La doppia nomina a primi ballerini del Teatro dell’Opera di Roma per il loro carisma e la loro capacità di essere artisti, interpretando con vigore e luminosità ogni ruolo.
Alessio Rezza e Susanna Salvi vivono per la danza e sono per così dire ‘colleghi’ all’interno del corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma, diretto da Eleonora Abbagnato. Un giorno resterà per sempre ben impresso nella memoria di entrambi, il 6 gennaio 2018, quando sono stati nominati primi ballerini. «Due talenti – afferma il Sovrintendente Carlo Fuentes – che hanno sempre dimostrato, oggi ancor di più, il loro carisma e la loro capacità di essere artisti, interpretando con vigore e luminosità ogni ruolo che viene loro affidato. Il virtuosismo e la grande personalità li distingue e li caratterizza, rendendoli meritevoli di questo titolo». Susanna Salvi, nata a Rieti, si è diplomata alla scuola di danza del Teatro dell’Opera di Roma ed è entrata in compagnia nel 2008. Dopo aver fatto esperienza al Tulsa Ballet e alla compagnia del Maggio Musicale Fiorentino, nel 2013 è ritornata all’Opera di Roma. Alessio Rezza, nato a Modugno in provincia di Bari, si è diplomato alla scuola di ballo del Teatro alla Scala di Milano. Nel 2009 è entrato a far parte del corpo di ballo dell’Opéra di Parigi, mentre nell’anno successivo si è unito al corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma.
Che emozioni avete provato quando siete stati entrambi nominati primi ballerini, al termine della recita de 'Lo Schiaccianoci' di Giuliano Peparini?
Alessio «È stato davvero inaspettato, ci ho messo un po’ a capire quello che stava succedendo ed è stata una gioia immensa sentire intorno a me un affetto così grande».
Susanna «Solamente quando ho sentito il mio nome, ho creduto a ciò che stava accadendo. Ho provato un numero indefinito di emozioni, una felicità immensa e pura e un grande senso di leggerezza: era tanto tempo che lavoravo sodo per arrivare a quel momento!».
Come nasce la tua passione per la danza?
Alessio «Probabilmente nel mio primo periodo alla scuola di ballo del Teatro alla Scala a 15 anni, quando ero alla totale scoperta della danza e tutta la mia vita le ruotava attorno. Più la scoprivo, più me ne innamoravo. Tuttora scopro e ho la fortuna di danzare vari stili e, dunque, la mia passione è in continua evoluzione».
Susanna «Non so bene come spiegare qualcosa che non dipende veramente da me: credo che sia un dono innato».
Il momento in cui hai capito che con la danza potevi fare sul 'serio', ossia avere un futuro professionale?
Alessio «Quando mi stavo avvicinando al traguardo del diploma alla scuola del Teatro alla Scala e ho pensato che quel titolo mi avrebbe aiutato a trovare lavoro in un ente lirico. In quel momento iniziava a realizzarsi il mio grande sogno».
Susanna «Sono stata molto incoraggiata fin da subito dalle mie prime insegnanti, Marella Vesseri e Laura Martorana, e in seguito dalla mia famiglia che mi ha aiutata instancabilmente. La vera scelta di continuare su questa strada però l’ho compiuta da 'grande', avevo 21 anni, quando dopo un periodo difficile ho ricominciato a danzare».
Il maestro che non puoi dimenticare…
Alessio «Leonid Nikonov. Il mio principale formatore alla scuola della Scala. E stato come un padre per tutti noi allievi e ce ne ricordiamo così tuttora. Sapiente, generoso, calmo. Il ‘Maestro’. Devo molto a lui».
Susanna «Tanti: vorrei parlare di ognuno di loro… Ma se mi si chiede chi non potrei dimenticare, allora dico Ofelia Gonzalez. Già prima ballerina del Ballet Nacional di Cuba, è stata la mia insegnante durante gli ultimi cinque anni della scuola di danza: ancora oggi, quando ci vediamo, ci abbracciamo forte e rimaniamo strette per minuti interi!».
La danza per te è…
Alessio «È l'arte che, attraverso il movimento creativo, suscita emozioni. La danza è amore, passione, bellezza, sfogo, adrenalina... Senza emozione la danza è solo movimento e non sarebbe più arte. La danza è un'arte immortale, la mia arte preferita».
Susanna «Un privilegio: un’arte meravigliosa che permette di portare sulla scena la propria persona e che soprattutto fa emozionare la gente».
Il ruolo che più ti ha emozionato danzare e il ruolo che invece vorresti danzare un giorno?
Alessio «Frédéri ne “L'Arlésienne”. Un ruolo di grande intensità espressiva e potenza fisica in cui bisogna dare tutto se stesso e allo stesso tempo lasciarsi andare su quella meravigliosa musica. Un ruolo difficile in cui però è impossibile non lasciarsi trascinare dalla storia che si sta raccontando. Sogno di poter danzare presto Romeo, ne sono sempre stato affascinato perché è uno dei personaggi più completi e in grado di far vivere tante emozioni diverse».
Susanna «Ogni ruolo è diverso e diverse sono le emozioni che si generano. Poi, se si intende per emozione una paura tremenda, beh allora sicuramente “Il lago dei cigni”. Una sfida enorme, ma che meraviglia! Guardando al futuro, non vedo l'ora di interpretare Manon».
Qual è il tuo stile? Come pensi di riuscire a 'catturare' il pubblico?
Alessio «Cerco di essere sempre il più semplice possibile. Qualsiasi interpretazione renda mia voglio che sia chiara e leggibile. Cerco di immedesimarmi il più possibile e, più ci riesco, più mi emoziono. E se mi emoziono probabilmente susciterò qualcosa in chi guarda».
Susanna «Non amo molto definirmi in uno stile: penso che esso sia qualcosa in continua evoluzione che non può e non deve essere chiuso da confini. D’altronde non esistono due balletti uguali e non possono di certo essere interpretati allo stesso modo. Quello che solitamente colpisce di me è la mia forte personalità: sul palcoscenico non si può nascondere niente!».
Manie e o piccole fissazioni prima di andare in scena?
Alessio «Niente di particolare».
Susanna «Non sono superstiziosa… Mi piacerebbe avere qualche ora di tranquillità e silenzio, ma solitamente non è possibile».
Cosa ti ha dato la danza? Cosa invece ti ha tolto?
Alessio «Mi ha tolto principalmente tempo prezioso da passare con la mia famiglia. Mi sono trasferito per la danza a soli 14 anni e non ho vissuto la mia adolescenza con i miei cari, così come loro non hanno potuto vivermi appieno. Ad oggi, però, l'impagabile fortuna che ho nel fare ciò che amo – ogni giorno e a questi livelli – lo devo a loro».
Susanna «La danza mi consente di essere quella che sono oggi perché, attraverso quest’arte, ho potuto conoscermi nella mia profonda verità. Mi ha tolto davvero molto poco rispetto a ciò che mi ha dato. L'unica rinuncia sofferta è stata il non poter vivere la mia famiglia come una bambina e poi come una ragazza normale».
Se guardi avanti, ai prossimi cinque anni, ti immagini…
Alessio «Non saprei. È una domanda che non mi pongo più. La vita mi ha sempre riservato sorprese e un futuro inaspettato quindi la prendo come viene».
Susanna «Sbaglio sempre quando mi proietto nel futuro, per cui mi limito a lavorare al massimo per superare sempre me stessa».
Il ballerino/a che apprezzi di più? Quello con cui vorresti un giorno danzare in coppia?
Alessio «Mikhail Baryshnikov. Era il mio idolo da bambino e lo è ancora adesso. Non ho ancora visto nessuno danzare con la facilità con cui danzava lui. Un artista unico, un mito. Non c'è una ballerina in particolare con cui vorrei danzare un giorno. Qualsiasi ballerina che viva il momento e si lasci coinvolgere mentre danziamo va benissimo. E non serve cercare chissà dove».
Susanna «Adoro Sylvie Guillem e Alessandra Ferri. Negli ultimi anni seguo molto Marianela Nuñez. Mi piace tantissimo danzare in coppia, non è importante con chi».
Tre consigli ai giovani che aspirano al professionismo nella danza?
Alessio «Direi che se siete fortunati e avete grinta e pazienza e amate davvero la danza allora potete lavorare sodo per arrivare al professionismo. Quindi dico: lavorate sodo e fate il vostro massimo per essere al meglio di voi stessi anno dopo anno e siate pazienti, sarete soddisfatti di voi e magari arriverete al professionismo».
Susanna «Prima di tutto ci deve essere una forte spinta interiore, poi ci vuole molto impegno e dedizione. E nessuna aspettativa».
Cosa c'è oltre la danza, nella tua vita?
Alessio «La musica in primis, quasi di ogni genere. Rock, blues e pop degli anni Sessanta e Ottanta soprattutto. Mi affascina la psicologia, mi piacciono il cinema e la cucina».
Susanna «Per ora la danza è ancora al centro della mia vita. Al di là di questo, ho un fidanzato con cui passo parecchio tempo e tanti amici, oramai sparsi in giro per il mondo! Ho poi altre passioni alle quali mi dedico per rilassarmi nel tempo libero, mi piace tanto leggere, camminare, fare bricolage».
Meglio la danza in Italia o in altri Paesi (in tal caso, dove?) e perché?
Alessio «Dipende. Altri Paesi investono molto sul balletto mentre in Italia no. A me piace la danza in Italia e la preferisco perché credo che metta al primo posto l'emozione che si trasmette danzando. Per quanto la tecnica sia importante, penso però che da sola è solo tecnica e nient'altro. E poi l'italiano ha nel sangue un'artisticità inimitabile da sempre, sarà forse quel calore mediterraneo che ci rende unici e che ci fa andare avanti. Se si guarda alle stelle italiane che hanno fatto la storia, sono state tutte di grandi capacità espressive e hanno fatto di questa dote un simbolo della danza italiana portandola in tutto il mondo».
Susanna «Ho avuto a 19 anni un'esperienza fuori dall’Italia, negli Stati Uniti. Ho lavorato in un ambiente che funzionava bene, ma molto rigido. Non mi sento di dire che fuori sia meglio o viceversa, ma penso che fare l'esperienza di lasciare il proprio ambiente per cercare di inserirsi in un altro con tutte le difficoltà che comporta, compreso ad esempio dover imparare una nuova lingua, sia di per sé giusto. Gli artisti sono storicamente viaggiatori, hanno bisogno di stimoli e cambiamenti per evolvere il proprio genio, per aprire gli occhi sui propri limiti scontrandosi con realtà diverse. Però una cosa devo dirla: i teatri italiani sono i più belli!».
© Expression Dance Magazine - Maggio 2018