just Jerk hanno raggiunto la grande popolarità negli States per aver partecipato nel 2017 alla 12° stagione di American’s Got Talent (dove sono arrivati fino ai quarti di finale). Il gruppo ha poi ottenuto la massima soddisfazione personale prendendo parte alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi Invernali di Pyeong Chang nel febbraio 2018. La crew si è formata nel 2011 a Seul, dove dallo scorso anno è stata aperta la prima Just Jerk Dance Academy. Dal 21 luglio al 15 agosto 2019 la Just Jerk Crew sarà presente all’Urban Dance Camp di Lörrach (Germania), la Summer School più famosa al mondo per tutti gli stili Urban, i cui rappresentanti sono stati diverse volte presenti in qualità di giudici all’Expression International Dance Competition di Firenze organizzato da IDA International Dance Association.

Tornando a parlare della scena asiatica non si può non citare il Giappone, tra i Paesi in cui lo Street Style sembra aver maggiormente preso piede: ovunque si vada, agli angoli delle strade o all’interno di centri commerciali, è possibile trovare hip-hopper che ballano e danno vita a contest improvvisati davanti a folle incantate. Non si tratta più di una semplice moda ma di un vero movimento che è entrato nel folklore locale, tanto da dedicargli interi programmi TV e riviste. Negli oltre 40 anni trascorsi da quando la Street Dance è stata introdotta nel Paese, il numero dei ballerini e degli studi di danza è salito alle stelle; oggi la Danza Urbana è persino prevista all’interno dei curricula scolastici come “danza ritmica contemporanea” ed è praticata nella quotidianità da molti giovani. Dall’inizio degli anni 2000, le coreografie e produzioni teatrali basate su passi di Street Dance hanno attirato sempre più l’attenzione e stanno diventando a pieno titolo un elemento fondamentale delle arti coreutiche nipponiche. Inoltre, dopo il successo del Giappone ai Giochi olimpici giovanili del 2018 a Buenos Aires (Argentina), dove per la prima volta sono stati vinte medaglie in contest di Break Dance (l’oro è andato a Ramu “Bgirl Ram” Kawai mentre il bronzo a Shigeyuki “Shigekix” Nakarai ), la scena sembra destinata a esplodere. Per rendersi conto del fermento che ruota intorno all’Urban Dance nel Paese del Sol Levante basta dare un’occhiata a siti come DanceDeets, dove vengono promosse decine di eventi ogni mese dedicati all’Urban Dance; senza considerare che la maggior parte degli appuntamenti sono pubblicizzati solo su forum privati o tramite volantini distribuiti a una stretta cerchia di conoscenze. 

Sicuramente un Festival che rende bene la portata di tale fenomeno nella terra dei manga, così come nell’intero Continente asiatico, è il Dance Dance Asia, una convention annuale organizzata dalla Japan Foundation Asia Center volta a incoraggiare l’interazione e la collaborazione creativa tra gruppi di danza e danzatori in Asia, con particolare attenzione all’Urban Dance.

Tra i tanti nomi della scena Urban nipponica c’è senza alcun dubbio il modello e il ballerino Sam, titolare di una serie di studi di danza, Soul and Motion, tra Tokyo, Osaka e Yao, aperti con l’intenzione di “fare della prossima generazione di ballerini dei veri e propri professionisti dell’Urban Dance”. 

Concludiamo parlando delle Filippine, altro Paese in cui la Street Dance ha attecchito particolarmente, sviluppandosi in maniera talvolta indipendente e dando vita a movimenti locali caratteristici dello strato subculturale delle periferie “Pinoy”. 

Nel 2017 Ricky Carranza, tra i pionieri dell’Hip Hop filippino, oggi cinquantatreenne, ha ricostruito l’intera storia dell’Urban Dance del Paese attraverso i racconti dei ballerini che ne hanno fatto parte dai suoi albori, agli inizi degli anni ottanta, raccolti nel documentario “Beyond the block”.  Un secondo importante nome da ricordare, per chi volesse approfondire la cultura Hip Hop filippina, è sicuramente Arnel Calvario, fondatore del Gruppo Kaba Modern e, ad oggi, tra i membri dei sopracitati Kinjaz e tra i principali promotori del fenomeno Hip Hop Pinoy.  “La danza può essere un veicolo potente e significativo per la crescita personale, intrapresa sia attraverso un percorso individuale sia in comunione con gli altri; è un’espressione creativa, un toccasana per la salute fisica e persino per la guarigione”, ha recentemente dichiarato l’urban dancer. 

Il nostro viaggio nel vastissimo mondo dell’Asia Urban Dance finisce qui. Per chi volesse approfondire ulteriormente il tema il consiglio è di tenere monitorati i festival, soprattutto quelli che si svolgono in Asia, che abbiamo citato nell’articolo, oppure, uno su tutti, l’Hip Hop International, il più grande contest al mondo di Urban Dance che si svolge in oltre 50 paesi. Interessante, inoltre, per chi volesse avere una panoramica completa e attuale sui diversi trend e avanguardie della scena internazionale, compreso lo scenario asiatico, l’Hip Hop Film Festival di New York, che ogni anno ospita decine di pellicole da tutto il mondo. Al contrario il web non sempre è utile in questi casi; lo sono invece social quali Instagram, dove è possibile scovare le nuove crew attraverso i giusti hashtag, o piattaforme come YouTube.

 

 

© Expression Dance Magazine - Giugno 2019

 

 

 

 

 

 

 

 

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