Una vita da favola, da Treviso a New York, dove è diventata principal dancer della Peridance Contemporary Dance Company e protagonista di spot per famosi marchi.
Per la giovane ballerina Greta Zuccarello, la vita è cambiata grazie al cosiddetto 'sogno americano' che è diventato realtà. Dopo aver scoperto la passione per la danza nella sua Treviso, non ancora maggiorenne viene notata da talent scout americani ed è proprio oltreoceano che inizia la sua carriera professionale, fino a diventare principal dancer della Peridance Contemporay Dance Company, costellata anche di sorprendenti incursioni nel mondo della moda. Victoria's Secret l’ha scelta nel 2016 tra più di 500 candidate – e come unica ballerina – per girare i video della linea sportiva “Pink”. Un'opportunità dietro l'altra… Di lì a poco è diventata anche la protagonista degli spot per le Pryma, cuffie della Sonus Faber, azienda italiana che opera nel settore audio di lusso, del gruppo vicentino Fine Sounds, che possiede anche lo storico marchio di amplificatori McIntosh, prodotti a New York. Ecco, come la giovane ventenne sta vivendo questo momento di gloria nella Grande Mela.
Come e quando nasce la tua passione per la danza?
«Dal primo giorno in cui ho messo piede nella scuola di danza della mia città, Treviso. Sin da bambina mi è sempre piaciuto muovermi, così ho iniziato con la ginnastica a livello agonistico dai 5 ai 10 anni. Però, quando mi sono avvicinata alla danza, non ho più smesso. Partecipando ai concorsi, ho vinto una borsa di studio per uno stage estivo all'Opus Ballet di Firenze dove sono poi rimasta dai 14 ai 17 anni per completare la mia formazione di classico e contemporaneo. Durante l'ultimo anno, nel 2014, sono stata notata da Patrick Armand dalla San Francisco Ballet School che mi ha preso per la Summer Intensive. Nello stesso anno ho passato l'audizione per la Peridance Capezio Center e di seguito ho avuto la fortuna di essere presa in compagnia. E ora, a 21 anni, sono alla mia terza stagione con Pcdc – Peridance Contemporary Dance Company, come principal dancer».
Hai sempre avuto la passione per gli Stati Uniti?
«Sì, mi affascinavano molto. Ho sempre avuto tanta voglia di fare nuove esperienze, di conoscere persone provenienti da tutto il mondo e di imparare bene l'inglese. Diversamente dall'Italia, qui la danza 'funziona' ed è considerata un lavoro. Ci sono molte più opportunità e certamente il bagaglio di esperienze e di emozioni che sto provando, vivendo a New York, me le porterò nel cuore per tutta la vita. Che peccato non avere le stesse possibilità nel nostro Bel Paese così ricco di arte e cultura, che potrebbe essere la casa perfetta per la danza».
Come ti trovi alla Peridance Contemporary Dance Company?
«Molto bene, perché mi sta facendo crescere molto. I ballerini della compagnia sono la mia famiglia newyorchese. Ovviamente, come in tutti i gruppi di amici stretti, si litiga e ci si confronta ma sempre con rispetto. Cerchiamo di supportarci a vicenda e di lasciare i problemi di ogni giorno fuori dalle sale di danza. Trovo molto interessante poi il bel rapporto di scambio e apertura tra ballerini e coreografi, che è indispensabile per lavorare al meglio. Da quando sono entrata in compagnia, ho preso parte a tutti gli spettacoli della compagnia, fra cui il famoso 'Season' tra le mura del Salvatore Capezio Theater. L'ultimo è stato pochi giorni fa a Houston, in Texas. Ora siamo di nuovo a New York per la nostra Spring Session. In questi anni, abbiamo ballato in giro per gli States, ma anche in Israele, Corea e nella mia amata Italia».
Com'è New York vista con gli occhi di un'italiana?
«Una città fantastica con dei ritmi difficili, che apre la mente, perché si conoscono ogni giorno persone provenienti da tutte le parti del mondo, con culture diverse. Ognuno va per la sua strada, libero di fare ciò che vuole e di inseguire i propri sogni. I ballerini italiani sono molto apprezzati, grazie anche alle maggiori opportunità. Negli States ci sono non solo grandi compagnie, ma anche tanti 'project' soprattutto nella danza contemporanea, ossia gruppi di ballerini che si riuniscono per un certo spettacolo, lavorando insieme anche solo per qualche mese».
Un’altra sorpresa è arrivata dal casting per Victoria’s Secret dove sei stata scelta come testimonial per la linea sportiva. Come sei riuscita a farti notare? Che tipo di esperienza è stata?
«Tramite uno dei miei direttori della compagnia, ho ricevuto la chiamata per un casting per VS Pink Active. Mi sono presentata e dopo qualche giorno, mi hanno chiamato dicendomi di essere stata scelta . Non me l'aspettavo proprio! Così ho fatto il primo shooting per VS Pink Active al Brooklyn College e, qualche mese dopo, sono stata scelta anche per lo spot VS Pink Spring Break girato alle Bahamas. Trasformarmi in ballerina-modella mi ha molto emozionato. Come sintetizzerei il tutto? Coreografie e natura con addosso i capi sportivi del brand che amo di più in assoluto!».
Sei anche stata scelta come ballerina nel video promozionale delle Headphones di Pryma Sonus Faber…
«Sì, un'altra opportunità lavorativa incredibile. In quell'occasione mi sono divertita tanto, perché conoscevo il team di persone con cui lavoravo e la location in cui abbiamo girato il video [WOM Townhouse della McIntosh, ndr], è una delle più belle di New York a mio avviso. Ho colto al volo le opportunità capitate grazie alla mia professione, e mi sono trovata a mio agio nel fare photoshoot, però ballare resta la mia priorità assoluta. Almeno per il momento, poi chissà cosa mi riserverà il futuro...».
Qual è il tuo sogno? Diventare principal dancer in altre compagnie newyorchesi o ti piacerebbe rientrare in Italia?
«Vorrei girare più teatri possibili e avere una brillante carriera. Nelle compagnie contemporanee non esiste un ruolo da 'principal dancer' come in quelle di danza classica. Ovviamente, ci sono ballerini che in compagnia ballano di più, ma siamo tutti allo stesso livello. Per ora sto bene alla Peridance Contemporary Dance Company, cercando di programmare il mio futuro nel modo migliore. Non ho una destinazione privilegiata, mi piacerebbe tanto viaggiare e fare esperienze diverse. Se mi si presentasse una buona opportunità in Italia, le porte sono sempre aperte… è sempre casa mia...».
Quali sono le difficoltà maggiori del lavoro di ballerino professionista? Cosa consiglieresti ai tanti giovani come te con gli stessi obiettivi?
«Fare il ballerino è molto faticoso in molti ambiti. Fisicamente è dura e anche mentalmente. Si è costantemente sotto sforzo, come se ogni volta si dovesse affrontare una sfida, soprattutto quando si ballano pezzi di diversi stili uno dietro l'altro. Bisogna avere uno stile di vita molto equilibrato, dormire bene e alimentarsi bene. Prendersi cura del proprio corpo è un 'must', perché ballare professionalmente non è per niente semplice. Spesso si lavora mesi e mesi senza giorni di riposo e sono ritmi difficili da mantenere. Un consiglio che posso dare ai giovani danzatori è di credere nei proprio sogni, lavorare duro e seguire quello che dice il cuore. Arrivare al top è dura, molto dura: bisogna esserci con la testa, altrimenti non si arriva da nessuna parte!».
Qual è la tua giornata tipo? Cosa ami fare oltre alla danza?
«Mi sveglio la mattina alle 8.30, faccio colazione e porto fuori il mio cagnolino. Alle 10 inizio a ballare: lezione di danza classica fino alle 11.30 e poi dalle 11.30 alle 18 -19 si svolgono le prove senza pause. Si torna a casa alla sera stanchi e doloranti ma tanto soddisfatti e felici di chiamare 'lavoro' ciò che si ama tanto fare. Questa è la mia settimana tipo dal lunedì al venerdì. Il sabato invece dipende dai periodi, se abbiamo spettacolo o meno, però in genere le ore di prova sono di meno. La domenica si fa festa se non dobbiamo partire per qualche tour o non abbiamo prove extra per l'avvicinarsi di date di spettacoli importanti. Nel poco tempo libero, mi piace uscire con amici e godermi New York».
In ultimo, cosa rappresenta la danza per te?
«È espressione di vita. Ognuno ha il proprio modo di esprimersi, chi con parole e chi attraverso il movimento. L'emozione che si prova sopra un palcoscenico in teatro, è certamente indescrivibile!».
© Expression Dance Magazine - Maggio 2018