Il giro del mondo di Luca Giaccio è cominciato molto presto, con tappe e personaggi incredibili a cornice di un sogno diventato presto realtà. Scriviamo di un ballerino napoletano, diplomato alla Scuola di Ballo del Teatro di San Carlo, ma con il destino segnato a braccetto con i grandi della danza. Basterebbe citare Anna Razzi, Carla Fracci, Alicia Alonso, e Yuri Grigorovich su tutti! Ma proviamo ad andare con ordine, anche perché sarà lo stesso loquacissimo Luca a raccontare l'andirivieni al di qua ed al di là dell'Atlantico con una valigia sempre piena di sogni e progetti.
Cominciamo da Anna Razzi, Alberto Testa e Carla Fracci: sono loro i tuoi primi tre punti di riferimento?
«La Fracci è stata la mia prima direttrice, la prima che ha creduto in me da professionista al Teatro dell'Opera di Roma, poco dopo essere stato lanciato dalla Razzi al Teatro di San Carlo e da Alberto Testa con il Premio Positano. E poi ho potuto ballare con la Fracci stessa un pas de deux inedito di Tony Candeloro in “Artemisia Gentileschi” realizzando un immenso desiderio che coltivavo sin da bambino».
E dopo il debutto italiano, ecco il primo biglietto aereo al di là delle Alpi. Com'è andata?
«Sono stato in rapida successione nelle compagini spagnole di Angel Corella e Victor Ullate, vivendo da giovane protagonista esperienze artistiche e umane davvero entusiasmanti. Ho arricchito il mio bagaglio facendomi apprezzare molto dal critico di “El Pais” Roger Salas e con il successivo viaggio verso L'Avana, forse il viaggio più incredibile che potessi fare!».
A L'Avana l'incontro con Alicia Alonso ha schiuso definitivamente le porte del successo internazionale di Luca Giaccio, un ex allievo entrato nel tempio della danza cubana dalla porta principale, al fianco dell'immensa Alicia Alonso. Sua nuova stella in una carriera in crescendo di onorificenze, successi e interpretazioni. Su tutte quella della “Morte di Narciso”. Per poi restare nella compagnia del Ballet Nacional interpretando finanche Sigfried e Albrecht, vessilli della tradizione isolana.
Quali ricordi porti ancora con te dell'esperienza di Cuba?
«Sono stati mesi bellissimi, con esperienze in scena e per le strade irripetibili perché lì la gente vive davvero per la danza e il balletto. C’è grande rispetto e cultura di danza, infatti tutto il popolo conosce la carriera di ogni danzatore della compagnia. Ed è bellissimo che ancora oggi la figlia di Alicia Alonso, Laura, mi inviti a ballare con loro. È un ricordo che porterò sempre con me».
Con il suo ritorno in Europa, ovvero con i piedi per terra, Luca ha potuto apportare altra linfa preziosa alla sua personale valigia, lavorando con Renato Zanella, Yuri Grigorovich e Mikhail Messerer saltando a piè pari tra Verona, Monaco di Baviera e San Pietroburgo. Con la magica tappa di Lussemburgo.
Non hai mai voluto metter su casa per più di qualche anno?
«Pare proprio di no, infatti anche ora mi divido tra Germania e Italia con le due compagnie dell'Opera di Monaco di Baviera, diretta da Igor Zelensky, e del BalletXtreme Zurigo diretto da Myrna Kamara. E Igor Grigorovich mi ha scelto per il suo “Spartacus” proprio a Monaco, interpretando uno dei balletti più interessanti che io abbia danzato negli ultimi anni. La coreografia è molto impegnativa e questo aspetto mi diverte ancor più. L’incontro con il maestro Grigorovich è risultato fonte di ispirazione e bellezza e, per fortuna, lui si è dichiarato soddisfatto di me».
E peregrinando, lo statuario Luca si è ormai accinto a scrutare il proprio futuro al di qua delle Alpi, magari coltivando la sua ultima passione balanchiniana e strizzando più d'una volta l'occhio al futuro dietro le quinte.
Come ti immagini il tuo futuro?
«Ho sempre saputo, fin da quando ero piccolo, che avrei danzato nei più grandi teatri del mondo e che avrei fatto il coreografo. Le mie prime muse sono state le bellissime cugine che praticavano ginnastica artistica nella palestra di mia madre Maria. Oggi sono freelance e do lezioni di postura e sbarra a ginnaste professioniste, tra cui la campionessa italo-brasiliana di ginnastica aerobica Luiza Conte. Adoro così tanto lavorare con i bambini che due anni fa mi hanno chiesto di essere il coreografo per il programma televisivo “Prodigi. La musica è vita” andato in onda su Rai Uno in collaborazione con l’Unicef. Tuttavia porto nel mio cuore gli spettacoli con Svetlana Zakharova in Lussemburgo dove Myrna Kamara mi ha chiesto di accompagnarla. Tre mesi prima degli spettacoli in Lussemburgo abbiamo lavorato intensamente con Nanette Glushak, responsabile del “The George Balanchine Trust", e con lei ho avuto la fortuna di interpretare due titoli storici quali "Who Cares" e "Agon", lanciandomi definitivamente nel repertorio di Balanchine e di tutto il mondo neoclassico ancora da scoprire».
© Expression Dance Magazine - Maggio 2018