Nel micro universo danza esistono una miriade di concorsi, rassegne coreografiche e talent per giovani danzatori, come scegliere e perché? Prima di tutto distinguiamo queste tre categorie di eventi.
Come il termine “concorso” si dovrebbe definire una “gara” nella quale si esibiscono danzatori suddivisi per stile, età e numero di partecipanti con l’obiettivo di dimostrare ai giudici le proprie doti e nel complesso una coreografia costruita con canoni tecnici apprezzabili. La giuria dovrebbe essere imparziale, composta da professionisti riconosciuti come eccellenze nel mondo della danza e che rappresentino tutti gli stili in concorso. Il regolamento dovrebbe racchiudere indicazioni che garantiscano la trasparenza e la serietà del concorso, come ad esempio il fatto che alla giuria non vengano comunicati ne il nome della scuola di provenienza, ne il nome del coreografo in modo da non essere influenzati da eventuali conoscenze. I premi in palio vanno da borse di studio, abbigliamento per la danza e denaro.
Le “rassegne coreografiche” invece dovrebbero essere NON COMPETITIVE ma avere lo scopo di dare l’opportunità a giovani danzatori e a giovani coreografi di portare i propri lavori su un palco neutro ( che non sia quello del saggio di fine anno) di fronte a maestri e coreografi esperti che hanno la facoltà o meno di dare borse di studio o opportunità di lavoro. Al centro però non ci dovrebbe essere la performance del singolo danzatore ma la composizione coreografica nel suo insieme.
Infine ci sono i “talent” che negli ultimi anni hanno spopolato, anche grazie al gusto del pubblico che è sempre più rivolto verso performance molto tecniche e acrobatiche. Detto ciò, lo scopo di questi eventi dovrebbe essere quello di “scovare” nuovi talenti e più sono giovani meglio è! Non sono quasi mai organizzati in teatri, hanno in giuria personaggi più o meno famosi e non necessariamente legati alla danza, spesso prevedono tutti i tipi di talenti e non solo la danza e hanno premi di vario tipo.
Ora che abbiamo chiarito quelle che dovrebbero essere le differenze vorrei fare una breve riflessione del perché partecipare a queste manifestazioni con i propri allievi.
Chi come me appartiene all’epoca dei dinosauri sa molto bene che il fenomeno “concorsi” o comunque “agonismo” nella danza e’ relativamente recente, la tradizione prevedeva la classica alternanza esami e saggio e solo i veri talenti che dimostravano capacità superiori alla media venivano portati nei pochissimi concorsi esistenti.
Lo scopo allora era davvero quello di dare loro, attraverso corpose borse di studio, la possibilità di andare a studiare all’estero o entrare in compagnie con contratti di lavoro.
La realtà di oggi invece appare ben differente, esistono alcuni concorsi e rassegne organizzate da enti di nota fama e serietà che rispondono alle caratteristiche di cui sopra e poi un mare di piccole realtà portare avanti da qualsivoglia a.s.d. per rispondere alle regole dettate dal CONI che prevedono l’obbligo di fare gare o eventi sportivi! La domanda però sorge spontanea, il no profit dove sta? Questi eventi fruttano non pochi soldi alle associazioni sportive che li organizzano utilizzando spesso strutture fatiscenti e non idonee, con impianto stereo di bassissima qualità e giudici di dubbia etica professionale. Già, il meccanismo di scelta dei giudici e’ l’aspetto più triste, spesso in questi concorsi, l’asd che organizza partecipa con i propri allievi alla competizione, inoltre sceglie come giudici personaggi che hanno collaborazioni abituali in modo che siano incentivati ad agevolare gli allievi di quella scuola. E’ quindi evidente che organizzare eventi seri che rispettino etica e gusto non è cosa semplice e andrebbe lasciato fare a chi lo fa da sempre, tuttavia come già detto ogni anno spuntano nuovi eventi come funghetti e margherite...
Si ritorna quindi alla domanda iniziale: perché portare gli allievi e come scegliere?
Il secondo quesito è in realtà molto semplice: scegliere eventi organizzati da enti conosciuti e seri. Investire soldi ed energie per un’esperienza che sia formativa altrimenti si rischia di creare solo frustrazioni negli allieve e avremo un effetto controproducente.
Per quanto riguarda il “perché” non ho una risposta valida per tutti. Come in ogni cosa ci sono pro e contro, partecipare può essere un incentivo ad impegnarsi di più, può insegnare ad abituarsi al confronto, aiuta ad esibirsi su palchi diversi di fronte ad un pubblico vero; d’altro canto c’è l’aspetto competitivo che non è necessariamente positivo e può essere un’arma a doppio taglio arrivando anche a indurre gli allievi ad abbandonare la danza se non ripagati da vittorie.
Concludendo qualsiasi esperienza si proponga ai nostri allievi deve avere lo scopo di arricchire il loro bagaglio culturale, tecnico ed emotivo non alimentare l’autostima del maestro né servire da pubblicità per la scuola di provenienza. Un maestro e una scuola che si rispetti deve avere come obiettivo crescere ed educare allievi con rispetto e coscienza, altrimenti sarebbe meglio fare altro nella vita perché il rischio è quello di distruggere opportunità preziose per giovani pieni di aspettative.